martedì 17 novembre 2009

“Il Secolo d’Italia truffa 09”
di Carlo Gambescia e Nicola Vacca
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Non ci stanchiamo mai di rivedere quel film dove Totò cerca di vendere Fontana di Trevi a un americano: “Totòtruffa 62”.
Ogni volta ci sbellichiamo dalle risate. E la stessa cosa ci capita appena sfogliamo le pagine culturali(?) del “Secolo d’Italia”. Dove si cerca di vendere quella gigantesca fontana Di Trevi, che fu la “tentazione fascista” ( riveduta e corretta a uso e consumo dei fans dei Manga ), ma non si capisce bene a chi: se a un lettore di destra, praticamente inesistente, oppure a una sinistra, soprattutto intellettuale, che sembra starci, solo perché Fini ora fa comodo contro Berlusconi.
Il problema, sia chiaro, almeno per chi scrive, non è quello di rivendicare presunte purezze ideologiche, ci mancherebbe altro. Ma quello di smascherare “Il Secolo d’Italia truffa 09”…
In primo luogo, ripetiamo, perché l’ex giornale di An scrive di autori mai letti, come nel caso di Žižek. E dunque si procede a orecchio. Il che è una vergogna.
In secondo luogo, la convergenza occasionale con Asor Rosa è puramente politichese e in chiave antiberlusconiana. Quella sulla carta (dal momento che si tratta di una recensione) con Tronti, non esiste proprio. Che rilevanza da nuove o vecchie sintesi (faccia il lettore), può avere un accordo puramente di superficie sulla critica all’antipolitica? Oppure sull’importanza del pensiero conservatore novecentesco? Mah...
Ad Asor Rosa e Tronti si dovrebbe invece chiedere sul tamburo un giudizio sull’occupazione delle fabbriche nel 1920, sull’impresa etiopica, sulla dichiarazione mussoliniana di guerra, sulla Repubblica Sociale. E (perché no?) anche sui fatti di Genova nel 1960.
Oppure se vogliamo andare sul colto: sul populismo nella letteratura italiana, su Pasolini, sulla centralità della classe operaia e sul conflitto di classe come fattore di trasformazione sociale…
E allora ne vedremmo delle belle, altro che la gigantesca Fontana di Trevi della "tentazione fascista"…
Per il resto si tratta solo di balle pseudo-culturali al servizio di un’operazione politica precisa: far cadere Berlusconi.

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Carlo Gambescia e Nicola Vacca

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