Ancora su Veneziani
“Nuova
destra” di ieri e “destra nuova” di oggi
.
Due osservazioni, la prima breve, la seconda più lunga.
Sono mancati, anche in privato, alcuni commenti che mi aspettavo. La paura fa
novanta. Guai a inimicarsi i possibili Nuovi Padroni. Complimenti, amici della
destra, coraggiosi come sempre.
Alcuni lettori mi hanno chiesto quale può essere il nesso tra la “nuova destra”
di Tarchi e la “destra nuova” di Fare Futuro”, capitanata da Campi.
Non c’è alcun nesso.
La “nuova destra” si è mossa fin dall’inizio all’interno di un percorso
antisistemico, ovviamente non nel senso di mettere la bombe. Scelta che ha
comportato, in termini di crescita culturale e democratica, un passaggio dal
fascismo ammodernato - ma ancora fascismo - degli anni Settanta alle “nuove
sintesi”, pienamente democratiche, degli anni Ottanta.
La “destra nuova”si è invece mossa fin dall’inizio, grosso modo dalla metà
degli anni Novanta (l’esperienza di “Ideazione”), in ambito sistemico,
sfruttando inizialmente il “marchio nuova destra”, ma piegandolo, soprattutto
nell’ultima fase (“Fare Futuro”), agli interessi professionali di Gianfranco
Fini.
Perciò quali temi la “destra nuova” di Campi ha recepito dalla “nuova destra”?
Nessuno.
Non l’antiamericanismo, non l’antiutilitarismo, non il comunitarismo
democratico ed ecologista (i tre temi di fondo della “nuova destra”). Al
contrario la “destra nuova” ha invece sposato certo libertarismo
post-sessantottino, facile facile. Uniformandosi così alla vulgata
società-civil-buonistica, per semplificare, delle professoresse che leggono
“Repubblica”.
Il che non può giovare alla nascita di una destra liberalconservatrice, né
tantomeno al recupero delle battaglie culturali della “nuova destra”. Magari
alla carriera di Fini, sì.
Fermo restando, ripetiamo, un fatto fondamentale: che la “destra nuova” si
muove in ambito sistemico, mentre la “nuova destra” è sempre restata sul
terreno della critica antisistemica.
Il che significa, che le idee della “nuova destra” possono essere criticate
(nessuno è perfetto, ci mancherebbe altro…), ma rimangono non conformiste. O se
si preferisce: non funzionali al “sistema”.
Purtroppo - e questo va detto - la "nuova destra" era ed è uno stato
maggiore senza alcun esercito. Uno stato maggiore, oggi, con unico generale al
comando. Uno stato maggiore tuttora immerso in una “terra di nessuno”
mediatica. In attesa, oggi come ieri, dei Tartari (il che per alcuni è un
merito) … Se non che, negli anni, molti stanchi di aspettare e complice lo
sdoganamento aennino, realizzato con un colpo di bacchetta magica da
Berlusconi, sono tornati all’ovile.
Un’ “evoluzione” (se così la si può chiamare) quella di An, ripetiamo,
infrasistemica… E che eventualmente può ritrovare le sue lontane radici
ideologiche nella "Costituente di Destra" promossa da Almirante , e
poi in "Democrazia Nazionale", partito scissionista fondato da Mario
Tedeschi e altri. E non nella “nuova destra” antisistemica: “marchio” che ora
però viene usato, in chiave "liberal" da “Fare Futuro”, come
coccardina da mettere all’occhiello della giacca di Gianfranco Fini, per fare
bella figura. Che vergogna.
Veneziani, infine, non può essere ricondotto né all’una né all’altra scuola.
Vive ideologicamente alla giornata, anche se crediamo, che sotto sotto, provi
ancora vivissima simpatia per il duce (cosa che potrebbe spiegare la sua
passioncella per il "duce Berlusconi").
Un’undicesima domanda da porre, potrebbe essere proprio questa: Veneziani, che
ne pensa di Mussolini?
Carlo Gambescia
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