Il fallimento dei referendum
Democrazia
l’è morta
Dal 1997 al 2009 su 26 referendum solo in un caso si è raggiunto il quorum, dove però non era necessario (il referendum sulle modifiche costituzionali tenutosi nel 2006). In precedenza, dal 1946 al 1995 su 40 referendum solo in 3 occasioni non si era raggiunto il quorum (1990: caccia1, caccia 2, pesticidi). Altro dato evidente: il calo dell’affluenza sembra cresciuto con l’intensificazione dell’uso dello strumento referendario: dal 1997 al 2009 si sono tenuti 26 referendum contro i 40 dal 1946 al 1995: in realtà però se ne sono tenuti 39 fra il 1974 e il 1995: un'autentica overdose (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2009/06/22/pop_referendum.shtml ) .
Pertanto non c’è di che stupirsi se con i referendum di domenica e lunedì si sia toccato il punto più basso dell’affluenza: sembra infatti che solo il il 23-24 per cento degli aventi diritto sia andato a votare.
Crediamo si tratti ormai di una tendenza strutturale: per un verso legata alla assuefazione sociale e politica, causata dall' eccessivo ricorso all'istituto del referendum; per l’altro dalla scarsa rilevanza dei risultati prodotti dai referendum stessi: quando gli elettori si sono accorti di venire presi per il naso dai politici di professione (di tutti i partiti) hanno iniziato a rimanere a casa.
Per dirla tutta: in Italia - altro bel record - si è riusciti ad affossare la forma più solenne di democrazia, certo maggioritaria, ma comunque molto importante. Il troppo, come si dice dalle nostre parti, "stroppia", soprattutto quando, come la famigerata montagna, mette al mondo topolini...
A questo punto c’è veramente di che preoccuparsi: se oltre alla democrazia rappresentativa, non funziona neppure quella diretta, resta difficile immaginare un futuro democratico per questo paese.
Che brutto giorno: democrazia l'è morta…
Carlo Gambescia
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