venerdì 5 giugno 2009

Voto radicale, e allora?




Voto radicale, e allora? Che sarà mai? Sono un uomo libero. E scelgo, in un momento di grande confusione politica, un’ idea grande: l’idea della libertà individuale, che chi scrive di mestiere e con cuore sincero, sa quanto sia preziosa.
Voto un’idea che credo sia difesa, in questo momento, dai radicali. Posso sbagliarmi sul partito. E allora? Nessuno è perfetto. Figurarsi chi scrive.
Perciò non mi aspetto alcuna soluzione salvifica da Emma Bonino e Marco Pannella. Ripeto voto un’idea (e l’ho anche scritto nel post di mercoledì, ma nessuno dei miei commentatori sembra averlo notato…). Quale idea? Un’idea molto semplice: credo che davanti a una scelta secca tra il massimo di libertà e il massimo di ordine senza libertà, si debba sempre scegliere il massimo di libertà, costi quel che costi. Anche il massimo del disordine.

In questo senso sono un libertario: un libertario cattolico, forse l’unico in Italia; cattolico, perché prego, vado a Messa, faccio quando posso la carità e cerco di rispettare il Decalogo. Ho detto “cerco”, perché sono libertario e non amo molto certe imposizioni di Santa Madre Chiesa ( e quando verrà il momento Qualcuno mi presenterà il conto…).
So benissimo di essere un rompicapo vivente ( e anche un rompiqualchealtracosa) soprattutto per chi sia abituato a ragionare con i rassicuranti paraocchi dell’ideologia e degli schieramenti.
Come ho scritto nel post di mercoledì (ma, ripeto, nessuno dei miei commentatori sembra averlo rilevato) il mio è un voto di principio. Un voto pre-partitico, che visto che siamo in una democrazia rappresentativa, non può non andare a incarnarsi, di volta in volta, nelle forze politiche più diverse. E questa volta tocca ai radicali. Punto. Non è la fine del mondo.
Proprio perché studio politica da sempre, l'ho vissuta e la vivo in modo laico e non messianico. E in questo senso, non condanno coloro che non votano (è una forma di libertà individuale anche quella, pure io talvolta non ho votato…), oppure che scelgono partiti, di cui non condivido idee e programmi. Ripeto, il mio è un voto pre-partitico, che prescinde dal merito strettamente politico.

Ma su una cosa m' impunto: credo si debba sempre discutere e criticare l'avversario, evitando però di scomunicare e demonizzare chiunque la pensi diversamente da noi. Atteggiamento quest' ultimo molto diffuso sulla Rete ( si veda qui : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5961 ) . Ma questa è un'altra storia.
Perciò, ripeto, non mi piacciono i toni feroci da ultima spiaggia, del tipo non voti tizio, oppure voti Caio, allora sei "connivente" con il "Sistema"... Certi atteggiamenti, da persone che hanno la storia chiavi in mano, mi preoccupano. Perché credo vi si nasconda un odio per l’altro, per il diverso. Un odio ideologico che non può recare nulla di buono. Amo il ragionamento ( e per quanto possibile cerco sempre di privilegiarlo) . Certo, so benissimo che la politica si regge sulla costante amico-nemico. Ma so pure che il discrimine tra conflitto leale e sleale è una linea molto sottile.
E ciò significa che, in ultima istanza, lo spessore di quella linea, dipende da ognuno di noi. 

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento