venerdì 12 giugno 2009

Il Ddl sulle intercettazioni 
Tre veloci riflessioni


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La Camera ha approvato il Ddl sulle intercettazioni (http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_988600131.html ). Si può parlare di “morte della giustizia penale” come afferma l’Associazione Nazionale Magistrati (http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_988576047.html ) ?
Tre veloci riflessioni.
In primo luogo, si tratta di un altro provvedimento che Berlusconi si è fatto fare su misura. E sicuramente di natura vendicativa nei riguardi dei "magistrati comunisti". Su questo non c’è dubbio.
In secondo luogo, è altrettanto esatto giudicare particolarmente restrittivo il Ddl, perché il provvedimento riduce in modo notevole la discrezionalità dei giudici in materia. Far però combaciare la giustizia penale con la "libertà di intercettazione" sembra eccessivo. Come i giudici ben sanno, esistono altri strumenti di indagine. Certo, bisogna far lavorare di più il cervello.
Comunque sia, tra un colpevole in libertà e un innocente in prigione, preferiamo un colpevole in libertà, ovviamente è un’opinione personale. La prigione, soprattutto, se ingiusta, può distruggere la vita di uomo. Si dirà: ma lo strumento delle intercettazioni può favorire la qualità delle indagini, e quindi ridurre il rischio di errori giudiziari. Anche questo è vero. Ma la qualità dipende dal senso di reponsabilità e dall'umanità del singolo giudice. Nonché, last but not least , dalla sua voglia di lavorare.
In terzo luogo, il Ddl contrasta e in modo piuttosto duro, forse troppo, quello che è il versante “giornalistico” delle intercettazioni. Finora, in verità, spesso usate illecitamente, e a orologeria, dai media per ragioni politiche o scandalistiche. Qui il giro di vite era perciò necessario. Chiunque abbia frequentato le redazioni dei giornali, e in particolare, la cosiddetta “giudiziaria”, è al corrente - e ci scusiamo per l’espressione - di quale merdaio di complicità vi sia sotto. Perciò le (finte) verginelle delle carta stampata, che ora parlano scandalizzate di “bavaglio alla libertà di stampa”, con gli editori in testa - il cui scopo era ed è solo quello di non tirare fuori un euro - , sono chiaramente in malafede.
Tutto qui. O no?


Carlo Gambescia 

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