martedì 10 marzo 2009

Riflessioni 
Staminali e legge sul testamento biologico



Oggi vorremmo affrontare nientemeno che il rapporto tra ricerca scientifica e libertà individuale. Come però piace fare a noi, in maniera "sociologicamente" non conformista. Insomma, non in chiave di grandi questioni bioetiche, ma in termini concreti. Partendo da due esempi, apparentemente lontani tra di loro. Il lettore perciò " si allacci le cinture"...
Primo esempio. La decisione di Barack Obama di eliminare qualsiasi limite alla ricerca sulle cellule staminali embrionali per “alleviare la sofferenza umana” lascia perplessi, ma non tanto per la questione in sé (la liceità o meno, in questo caso, della ricerca scientifica), quanto su un altro aspetto. Vediamo quale.

Obama promette
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che non intraprenderemo mai alla leggera la ricerca scientifica - ha aggiunto - perché la sosterremo solo quando sia scientificamente valida e condotta responsabilmente… svilupperemo regole severe che rispetteremo scrupolosamente perché non tollereremo abusi. E ci accerteremo che il nostro governo non apra mai la porta all’uso della clonazione per la riproduzione umana. È pericoloso, profondamente sbagliato e non ha posto nella nostra società o in nessuna società”. ( http://www.corriere.it/esteri/09_marzo_09/obama_staminali_ricerca_52a4b02c-0cc2-11de-aa9b-00144f02aabc.shtml ).
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Ma è possibile, una volta ammessa a priori la libertà scientifica, limitarla? Ecco il motivo della nostra perplessità.
Secondo esempio. Luigi Manconi ha criticato l’ideologia della legge sul testamento biologico, voluta dalla maggioranza di governo. Ma lasciamo la parola a Manconi:
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“Se un cittadino deposita presso un notaio una propria dichiarazione, firmata e autenticata, nella quale affermi di non voler subire la nutrizione e l'idratazione artificiali, quella nutrizione e quella idratazione gli verranno imposte se un medico le ritenesse necessarie”

Giusto, molto giusto. Non siamo però d’accordo sul resto della sua “perorazione” che consiste nella pura e formalistica difesa del “diritto di autodeterminazione”. Principio nobilissimo e condivisibile, ma che proprio dal punto di vista sociologico, rischia di qualificarsi come una pura e semplice petizione di principio. E soprattutto di invito a finire nelle secche delle pure polemiche politiche. E spieghiamo perché.
Il ddl Calabrò sul testamento biologico è una chiarissima manifestazione di ciò che si può chiamare “individualismo assistito”: i diritti, anche i più avanzati, e coerenti con la logica dell’individualismo moderno, vengono vincolati al parere dell’esperto, al giudizio di “colui che sa”, e che dunque deve “assistere”, nella scelta, proteggendo dalla sua “ignoranza” “colui che non sa” .
Il che come è ovvio, dal punto di vista dei valori del individualismo puro è inaccettabile. Ma è invece accettabile e perfettamente conseguente, dal punto di vista di una società scientista, come la nostra, dove l’ultima parola, spetta sempre all’esperto, in genere uno scienziato, come “colui che sa”.
Un quadro sociale, dove per tornare a Barack Obama, non si può non evidenziare come il presidente statunitense si giustifichi asserendo che, grazie alle sue decisioni sulle staminali embrionali, “l'America guiderà il mondo verso le scoperte che questo tipo di ricerca potrà un giorno offrire”. Conferendo così alla scienza un potere politico assoluto, in chiave imperiale. E attribuendo allo scienziato uno status di superiorità politica. Ma così - ecco il punto - il potenziale “controllore” rischia di trasformarsi in “controllato”. E in nome di che cosa? Di un’entità sovraindividuale: la grandezza della patria americana.
Ma questo è solo un aspetto della questione. Il vero punto importante è che il dislivello di potere sociale tra coloro che sanno e coloro che non sanno ha sempre caratterizzato le società storiche. Basandosi però su valori differenti, come le capacità religiose, guerriere, morali, e infine, oggi, scientifiche.
Sotto questo aspetto, paradossalmente, il primo nemico dell’individualismo moderno dovrebbe essere la scienza moderna. Ma, attenzione, non in quanto principio di libera ricerca bensì di stratificazione sociale. Un risvolto sociologico “pratico” - spesso ignorato da un dibattito incentrato solo sulle questione teologiche ed etiche - che rinvia alla tendenza, o costante, di ogni società a stratificarsi i gruppi sociali sulla base di valori e funzioni sociali differenti. Per dirla fuori dai denti: i direttori d’orchestra cambiano (i valori), ma la musica (la stratificazione sociale funzionale) rimane sempre la stessa.
Con un differenza però. Che riguarda in modo particolare la nostra epoca. L’individualismo moderno - si pensi alle parole di Obama - ha attribuito alla scienza e agli scienziati come gruppo sociale in senso esteso (dall’inventore all’esecutore o routinier) un ruolo liberatorio. Di qui la contraddizione tra esercizio della libertà individuale e liberazione dell’individuo, come talvolta ancora si legge, dalle catene della superstizione religiosa e morale. Ma secondo quali effettive modalità? Attraverso non soltanto la scienza in quanto tale, ma mediante la scienza estesa, “esecutiva” routinizzata: nel caso quella dei protocolli terapeutici da applicare e delle “commissioni” mediche, che dovranno decidere se rispettare o meno la volontà del paziente.
Pertanto, ad esempio, il nodo del testamento biologico, non è solo politico come ritiene Manconi: nel senso di una maggioranza di centrodestra “reazionaria” e “statalista” o delle posizioni “retrograde” della Chiesa. Ma riguarda il rapporto tra individualismo e scienza moderna. Sul quale sarebbe bene, una tantum, riflettere seriamente. Soprattutto se si è sociologi.
Certo, Parlamenti e Governi devono decidere, evitando estenuanti dibattiti sui “massimi sistemi”. E del resto deputati e senatori sono “fotografie viventi” della realtà sociale e storica che rappresentano, dalla quale è difficile, se non impossibile, fuoriuscire.
Tuttavia non sarebbe male, vista la posta in gioco (la cosiddetta “nuda vita”), se sul piano intellettuale, e dunque all’esterno, o al confine, delle istituzioni politiche, si difendesse l’autoderminazione del singolo su altre basi, invece di lanciarsi contro i soliti anatemi. E comunque, a differenza di Manconi, tentando di evidenziare, come base di discussione, la contraddizione tra il pretendere di celebrare l’individualismo a tutto tondo, e al tempo stesso, la santificazione della scienza, soprattutto nei suoi risvolti socialmente “stratificatori”, come strumento di liberazione dell’individuo. Sarebbe finalmente un segno di maturità. E anche di civiltà delle parole.

Carlo Gambescia

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