lunedì 30 marzo 2009

La nascita del Pdl 

Il pericolo non è Silvio Berlusconi ma Gianfranco Fini



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E’ difficile valutare con oggettività politologica la nascita e i futuri sviluppi del Pdl, partito per ora imposto e dominato da Silvio Berlusconi. Proviamoci.
In primo luogo, è nata una forza politica post-moderna. Siamo davanti non al classico partito novecentesco, ideologico, ma a un partito degli interessi. E soprattutto leaderistico, cioè fondato sul carisma bonapartistico del leader(
http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2009/02/la-sconfitta-del-centrosinistra-in.html ).
Questi due elementi ( interessi e leaderismo) costituiscono al tempo stesso la forza e la debolezza del Pdl. Perché gli interessi vanno e vengono, come i leader. E venendo meno uno dei due fattori il Pdl, rischia di implodere.
In secondo luogo, dal momento che il Pdl è privo di una sua ideologia, sarà costretto a procedere a tentoni, puntando sugli umori del suo leader, quasi sempre legati ai sondaggi. Il che non depone a favore della continuità di linea politica. In realtà, se Berlusconi si trova tuttora al potere, la principale responsabilità politica può essere fatta risalire alla debolezza della sinistra italiana, priva di solide tradizioni sia riformiste, e peggio ancora, rivoluzionarie.
In terzo luogo, se processo di accentramento sociale e politico, vi sarà, questo sarà dovuto all’acuirsi della crisi economica. Di regola, le emergenze sociali come le catastrofi ambientali le crisi economiche, le guerre, eccetera provocano l'estensione dei poteri pubblici. ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2007/01/le-catastrofi-ambientali-istruzioni-per.html ). Un processo che potrebbe favorire la trasformazione del Pdl in un vero e proprio Partito-Stato.
Potrebbe... Usiamo il condizionale, dal momento che non possedendo una ideologia precisa, se non quella genericamente libertarian, il potere di Berlusconi, tra l’altro legato agli umori del leader e al suo particolare rapporto con le folle - folle bonapartiste e dunque pronte a fare un passo indietro, revocandogli il potere - rischia di sciogliersi come neve al sole.
Detto questo, non possiamo non chiarire quest'ultimo punto. Segnalando, a proposito di Partito-Stato, un pericolo. Quale? La parola è forte: quello del possibile rischio di un Colpo di Stato. Perché se per un verso crediamo che il golpismo non appartenga alla cultura, sostanzialmente pragmatica, individualistica e antistatalista di Berlusconi, per l'altro riteniamo invece che sia nel Dna di Alleanza Nazionale, partito ora confluito nel Pdl.
L’aspetto più preoccupante, a nostro avviso, è l'incredibile linea di credito di cui oggi gode Gianfranco Fini, e soprattutto a sinistra. Dove, per dirla fuori dai denti, in modo totalmente imbecille si contrappone Fini a Berlusconi. Magnificando rispetto al Cavaliere, le grandissime doti democratiche del delfino di Giorgio Almirante. Insomma, per ragioni bassamente politiche (come una futuribile un'alleanza An-Pd...), si finge di ignorare di quale cultura antidemocratica sia portatrice An. Dando così per scontata l’evoluzione democratica di un ambiguo personaggio politico che fino a qualche anno fa celebrava il "Fascismo del Duemila", applaudito dagli stessi colonnelli missini che oggi sono al governo del Paese.
A differenza di Forza Italia, partito leggero, libertarian (certo, all'italiana), e degli interessi concreti per eccellenza, Alleanza Nazionale, grazie all’eredità missina e fascista, resta invece una forza politica portatrice di un’ideologia potenzialmente golpista, o quanto meno legata all’ideologia della dittatura commissaria (
http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2006/12/il-libro-della-settimana-carl-schmitt.html ).
E in una situazione di crisi, legata all'improvvisa scomparsa di Berlusconi e/o alla grave emergenza economica, Fini e i suoi colonnelli, forti del retaggio ideologico fascista, potrebbero grazie al vuoto ideologico del nuovo partito di estrazione berlusconiana tirare fuori di nuovo il manganello, con la stessa flemma con cui oggi celebrano la democrazia. E metterlo al servizio dei poteri forti. O, ancora peggio, del potere politico tout court. Il loro.
In questo senso, visto che la sinistra è morta da un pezzo, si deve sperare, paradossalmente, che Berlusconi viva a lungo. Perché al peggio non vi è mai fine.

Carlo Gambescia

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