La sentenza della Cassazione sui Forum
on line
L' ora della trasparenza
Tutto sommato sembra abbastanza condivisibile - in chiave di libertà negativa - la sentenza della Cassazione, depositata ieri, che stabilisce che “i forum su internet non hanno le stesse tutele della stampa”.
Ma per quale ragione? Perché implica anche l’assenza dei
“relativi obblighi” . Come nota Fulvio Sarzana di S. Ippolito, avvocato esperto
di internet,
.
"per la prima voltala Cassazione esonera i
siti dagli obblighi della legge sulla stampa. Una cosa che gli utenti di
internet temono da anni di subire (…) [Il che vuole dire niente obbligo di
registrazione al tribunale, di avere un direttore responsabile]. Viene
finalmente chiarito che non c'è l'obbligo di controllo su quanto pubblicato dai
commentatori sul proprio blog. La responsabilità di eventuali diffamazioni è
solo dei commentatori. Lo sarebbe anche del gestore del blog, se si
applicassero le leggi sulla stampa". (http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/tecnologia/internet-leggi/cassazione-10mar/cassazione-10mar.html )
.
Tuttavia - ecco la nostra modesta proposta - crediamo che i gestori di blog, siti e forum, una volta preso atto della sentenza, debbano puntare sulla trasparenza. In che modo?
In primo luogo, firmandosi sempre con il proprio nome e cognome.
In secondo luogo, chiedendo ai commentatori, quale “condizione partecipativa” (nei termini di libero regolamento interno), di firmarsi con nome o cognome, o comunque di essere individuabili sotto il profilo legale.
E questo per una ragione soprattutto sociologica: il cosiddetto anonimato, nascosto magari dietro l’uso di un nick, consente soprattutto nei forum, la creazione di quel clima tipico da folla in tumulto. Dove - di regola - viene meno ogni senso di responsabilità individuale. Una condizione soggettiva di frenetica deresponsabilizzazione on line, legata alla logica del gruppo come inglobante di ogni azione, anche la peggiore, benché, certo, solo sotto l'aspetto verbale, ma non meno offensiva e pericolosa. Una condizione individuale che per contagio psichico, come nelle folle descritte da Gustave Le Bon, si trasmette da un membro all’altro, trasformando il dibattito, soprattutto nei forum politici ( o dove si trattano temi "caldi"), in una feroce caccia mediatica collettiva al capro espiatorio, priva di qualsiasi valore esplicativo e culturale, se non quello di rafforzare l'identità temporanea di una folla urlante.
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"per la prima volta
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Tuttavia - ecco la nostra modesta proposta - crediamo che i gestori di blog, siti e forum, una volta preso atto della sentenza, debbano puntare sulla trasparenza. In che modo?
In primo luogo, firmandosi sempre con il proprio nome e cognome.
In secondo luogo, chiedendo ai commentatori, quale “condizione partecipativa” (nei termini di libero regolamento interno), di firmarsi con nome o cognome, o comunque di essere individuabili sotto il profilo legale.
E questo per una ragione soprattutto sociologica: il cosiddetto anonimato, nascosto magari dietro l’uso di un nick, consente soprattutto nei forum, la creazione di quel clima tipico da folla in tumulto. Dove - di regola - viene meno ogni senso di responsabilità individuale. Una condizione soggettiva di frenetica deresponsabilizzazione on line, legata alla logica del gruppo come inglobante di ogni azione, anche la peggiore, benché, certo, solo sotto l'aspetto verbale, ma non meno offensiva e pericolosa. Una condizione individuale che per contagio psichico, come nelle folle descritte da Gustave Le Bon, si trasmette da un membro all’altro, trasformando il dibattito, soprattutto nei forum politici ( o dove si trattano temi "caldi"), in una feroce caccia mediatica collettiva al capro espiatorio, priva di qualsiasi valore esplicativo e culturale, se non quello di rafforzare l'identità temporanea di una folla urlante.
Inoltre, come abbiamo accennato, si tratta di un “clima”
molto pericoloso, perché non esclude, almeno in linea di principio, il sempre
possibile passaggio, negli individui pisicologicamente più fragili, dalla
violenza verbale a quella fattuale. E attenzione, non solo sugli altri ma anche
su se stessi.
In conclusione, la libertà è responsabilità e rispetto per le idee altrui. E il rischio concreto di una denuncia per diffamazione, facilmente comprovabile e perseguibile, grazie a solide basi documentali (le pagine di un blog o di un forum), sarebbe un valido deterrente nei riguardi dei “facinorosi mediatici" , così a proprio agio nelle folle on line. I quali, a differenza dei "cretini competitivi mediatici" (di cui abbiamo parlato in altra occasione http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2009/02/blogosfera-sociologia-del-cretino.html ), rappresentano un serio pericolo per la libertà della Rete. E più in generale per quella civiltà del dialogo culturale che ha spinto chi scrive, come tanti altri, ad aprire un blog.
In conclusione, la libertà è responsabilità e rispetto per le idee altrui. E il rischio concreto di una denuncia per diffamazione, facilmente comprovabile e perseguibile, grazie a solide basi documentali (le pagine di un blog o di un forum), sarebbe un valido deterrente nei riguardi dei “facinorosi mediatici" , così a proprio agio nelle folle on line. I quali, a differenza dei "cretini competitivi mediatici" (di cui abbiamo parlato in altra occasione http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2009/02/blogosfera-sociologia-del-cretino.html ), rappresentano un serio pericolo per la libertà della Rete. E più in generale per quella civiltà del dialogo culturale che ha spinto chi scrive, come tanti altri, ad aprire un blog.
Firmandosi ovviamente con nome e cognome.
Carlo Gambescia
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