Padri e figli:
autorità e autorevolezza
In un lungo articolo apparso ieri su "Repubblica", Ilvo Diamanti, editorialista e sociologo di punta del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, commentando i risultati di un'indagine Demos-Coop sul declino dell'autorità all'interno della famiglia (di prossima pubblicazione), asserisce che per i padri "è difficile essere autorevoli in una società dove ogni principio di autorità viene sistematicamente delegittimato. La giustizia, e ancor più la politica. L'impresa. La scuola. Lo stesso governo oggi ampiamente 'sfiduciato' dall'opinione pubblica. E impegnato, da parte sua, a 'sfiduciare' gli altri poteri. Ad agire come se fosse di opposizione".
Questa osservazione, non può assolutamente essere
condivisa. In primo luogo è superficiale: un fenomeno così complesso come la
crisi della famiglia non può essere ricondotto (nemmeno in parte) alla cattiva
politica del governo in carica (in cinque anni non è possibile né distruggere e
né rivitalizzare la famiglia...). In secondo luogo, piuttosto che sull'
autorità, si dovrebbe insistere sull' autorevolezza dei padri. Autorevolezza
che nasce dalla "distanza" tra padri e figli: distanza che non può
essere eccessiva ma nemmeno inesistente, come accade oggi. Ora, se questa
"distanza" sociologicamente necessaria, è venuta meno, la responsabilità
non è di chi governa oggi (che magari ne ha altre e più pesanti), ma di certa
pedagogia superficiale, che da cinquant'anni raccomanda ai genitori di
comportarsi coi figli da "amici" e non da "padri e madri":
ma tra amici, di solito non vi è mai distanza. E dove non c'è distanza, come
differenziazione qualitativa dei ruoli (da una parte c'è colui che insegna e
dall'altra chi apprende), non c'è autorevolezza. Certo, esiste anche il
pericolo contrario: spesso l'autorevolezza si trasforma in autoritarismo, e di
conseguenza le gerarchie tra chi insegna e impara, invece che provvisorie
divengono stabili e coercitive.
Il vero punto, allora, è trovare il giusto equilibrio: la
giusta distanza tra padri e figli. E qui sarebbe necessaria una società
diversa. Ma questa è un'altra storia.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento