A cercar la buona morte
Il professor Veronesi ha dichiarato a "Repubblica" (del 18-11-05, p. 17) che il "diritto di morire" fa "parte del corpus fondamentale dei diritti individuali" come "il diritto di formarsi o non formarsi una famiglia, il diritto alle cure mediche, il diritto a una giustizia uguale per tutti, il diritto all'istruzione, il diritto al lavoro, il diritto alla procreazione responsabile, il diritto all'esercizio di voto, il diritto di scegliere il proprio domicilio".
Sul piano "logico-ideologico" il professore ha
ragione: una volta stabilita la
PREMINENZA , appunto logica (il singolo uomo come
"premessa logico-argomentativa") e ideologica (il singolo uomo come
punto di "partenza" e di "arrivo" di qualsiasi processo
storico),DELL'INDIVIDUO, la libertà di scelta e azione dell'uomo (nella sua singolarità)
deve essere totale.
C'è un solo problema: come verrà articolato socialmente
questo diritto di morire? Verranno istituite commissioni mediche, di
"specialisti", che decideranno quando e come "soddisfare"
le "richieste" dei singoli? E su quali parametri? E in quali
strutture? Non sussiste forse il rischio di commettere ingiustizie e abusi, una
volta che a occuparsi di questo problema saranno le stesse burocrazie mediche e
politiche che non riescono a gestire in modo efficiente i nostri ospedali.
Quel che può "filare" sul piano
logico-ideologico, purtroppo può non "filare" sul piano pratico, come
dire, sociologico. Le idee vanno sempre rapportate a una realtà concreta: ecco
un buon elemento di riflessione. Anche per il professor Veronesi.
Carlo Gambescia
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