martedì 15 luglio 2025

Giuli vs Galli della Loggia: nostalgia, narcisismo e il vuoto tra cultura e politica

 


Il ministro Alessandro Giuli accusa il “Corriere della Sera” di censura, dopo che il quotidiano rifiuta di pubblicare una sua intervista di risposta a un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, definito “perditempo” e invitato a dimettersi da una commissione culturale. Il "Corriere" offre lo spazio per una lettera, ma Giuli preferisce i social. Il dibattito si infiamma, tra accuse reciproche e il rischio di uno scontro istituzionale. La sostanza, però, si perde nel rumore (*)

Eppure questa vicenda dice molto, e dice male, del rapporto tra cultura e potere oggi.

Al di là delle tifoserie digitali, resta un gesto poco elegante da parte di un ministro e, dall’altro lato, l’ostinazione dottrinaria di un intellettuale che legge il presente con categorie esauste. Due figure che si riflettono in specchi opposti, ma ugualmente deformanti.

Dicevamo Galli della Loggia “dottrinario”,  non è un insulto: significa sottolineare la sua tendenza a interpretare il presente con categorie ideologiche consolidate, spesso datate.

Da anni lo storico denuncia la decadenza della politica, cercando “buoni politici” in un panorama che sembra non offrirgliene. Il suo è un moralismo civile nobile, ma incapace di fare i conti con il mutato contesto. Nel recente editoriale, ad esempio, accusa la destra di non aver saputo costruire una contro-egemonia, in riferimento – neppure troppo implicito – al pensiero di Gramsci. Ma evocare l’egemonia culturale oggi, fuori dal suo contesto storico, sa più di nostalgia che di analisi.

Dall’altro lato, Alessandro Giuli, anch’egli intellettuale – dichiaratosi con oltre  quarant'anni di ritardo persino gramsciano, come recita il titolo di un suo libro (Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea)  – reagisce con fastidio al dissenso. Non è nuovo a toni ruvidi, ben lontani da quella gravitas romana di cui si dichiara cultore. Pubblicare uno scambio privato con un giornalista, per denunciare un presunto complotto editoriale, non è segno di autorevolezza, ma di debolezza istituzionale. Una mossa che inquieta, perché rivela una concezione del potere più personale che pubblica.

 


La polemica tra Giuli e Galli è meno un confronto di idee che uno scontro tra specchi ideologici deformanti. Galli della Loggia, pur con lucidità intermittente, appare oggi ripiegato su un lessico e una visione anni Sessanta del Novecento. Giuli, invece, pretende di incarnare un’autorità culturale alternativa, ma scivola nel vittimismo e nel narcisismo. In fondo, entrambi parlano al passato: uno lo rimpiange, l’altro lo mima

L’editoriale di Galli era critico, discutibile, ma legittimo. La reazione di Giuli è stata sproporzionata, una prova di fragilità mascherata da forza. E quando un ministro esige che un giornale pubblichi ogni sua parola senza mediazione, dimostra di non comprendere la libertà di stampa. O, peggio, di fingere di non capirla.

Siamo davanti a due monologhi che non si ascoltano. Da un lato un intellettuale che predica l’autorità perduta, dall’altro un politico che la reclama come controllo. Nessuno dei due dialoga. Nessuno dei due sembra volerlo.

In tutto questo, il vero assente è il dialogo tra cultura e potere. Un dialogo autentico presuppone la capacità di ascoltare, ma anche quella – più difficile – di tacere quando serve. E questo, oggi, sembra mancare a entrambi i contendenti.

Ma c’è di più. Forse è tempo che la cultura smetta di inseguire il potere, o peggio, di rimpiangerlo. La sua forza non sta nel comandare né nell’influenzare da dietro le quinte, ma nella libertà di pensare controvento, anche in solitudine. La vera autorevolezza culturale non si misura in quote d’egemonia o incarichi istituzionali, ma nella capacità di parlare a tutti senza chiedere nulla in cambio. Neppure ascolto.

Solo una cultura capace di fare a meno del potere può davvero dialogare con esso.

Carlo Gambescia

(*) Qui una sintesi della polemica: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2025/07/14/lite-tra-giuli-e-il-corsera-mi-hanno-censurato_bd18dbca-d8af-4cd4-a034-e4b312add1f0.html . Qui la replica del “Corriere”: https://www.corriere.it/politica/25_luglio_14/giuli-corriere-della-sera-035c600c-2e6f-4f3a-af63-70d634116xlk.shtml . Qui la versione di Giuli: https://www.facebook.com/photo?fbid=122161701566519716&set=pcb.122161701704519716 . Qui l’editoriale di Galli della Loggia: https://www.corriere.it/opinioni/25_luglio_11/cultura-lo-scatto-della-destra-non-c-e-091e89db-d3a3-4c5a-be0a-6f267b4e6xlk.shtml .

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