Grazie a Balzac si possono cogliere i tratti salienti della psicologia dell’uomo in carriera: l’ambizione, talvolta persino sfrenata. Una forza che, se adeguatamente incanalata, può rivelarsi costruttiva. Si manifesta in scrittori, poeti, navigatori, imprenditori. Non costituisce un elemento negativo, purché sia accompagnata da coerenza.
Il problema nasce quando l’ambizione, mal gestita, diventa dissimulazione. È questo il caso del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, incalzato da un’inchiesta del quotidiano “Domani” sul finanziamento pubblico — targato MiC — per la riedizione di un suo vecchio libro del 2012, ripubblicato in occasione della mostra sulla Magna Mater al Colosseo (*).
Il volume, Venne la Magna Madre. I riti, il culto, l’azione di Cibele Romana, era uscito originariamente per le Edizioni Settimo Sigillo, casa editrice di destra radicale, diretta con intelligenza e apertura da Enzo Cipriano. Con il quale, quasi vent’anni fa, ho avuto modo di collaborare nella massima libertà intellettuale (**).
E qui, per dirla con il Vangelo, prima che il gallo di “Domani” canti, Giuli rinnega Cristo-Enzo Cipriano. E uno.
Perché tanta severità? Perché la prima edizione — 1.000-1.500 copie (pensiamo), mai andate a ruba — poteva essere recuperata, magari ristampata senza scomodare fondi pubblici.
E invece? Nuova edizione affidata all’Erma di Bretschneider, piccola ma storica e rispettabile casa editrice accademica. Un’operazione dal sapore opportunistico: Cipriano? Mai conosciuto. Settimo Sigillo? Impresentabile nei salotti — si fa per dire — della destra meloniana. Ma l’Erma sì, fa curriculum.
Perfetta per uno scrittore mai sbocciato, a caccia di legittimazione culturale.
A onor del vero, Giuli non ha mai mostrato grande coraggio. Scriveva sotto pseudonimo su “Linea”, quotidiano della destra, al quale anche chi scrive ha collaborato. Mai una firma, mai un curriculum. Solo ombra. E due.
Qualcuno potrebbe obiettare: “La riedizione era funzionale alla mostra. Forse era l’unica opzione disponibile”. Ma davvero, Ministro? Nessuna copia recuperabile? Nessuna casa editrice interessata a rieditarlo a proprie spese, almeno per motivi culturali?
Dicevamo di Balzac e dell’arrivismo. Ma anche Rastignac, per inserirsi nel gioco sociale del suo tempo, mostrava spregiudicatezza sì, ma anche una certa coerenza interna. Qui manca perfino quella. Ambizione senz’anima, né memoria.
A quando il numero tre?
Un consiglio, non richiesto: si dimetta. Prima che il gallo canti due volte.
Perché il vero tradimento oggi non è rinnegare le proprie origini. È pensare che nessuno se ne accorga.
Carlo Gambescia
(*) Qui per la ricostruzione della vicenda: https://www.editorialedomani.it/fatti/libro-alessandro-giuli-ministro-mostra-colosseo-cultura-alfonsina-russo-ad2w74di .
(**) Sul punto si veda Carlo Gambescia e Nicola Vacca, A destra per caso. Conversazioni su un viaggio, Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2010.

Nessun commento:
Posta un commento