lunedì 20 settembre 2021

Non solo intensive...

Ieri l’ amico Carlo Pompei si è limitato a esporre in modo sintetico, come sa fare molto bene, alcune questioni, invitando alla riflessione. Ecco il testo del suo post: “Chi non ci lavora dice che le terapie intensive sono piene di non vaccinati. Chi ci lavora dice che sono mezze vuote e comunque ci sono anche vaccinati. Sansonetti, ignorando Arcipelago gulag, sbraita. Giordano ci prova. Con un fil di voce”. Subito però si è aperta, anzi scatenata, una discussione da social, che in qualche misura è esemplare. Di che cosa? Delle reazioni della gente comune alla campagna e all’ obbligo (sicuramente di fatto) vaccinale. Ci si concentra sugli aspetti organizzativi e controfattuali (certamente appassionanti, per carità, come la formazione della nazionale): si poteva fare, si poteva non fare, si poteva fare meglio, peggio, così e così, eccetera. Si può serenamente sostenere che al 98 per cento degli italiani sfugga una cosa importantissima: che a prescindere dalla gravità o meno dell’epidemia, pardon pandemia, si è ormai imposto, come importante precedente sociologico e politico, un modello securitario. Ne scrivevamo qualche giorno fa. Cosa significa? Che in futuro il modello di intervento pubblico sarà sempre di tipo punitivo per libertà politiche, civili, economiche. Attenzione: se in autunno la situazione epidemica, pardon pandemica, dovesse precipitare sarebbe ancora peggio… Pertanto il vero punto della questione, non è quante bugie dicano o non dicano, le autorità, gli scienziati, i mass media, eccetera. O comunque non è il solo problema. Il vero problema è che in futuro – ecco quel che è realmente preoccupante – al minimo accenno epidemico gli italiani si ritroveranno di nuovi “rinchiusi” in casa. Il vero sconfitto è il liberalismo. Di cui, cosa interessante, quel 98 per cento che discute di altro, stando alle scelte di voto degli italiani (da Cinque Stelle a Fratelli d’Italia, partiti “moderati” e “riformisti” inclusi), sembra poter fare a meno. Già da molto tempo prima dell’epidemia, pardon pandemia. In realtà, solo una società liberale avrebbe potuto opporsi alla deriva securitaria. Certo, non c’è per il momento riprova (forse l’esperienza svedese?), perché in Occidente, prevaleva, già prima dell’epidemia, pardon pandemia, il modello welfarista, o comunque liberalsocialista, non liberale, anzi nemico del liberalismo. In sintesi: l’unica cosa certa è che oggi siamo meno liberi di venti mesi fa. E che in futuro potrebbe andare peggio. Eppure sarebbe bastato capire, sulle basi di poche regolarità sociologiche, metapolitiche se si vuole, che una politica restrittiva delle libertà rappresenta sempre un pericolo, non solo per il presente ma anche per il futuro. Ovviamente, non possiamo augurarci che la campagna di vaccinazione fallisca, perché lo stato non allenterebbe la presa sul cittadino. Anzi, a fronte di una crescente incertezza, il giro di vite, sarebbe ancora più severo. Pertanto, ed è opinione personale, l’ estremismo No vax non giova alla causa liberale, perché il fallimento della campagna vaccinale, colpirebbe ancora più duramente la libertà individuale. Come non giova, l’estremismo Pro vax, sposato dal governo, che difende la deriva autoritaria come l’unica soluzione possibile, imponendo il modello securitario, come l’unica strada possibile, anche per il futuro. Ciò che non si capisce, a livello di classe dirigente, è che il problema è di tipo sociologico: quanto più si estendono i poteri dello stato tanto più si restringono le libertà dei cittadini. E che le intenzioni della classe dirigente, siano buone o cattive, non sposta di un millimetro la questione. Il potere non si fa mettere volontariamente a dieta. Le cose, soprattutto quando sono in gioco i poteri pubblici – le istituzioni, le burocrazie, tecnici e specialisti vari – non tornano a posto da sole. La mano visibile dello stato non è la mano invisibile del mercato. Perciò non è questione di uomini ma di strutture, che una volta istituite e consolidate, comandano sugli stessi uomini di governo, per non parlare, a livello di massa, della cosiddetta servitù volontaria, o per dirla più modernamente della forza del conformismo sociale. Quindi prima di partire a velocità folle con chiusure e tutto quel che ne è seguito ci si doveva fermare e riflettere sul futuro delle libertà. Ovviamente, la tesi, a dir poco totalitaria, “o tutti chiusi in casa o tutti morti”, per usare un eufemismo, non ha favorito né la prudenza né la discussione, ma solo l’estremismo Pro e No vax, con al centro la passività della stragrande maggioranza degli italiani, tutti paralizzati dalla paura, alimentata da una classe politica, a destra come a sinistra, insensibile alla questione della libertà. Sul punto, qui evidenziato (“non è questione di uomini ma di strutture che una volta istituite, eccetera, eccetera”) convergono teoria sociologica e teoria liberale, scienza e coscienza. Pertanto, “oggettivamente”, funzionino o meno vaccini, si va, anche a velocità piuttosto elevata, verso un futuro modello di società securitaria e autoritaria. Questo è il vero problema, non il numero vero o falso dei ricoverati nella terapie intensive, questione pur giustamente sollevata dall’amico Carlo Pompei. Ma oggi quanti sono i veri amici della libertà in Italia e in Occidente? (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

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