*********************senza "metapolitica" si finisce sempre per fare cattiva "politica"*******************
mercoledì 15 settembre 2021
Brutti tempi per le relazioni umane. E i titoli Ansa non aiutano…
Non è un periodo facile per le relazioni umane. Non mi riferisco solo agli effetti dell’epidemia, pardon pandemia, ma alla difficoltà di rapporti con amici e conoscenti, anche di vecchia data, che hanno sposato l’ideologia pandemista.
Senza mai essere stato No vax, soprattutto in tempi non sospetti, perché, da sempre, conosco la storia della medicina e apprezzo il progresso rappresentato dalle vaccinazioni, mi sono ritrovato etichettato come tale, e retrocesso sul campo a nemico della salute pubblica. Messo all’ “angoletto”, tra l’altro, in bruttissima compagnia di fascisti, comunisti, populisti.
Purtroppo, certe titolazioni, come quella Ansa, indicano che la pressione su giornalisti, pubblica opinione, intellettuali, gente comune, è fortissima. Non è facile resistere all’onda d’urto mediatica.
Un titolo come quello Ansa, su quota 130 mila, è praticamente inventato, perché la progressione dei decessi non è così strabiliante, da peste manzoniana, come si vuole far credere: 126.221 (1 giugno), 109.847 (1 aprile), 74.721 (1 gennaio). Il titolo, dispiace dirlo, ma è concepito per intimorire. Tra l’altro la cifra di 130 mila decessi, in poco meno di due anni, non è spaventosa, come si vuole far credere.
Si consideri, infatti che nel quinquennio precedente, 2105-2019 (1), i decessi annuali per varie cause (incluso il suicidio), ammontavamo a circa 600 mila unità, e che prima dell’epidemia, le morti per malattie di tipo polmonare erano intorno alle 50 mila unità annue (2).
Insomma, in un paese normale il 25 per cento in più di decessi (74.159 vs 50.000 ), in un anno (2020), per malattie prodotte da affezioni alle vie respiratorie, per quanto da non ignorare, non può determinare, anzi non deve, gravi decisioni lesive della libertà. Prese di posizione, sbandierate come un successo, che tuttora impediscono il ritorno a una vita normale.
I miei, lo ammetto, sono calcoli macabri, persino di cattivo gusto, che però rinviano ai bollettini giornalieri del Ministero della Salute (3) , quindi di pubblico dominio. Eppure si continua a giocare con i numeri, per non parlare dei vari tassi di letalità, mortalità, eccetera, basati su campioni concettualmente inesistenti.
I dati sono lì, sotto gli occhi di tutti. Eppure ci si divide, fino a insultare e offendere. E qui torno ai contatti umani, alla difficoltà di confrontarsi addirittura con amici e persone, degne delle massima stima. Che purtroppo hanno sposato la causa della paura.
Perché si insiste così tanto? Perché si instilla la paura nella gente? Giocando in modo vergognoso con i numeri? La spiegazione può apparire semplicistica. Ma la riposta è proprio nei numeri, in particolare, quelli delle intensive.
Il numero dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva ha raggiunto punte massime, diciamo poco al di sotto dei 4000, nei mesi di marzo 2020, novembre 2020, marzo 2021. Attualmente (ieri) i degenti sono 558.
Da mesi si ripete, che la capienza massima, delle intensive, prima dell’epidemia intorno alle 5000 unità, poi portata a circa 8000. rischia il collasso (4). Però, i “tachimetri” della sanità, ad esempio di ieri, indicano un numero ricoveri, assolutamente non preoccupante (5). Eppure si continua “a martellare” mediaticamente. Perché?
Per una ragione semplicissima: si teme che le strutture pubbliche, quindi le intensive, non riescano a far fronte ai propri doveri, in caso di un’ impennata epidemica, pardon pandemica, in novembre.
Si chiama insicurezza. Paradossale per uno stato edificato sulla sicurezza sociale…
E, anche se non si ammette, si tratta di sfiducia delle stesse istituzioni persino nelle vaccinazioni. Di qui però, come dicevamo, il martellamento e i titoli compiacenti, come quello Ansa: titolo ( e non è il primo) che in fondo riflette tristemente l’andamento massmediatico generale.
In sintesi, per non mettere a rischio la credibilità del welfare state si terrorizzano le persone.
Naturalmente i difensori della sanità pubblica, in primis il governo (ma anche le opposizioni non scherzano), sostengono che le politiche limitative del libertà, sono temporanee e soprattutto per il bene dei cittadini.
Sostengo invece che il discrimine fra interessi politici e interessi burocratici da una parte, e sincero interessamento per le vite dei cittadini dall’altra, sia molto sottile e non facilmente individuabile.
Inoltre ritengo che si sia si prodotto un micidiale mix di interessi e valori, per così dire, politico-burocratici, difficilmente controllabile nei suoi pericolosi effetti di ricaduta.
Anche perché – ammesso e non concesso, eccetera, eccetera – le buoni intenzioni non bastano. Esistono dinamiche sociologiche, di inglobamento, spesso totale, dell’individuo da parte delle istituzioni, che una volta avviate, non è facile fermare o tenere sotto controllo
Una cosa invece è certa. Quale? Che si va consolidando una tendenza a tramutare in traditore chiunque osi sollevare obiezioni e dubbi. Ovviamente, il clima di intimidazione, favorisce gli opposti estremismi dei Pro vax come de No vax.
Il che spiega gli insulti e le incomprensioni, anche verso chi scrive. Insomma, le difficoltà relazionali, cui accennavo all’inizio.
Quando si tornerà alla normalità? Difficile dire.
(Carlo Gambescia)
P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...
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