*********************senza "metapolitica" si finisce sempre per fare cattiva "politica"*******************
venerdì 17 settembre 2021
La “vera svolta epocale”: il modello securitario
Molti osservatori, come del resto la gente comune, non si rendono conto che la “vera svolta epocale” nella crisi epidemica, pardon pandemica, diciamo tra il prima e il dopo, è nel colpo inferto alle nostre libertà.
Che non è qualcosa che scomparirà con la cessazione dell’emergenza, quando le dure misure prese saranno attenuate e forse in alcuni casi revocate. La legislazione antiepidemica resterà una minaccia sempre incombente sulle nostre teste. Come si dice, una spada di Damocle.
Perché, ecco il punto fondamentale: resterà in piedi, vivo e vegeto, il modello culturale securitario che ne è alla base. Che al minimo accenno reale o virtuale di nuove crisi epidemiche (non da Covid, ma in generale) verrà rispolverato per essere di nuovo esteso alla vita sociale ed economica.
Un passo indietro.
Il termine “securitario” - di origine francese "sécuritaire" da "sécurité publique" - indica, sotto il profilo sociologico, un insieme di provvedimenti politico-sociali tesi al mantenimento della sicurezza e dell’ordine pubblico, misure che ovviamente includono anche l’ambito delle salute pubblica, soprattutto in chiave di interventi preventivi.
Si ricordi, qui, come esempio, l’antico principio di polizia, applicato da Fouché, ministro napoleonico, del prevenire invece di reprimere, nel senso di privilegiare, con arresti mirati, prima, invece di reprimere, dopo, con il sangue. Soluzione più economica, sicura, e in fondo popolare.
Oggi, più modernamente si parla di principio di precauzione sociale mirato ad alcune questioni, terrorismo, ambiente, welfare, eccetera.
In realtà, il concetto di voler prevenire ogni rischio, anche il più lieve, oltre a deresponsabilizzare i cittadini, trasformandoli in ometti impauriti, rappresenta la quintessenza dell’ ideologia securitaria.
Un’ideologia apparentemente soft, rispetto ad esempio alle esperienze hard dei socialismi, perché si richiama alla dolciastra figura sociale del welfare state. Un’ideologia tesa a giustificare, nei campi più svariati, l’intervento dello stato per difendere o accrescere, come si proclama, il benessere dei cittadini.
Attenzione però: benessere secondo lo stato, non secondo i singoli.
Ora, sorvolando su questo aspetto, peraltro grave (se lo stato dice A e il cittadino dice B, il primo in nome dei principi A renderà la vita di B un inferno), va ricordato che lo stato, non è un’idea etica, ma una macchina amministrativa, piuttosto ingombrante, che una volta messa in moto, in nome del prevenire meglio che reprimere, può sospendere, in automatico, le libertà con la giustificazione, sempre in automatico, di preservarle.
E tra le forme di prevenzione, specie in campo sanitario, soprattutto se la gestione è pubblica, c’è quella - se ci si consente l’espressione - di “portarsi avanti nel lavoro “, ossia di prevenire futuri ed elevati costi economici e sociali, intervenendo prima, rendendo però, da subito, la vita del cittadino un inferno. Sempre per il suo bene come si dice.
Però, concettualmente parlando, dal punto di vista istituzionale, come per Fouché, si tratta della soluzione più economica, sicura, e in fondo popolare.
Cosa accaduta negli ultimi venti mesi, che hanno visto il trionfo del modello securitario. Presentato come un successo politico, quindi un modello di nome di fatto. Tra gli applausi dei tanti, forse troppi.
Il che, come dicevamo, rappresenta un grave precedente dal punto di vista della perdita della libertà. Qualcosa, che, nonostante ciò, alla prima occasione, virtuale o reale, verrà riproposto, perché, come si ripeterà, ha sconfitto il Covid.
Ora, non è che si doveva e deve fare il tifo per il Covid. Ci mancherebbe altro. Ma neppure andavano amplificati. come accaduto, i pericoli di un’epidemia, pardon pandemia, sulla quale la scienza, fin dall’inizio si è divisa, come giustamente doveva e deve essere, altrimenti la scienza sarebbe un puro e semplice prolungamento della teologia. Ma questa è un’altra storia.
Sicché, resta il fatto, piaccia o meno, che, socialmente parlando “è passata”, soprattutto dopo l’ultima grave misura sul Green pass, di fatto obbligatorio, l’idea del modello securitario.
Tra l’altro nella passività generale. Questa sì, di tipo sovietico.
Perciò sarà molto difficile fare un passo indietro. (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...
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