venerdì 3 maggio 2019

Salvini e la logica dei campi di concentramento
Il ritorno del filo spinato


Nella storia dell’Italia repubblicana non esistono precedenti. E probabilmente anche nell’intera storia europea dopo la Seconda Guerra Mondiale. Che è storia della libertà.  Di  cosa parliamo?  Del ritorno del filo spinato.  E purtroppo  della mentalità concentrazionaria. 
Se è vero che  le foto  hanno  un valore simbolico, quella  che ritrae Salvini è sovraccarica di simboli barbarici. Dirompente.
Si vede il Giostraio Mancato,  incravattato,  tra il filo spinato, mentre scruta, dall’alto di una torretta,  un orizzonte,  ovviamente popolato di famelici immigrati che vogliono  rubarci  donne e beni.  E in compagnia di un “signore”, anch'egli in ghingheri,  che si proclama liberale. Certo, come quei liberali che tradendo l’idea si schierarono con il fascismo.
Banalità del male? Sì. E siamo stanchi ma non domi di ripeterlo ogni volta.  Insomma,  di fare la Cassandra.  O se si preferisce il guastafeste.  Del resto,  neppure di Mussolini, esistono foto del genere.  C’è  n'è una  che lo ritrae  davanti a un cannocchiale sul fronte greco.   C’era la guerra però. Giusta o sbagliata che fosse, dall’altra parte c’erano le linee nemiche, insomma, gli avversari in armi. Mentre Salvini scruta un nemico immaginario,  frutto della sua mente politicamente malata. Probabilmente vittima del morbo nazista più che fascista. 
Il nemico di Salvini è lo stesso nemico di Hitler: il diverso.  Siamo davanti alla stessa visione antropologica del nazionalsocialismo.   Si vuole  dividere  l’Europa in  tanti  campi  di concentramento.  Che devono ospitare  in primis  gli  europei,  rinchiusi nei ghetti nazionalistici: gabbie dorate si promette.  Ma  di riflesso anche  tutti gli altri:   i diversi  e in particolare chiunque osi bussare alle porte del paradiso dei bianchi,  a cominciare dagli angoli di cielo difesi da Salvini e Orbán.  Si incita all'odio verso gli  immigrati  tout court,   che  per ora, come si dice, vanno  respinti. Di qui i  muri e i porti chiusi. Il filo spinato, insomma.  Ma se "necessario",  dal momento che la logica salviniana  è la stessa dei nazionalsocialisti,  chi ci  garantisce che si eviteranno  "soluzioni finali"?   
Purtroppo sembra essere uguale  anche   l’acquiescenza dei volenterosi carnefici di Salvini, come un tempo di Hitler. Pensiamo a coloro  che lo votano entusiasti.  Il principio è quello demagogico del “Chi volete che liberi, Barabba o Gesù?”. E  da sempre, le emotive folle democratiche rispondono Barabba. Perché stupirsi allora se oggi gridano  i nomi di  Salvini e Orbán?  
Il fatto che il Giostraio Mancato sembri andare orgoglioso di una  foto del genere, denuncia, ripetiamo,  la gravità della situazione. I barbari, non quelli immaginari di Salvini ma quelli veri, finora  nascosti  dentro l'anima cattiva di tanti europei e italiani, sembrano di nuovo riaffacciarsi dai bassifondi dell'ideologia razzista. 
Esageriamo? No, perché  tra i  volenterosi carnefici di Salvini, quelli dalla parte di Barabba, non mancano giornali e giornalisti.  Insomma,  si parla  di una  foto  ignorata dalla stampa nazionale,  a parte “Repubblica”,  che proprio per le sue radici di sinistra l’ha messa   in prima pagina,  perché, piaccia o meno, storicamente consapevole del pericolo.  
Per il resto è silenzio. E anche questo è un grave segnale. Anzi gravissimo.   


Carlo Gambescia