venerdì 10 maggio 2019

Per andare oltre il Salone del Libro di Torino
Salvini, compagno di strada…


Adriano Sofri come intellettuale  può convincere o meno, però  sul “Foglio” una cosa  giusta l’ha scritta. A proposito di che? Dell’esclusione di Altaforte dal Salone Internazionale di Torino (*).
Il vero punto della questione, fa notare, non è rappresentato  dai  contenuti fascisti della casa editrice “vicina a Casa Pound”, come si legge sui giornali, ma dal  fatto, assolutamente  originale, almeno per la storia della Repubblica, che un Ministro dell’ Interno, che dovrebbe  essere  al di sopra delle parti, pubblichi un libro  con un editore di estrema destra.  Quanti ministri democristiani, si chiede Sofri,  pubblicarono ai loro tempi con editori fascisti militanti?   Nessuno. Per non parlare, aggiungiamo,  di ministri liberali, socialdemocratici, repubblicani, eccetera.  Esistevano dei paletti: dei confini politici insuperabili perché  ancora fresco era il ricordo della dittatura e della guerra.  Esisteva, piaccia o meno, una memoria collettiva interiorizzata. O comunque qualcosa che vi si avvicinava.     
Cosa vuole dire Sofri?  Che, al netto delle provocazioni salviniane (ultima, quella di oggi sulla cannabis), veri e propri strumenti di distrazione di  massa, nessuno ha capito, in particolare a sinistra, che  un ministro che  non fa mistero delle sue simpatie ideologiche  indica che è in atto qualcosa di più profondo:  un processo di revisione politica che rischia di trasformarsi in valanga. E cosa, più grave, nessun editorialista   sembra  notarlo.
Sofri ha perfettamente ragione. Il vero punto non è la partecipazione culturale di questo o quell’editore di destra  al Salone del Libro, ma il fatto che  un ministro della Repubblica accetti gaiamente di  vedere il suo nome accanto a quello di Léon Degrelle (nella foto), fondatore del rexismo, combattente nelle Waffen-SS,  intellettuale e politico  dalle spiccate simpatie naziste (**).Si respira, insomma, un’altra aria, brutta aria. Che infetta le istituzioni.  E nessuno sembra accorgersi della cosa.
Si dirà  che  ciò  accade perché Salvini, il Giostraio Mancato, è un ignorante, oltre che uno di quei politici che pur di prendere voti sono disposti ad allearsi anche con il diavolo.  E che quindi  potrebbe fare marcia indietro in qualsiasi momento, professando, con faccia bronzea, il proprio antifascismo. Di qui, forse, la scarsa attenzione dei commentatori per  la cosa...
Sì, potrebbe essere.  Però  va  sottolineata  un' altra questione, sociologica, sfuggita a Sofri.  Un aspetto che va oltre gli uomini per ricondurci alle cose.  
Se si osserva lo sviluppo politico italiano dell’ultimo quarto di secolo, non si può  non notare, sul piano del ciclo politico dell’estremismo, la progressiva  radicalizzazione  dello schieramento di destra, all’inizio addirittura su posizioni  di centrodestra.  Radicalizzazione, successiva a ogni  fallimento politico.  
Berlusconi era più a  destra della Democrazia Cristiana.  Salvini,  più a destra di Berlusconi.  Dopo Salvini che cerca di nascondere le difficoltà con gli alleati  assumendo atteggiamenti duceschi (più di Berlusconi),  chi potrebbe  raccoglierne la sciagurata eredità?   Probabilmente, tralasciando la questione nominale del  futuro leader,  quell’area di estrema destra, alla quale rischiano di   rivolgersi gli italiani, come spesso si legge nei sondaggi,  "dopo averle provate tutte".
Insomma, il vero pericolo  è rappresentato  non  tanto dalle etichette editoriali, in quanto tali,  ma da un oggettivo e progressivo  spostamento  del quadro politico  verso l’estrema destra. Che Salvini, intenzionalmente o meno,  favorisce, come prima Berlusconi.  Favorisce, attenzione. Da compagno di strada.  Salvini asseconda  qualcosa  già in atto, qualcosa  nell’aria e che dunque ha forza propria. Parliamo di un mainstream politico-mediatico consolidatosi, quasi inavvertitamente, negli ultimi  venticinque anni di vita italiana    Il che spiega il silenzio dei giornali osservato da Sofri.
Un processo che si rafforza  sempre più  grazie  a una  sinistra che stupidamente parla lo stesso linguaggio populista di Grillo (che poi, con segno diverso, è lo stesso di Salvini), auspicando alleanze con Cinque Stelle,  principale voce del populismo di sinistra.  Una sinistra  che crede di contrastare  un processo politico oggettivo  rilanciando  isterici divieti in nome di un antifascismo non più interiorizzato collettivamente, ammesso che lo sia mai stato del tutto. L'esclusione di Altaforte dal Salone, non rafforza l'antifascismo, ma porta acqua al mulino della tesi complottistica dei nuovi protocolli dei savi di Davos.  Rivenduta come fake news  al prossimo venturo  spaesato  elettore di  estrema destra.  
Sicché, la sinistra  rischia di  spianare  strada, non tanto  a Salvini, ma a quelli che, se si continua così, inevitabilmente gli  succederanno.  Si chiama  forza sociologica delle cose.  
Che fare allora? Come fermare il ciclo politico dell’estremismo. Come evitare di consegnare, di qui a qualche anno,  l’Italia ai fascisti del Terzo Millennio?
Non certo con gli isterici divieti culturali e gli slogan che nessuno ascolta più. Occorre una risposta politica.  Che purtroppo ancora non si vede.

Carlo Gambescia                         


(*)  Qui l'articolo di Sofri:   https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2019/05/08/news/il-punto-non-e-altaforte-ma-la-combinazione-fra-casapound-e-salvini-253557/

(**) Si veda qui:   https://altafortedizioni.it/tag-prodotto/leon-degrelle/  .  Dobbiamo lo spunto al lettore  Davide Forno.

Nessun commento: