Renzi , Obama e una certa idea dell’Italia
Buona cena Signor Presidente!
Renzi porta con sé a cena da Obama, piaccia o meno, una certa idea dell’Italia. I premi
Oscar Roberto Benigni e Paolo Sorrentino, lo stilista Giorgio Armani, la coraggiosa sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, Raffaele Cantone come testimonial di una giustizia non giustizialista, la brillante curatrice del Moma, l'architetto Paola Antonelli, mentre in
rappresentanza della scienza la direttrice generale del Cern Fabiola
Gianotti per lo sport, la campionessa
paralimpica Bebe Vio.
Naturalmente, alcuni,
sono amici anche di Renzi… Fa parte del gioco. Ma, sullo sfondo, c’è l’idea
di un' Italia mite e universalista, che si
fa conoscere all’estero, creativa, seria, produttiva. Esiste un’ idea dell’ Italia rappresentativa
e alternativa, con lo stesso respiro
internazionale e la stessa concretezza di cose fatte e da fare? Piaccia o meno, no.
La destra chi avrebbe portato? Mi viene da ridere solo a pensarlo. I pentastellati? Ci sarebbe voluto un anno per decidere,
e un altro ancora, per sottoporre il
nome dei candidati al placet di Grillo e Casaleggio jr. Va da sé, che l’idea dell’Italia
di Renzi, non piace a larga parte dell’italiani. Per quale
ragione? Per la stessa ragione che spinge la maggior parte degli italiani a
chiedere tasse più basse e pensioni più alte. Non sanno bene quel che vogliono. Anzi,
no, una cosa, anzi due, anzi tre cose
sanno benissimo: lavorare il meno
possibile, lamentarsi e invidiare chiunque ce l’abbia fatta. E le opposizioni,
di destra e sinistra assecondano, favorendo la confusione e il vittimismo. Di conseguenza: nessuna idea dell’ Italia, se non in negativo. Con la bava alla bocca e le nostalgie autoritarie, fasciste, giacobine.
Renzi, che è molto
pragmatico, per un verso tenta di
cambiare le cose, puntando su una certa idea dell’Italia, seria, costruttiva, apprezzata all’estero,
per l’altro, se vuole durare, come ogni
politico , è costretto ad assecondare la corrente, accontentando piagnoni, sfaticati e invidiosi.
Ogni tanto però ci
scappa l’invito importante. E lì Renzi si prende la sua rivincita. Buona cena Signor Presidente!
Carlo Gambescia
Caro Carlo, sei un inguaribile ottimista. Tu vedi il meglio dell'Italia, quando io noto una spudorata, loffia, propaganda che Renzuccio nazionale tenta di fare alla vigilia di un referendum che lo vede alquanto in pericolo. Portare a Washington quel paraculetto nazionale di Benigni, un guitto da due soldi giunto ai vertici del culturame italico, grazie non a propri meriti, ma ad appartenenza ideologica, è una mossa tipica di un mediocre politico, furbo ma non intelligente, quale è Matteo Renzi. Io ho lavorato per 20 anni in una cooperativa di servizi che prendeva il nome da "Mario Fani", uno dei fondatori dell'Ac; gestivamo la contabilità, le iniziative pubbliche dell'intera Diocesi di Viterbo ai tempi della Dc. La convivenza col partito di Governo non era facilissima, certo, il compromesso Chiesa-Stato era dietro l'angolo ogni giorno; e poi, ci si chiedeva attivismo in occasione delle elezioni; si subivano pressioni; le segnalazioni per un posto di lavoro, l'aiuto e l'assistenza per i bisognosi; insomma, bisognava far quadrare tutto, impresa epica. Eppure si lavorava con diligenza, spirito di corpo e di appartenenza. Io non ero certo un moderato, mi consideravano estremista, sì, ma di centro, con spirito critico mi davo da fare, senza limiti d'orario e di sforzi. Conobbi Andreotti, Evangelisti, cardinali montiniani, e devo dire che la ragion di Stato veniva prima di ogni altra cosa, ma una punta, una puntina di senso religioso, di etica (con cadute verticali) esisteva, almeno così pareva. Oggi? Morte le ideologie, finiti gli ideali, la politica è un postribolo di bassi interessi (come prima, del resto), dove vince non il più intelligente ed esperto, ma il più cialtrone, il buon comunicatore: il berlusconismo è la nuova frontiera riveduta e corretta del renzismo. Bocconi e Luiss sono le fabbriche dello specialismo, del dilettantismo utile alla futura nomenklatura. Carissimo Carlo, tu vedi bianco perché hai occhi puri, e ciò ti fa onore. Poi sei un sociologo di razza (nessuno è perfetto) e fai della tua scienza un osservatorio oggettivo per quanto sia possibile con le umane cose; ciò ti rende propositivo, tendi ad analizzare con passione e bontà ogni stato nascente. Io, che leggo la storia in senso ciclico e decadente, non posso che tapparmi il naso e strillare: mille e non più mille...
RispondiEliminaTouché... ;-) P.S. Alle tematiche che hai ricordato (decadenza, senso ciclico eccetera), ho dedicato il mio ultimo libro, in uscita a breve. Ovviamente dal punto di vista sociologico. Nessuno è perfetto. ;-) Un abbraccio!
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