La scomparsa di Dario Fo
Uno di meno
Oggi,
mentre lavoravo, mi sono alzato di
scatto dalla scrivania. E dopo un attimo di
raccoglimento, ho cominciato ad alzare ritmicamente
le braccia al cielo, accompagnando il gesto, come fanno i pellerossa, pardon, i
nativi americani, con movimenti delle ginocchia, sempre più rapidi, come se stessi ballando, ma da fermo.
Il tutto accompagnato da gorgoglii, borborigmi, e da una flatulenza, traditrice e rumorosissima,
che ha scandalizzato mia moglie…
Io però, prima
che parlasse, magari per chiedere la separazione, l’ho bloccata: “ Come, non riconosci l’arte di Dario Fo? Sto sfidando il potere. Celebro
un grande artista e mi alleno per il Nobel”.
Però
c’è un problema, ho subito pensato non sono comunista. Quindi…
Negli
anni Ottanta del secolo scorso c’era un deputato missino, un omaccione, non ricordo il nome, fascistissimo che girava per Roma in camicia
nera. Un personaggio patetico. Ogni volta
che al bar ordinava un aperitivo, chiedeva un rosso e subito aggiungeva, ad alta voce, guardandosi intorno
con tono di sfida: “Uno di meno!”.
Io
che non sono fascista, quando ho saputo della morte di Fo, ho pensato la stessa
cosa. Devo preoccuparmi?
Carlo Gambescia
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