mercoledì 27 aprile 2016

“Roma città aperta”, una lettura non conformista
Grande film, piccoli uomini




“Roma città aperta” è un capolavoro. Lo affermo da spettatore, ancora emozionato.  Lunedì mattina, appena sveglio, sono rimasto incollato davanti alle immagini in bianco e nero di una Roma sfigurata dalla paura. E  così  ho rivisto il film di Rossellini per l’ennesima volta.   E con immenso piacere.
Al grande fascino del film corrisponde però altrettanta ambiguità ideologica. Senza nulla togliere all’eroismo, storicamente provato con altri nomi ovviamente, di Don Pietro (Aldo Fabrizi) e alla  abnegazione  dell’ingegnere Giorgio Manfredi (Marcello Pagliero), il primo fucilato, il secondo, come tanti resistenti, torturato a morte dai nazisti, il film di Rossellini  conferisce ai comunisti un lasciapassare politico  che non meritavano.  E non meritano.  Assolutamente. 
Il che non significa attenuare le responsabilità degli aguzzini nazifascisti: la "sora Pina" di Anna Magnani che cade sotto i colpi di mitra degli sgherri tedeschi, solo perché vuole difendere l’uomo che ama,   resterà per sempre nell’immaginario collettivo degli italiani, come monito. Le stesse, implacabili, inquadrature dei rastrellamenti, che non potevano e non possono non restare  scolpite nella mente degli  spettatori (basta interrogarne a caso qualcuno), spiegano  tante cose di oggi: ad esempio la ritrosia, che tutti proviamo,  verso l’impiego di mezzi repressivi  che possano solo lontanamente ricordare quelli ordinati  da Hitler e dai suoi scherani.  Ma questa è  un’ altra storia…   Torno sul punto. Il maggiore Bergman (Harry Feist), si rivolge a  Manfredi, militante comunista, ormai in punto di morte dopo aver subito orribili torture, ricordandogli che i comunisti non lottano semplicemente per la libertà ma per imporre in Italia il proprio ordine politico.  
Il che  era vero, come provano gli storici. Però mettere in bocca a un feroce ufficiale nazista una tesi del genere significava privarla di qualsiasi valore politico: depotenziare qualsiasi differenza politica tra regimi liberal-democratici e dittature comuniste nel nome di una presuntiva fedeltà antifascista decisa, imposta e difesa dai sovietici fino alla caduta del regime nel 1991. Insomma,  Rossellini e i suoi sceneggiatori (tra i quali non mancava  Fellini), in quell’inverno del 1945, usando il classico argumentum ad hominem, conferivamo dignità culturale  e popolarità a una vulgata politica, di parte, che avrebbe trasformato sistematicamente ogni anticomunista, anche democratico, in  fascista.  E, al tempo stesso, come dire,  rilasciavano  una patente democratica a  un partito, quello comunista, che democratico non era…
Argomentazione, a dire il vero ciellenista, poi  dell’arco costituzionale antifascista,  usata politicamente da Togliatti contro De Gasperi e successori;  da Berlinguer contro Craxi;  dalla “mite” sinistra post-comunista contro Berlusconi. E ora  potrebbe toccare a Renzi.
Esagero?  In fondo, si parla solo di un film. Di una grande pellicola dietro la  quale  però  continuano a nascondersi piccoli uomini.  Sapete su quale rete  televisiva l’ho rivisto?  La terza rete della tv di stato.  Trasmesso il giorno della Festa della Liberazione.  Quando si dice il caso.
Festa di tutti,  ma a quanto pare,  non degli anticomunisti.

Carlo Gambescia              

  

2 commenti:

  1. I comunisti son sempre stati furbi nel trasmettere messaggi, attraverso l'arte pittorica (Picasso), cinematografica, letteraria e musicale. La scuola poi è stata la palestra per reclutare militanti, acculturare le masse secondo l'ideologia. Del resto il senso di colpa di chi comunista non era, ha fatto il loro gioco.
    Oggi, dopo il crollo del Muro di berlino, i compagnucci si son rifatti il trucco, ma sotto sotto il volto rimane lo stesso: quello di chi ha abbracciato una visione del mondo sconfitta dalla realtà e dalla verità, ma che comunque gli consente di stare al potere.
    Concordo con te, Carlo, il film è un capolavoro. Fabrizi dà il meglio di sé come grande interprete e la Magnani è magicamente possente.

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  2. Grazie Angelo! Ricambio il commento con un abbraccio! :-)

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