venerdì 15 aprile 2016

L’ultimo saluto a Casaleggio al grido di “Onestà!”
    Una banda di onesti     



Politicamente parlando, l’onestà è un pre-requisito.  Se un partito  se ne appropria e ne fa  un  programma, l’onestà diventa l' arma finale da usare contro avversari trasformati in nemici  politici, solo perché  membri di un altro partito: partito "altro", quindi disonesto.  
Al massimo,  la lotta alla corruzione politica può avere un tratto emergenziale. Non strutturale. Se lo diviene, dal momento che la corruzione è (economicamente) legata all’estensione del ruolo dello stato (e quindi basterebbe fare un passo indietro),   l’onestà si trasforma  in pericolosa "categoria dello spirito", come il concetto di razza per i nazionalsocialisti e  quello di classe per i comunisti. Qualcosa  per chiudere ogni discussione politica e tappare  la bocca del “nemico politico”  :  “Zitto tu, appartieni a un partito di disonesti”.    
Infatti, che di differenza c’è con “Zitto tu,  perché sei ebreo”? Oppure “Zitto tu,  sporco borghese nemico del popolo” ?  Pertanto quel grido “Onestà!” ai funerali di Casaleggio, lanciato dai suoi orfani, assomiglia al  più  sinistro  dei “Sieg Heil!”.   
Esageriamo? I pentastellati  come nuovi nazisti?  Di certo, la mentalità totalitaria è la stessa: affermazione  di assoluta  purezza   ideologica (“noi” i soli onesti); semplificazione cognitiva (per essere definiti disonesti è sufficiente appartenere a un partito dove si sono registrati casi di corruzione); prevalenza del gruppo sul singolo  (lo stato è la soluzione non il problema).  Manca solo il passaggio all’atto: le squadre paramilitari. Del resto  i pentastellati  non hanno ancora quel 51 per cento cui anelano, per governare, come asseriscono.  Ma chissà,  una volta agguantato il potere perché escludere,  anche con scopi occupazionali e di consenso,  la formazione  di  un’ occhiuta Milizia Nazionale per la Difesa della Moralità Politica?    
In realtà,  come per il nazismo,  andrebbero indagate le ragioni del consenso al M5S.  Il vero rompicapo politologico  non è  rappresentato dalle figure di  Hitler e Grillo,  ma dalle ragioni del consenso a  movimenti politici totalitari.  Quali sono i meccanismi sociologici che spingono a votare una banda di razzisti o una banda di onesti ?  Qui  tornano alcune questioni fondamentali: congiunturali,  i morsi della  crisi e la dissoluzione dei partiti tradizionali;  strutturali: lo spirito gregario e  la neofobia. Potremmo aggiungere nel caso italiano la mancata formazione di  un  vero tessuto civico e liberale.
Probabilmente  dietro il voto al M5S,  si nasconde il nostro  antico individualismo protetto, sul quale giocò anche il fascismo negli anni del suo maggiore consenso: un  contraddittorio mix  di  individualismo e statalismo, di anarchismo e voglia di  protezione pubblica.  Per farla breve, pensiamo a  quell’ idea, che purtroppo alberga  nel cuore di tanti nostri concittadini:  fare l' italiano con il culo degli altri italiani,  se ci si perdona l’espressione.  La colpa, insomma,  deve essere sempre di qualcun altro. "Peso" antropologico, alla lunga insostenibile. Di qui, la necessità ciclica  di un movimento politico in grado di giocare al rialzo e così alleggerire momentaneamente il "peso" individuale puntando sul capro espiatorio collettivo.  Nel 1938  furono scelti  gli Ebrei, oggi  i Disonesti.   
Carlo Gambescia


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