Il capitalismo?
Una automobile da corsa... dai freni
difettosi
Spesso coloro che parlano di riforma morale del capitalismo vengono
derisi. In effetti, se poi alle parole non corrispondono i fatti, non è facile
credere alle “narrazioni” dei nuovi puritani… I quali invocano un capitalismo
sobrio, animato da seri e laboriosi produttori e non da avidi e stupidi
speculatori.
A coloro che predicano la nascita di un capitalismo sobrio, i derisori
oppongono la sua irriformabilità. In primis, perché produrre significa
consumare, di qui la necessità di una cultura consumistica: l’esatto opposto
della sobrietà auspicata dai riformatori.
La società è un insieme di stili di vita, spesso di un unico stile di vita, che
dall’alto progressivamente ricade e conquista culturalmente chi si trova negli
strati intermedi e inferiori. Perciò non è detto che uno stile di vita sobrio
“in alto”, come auspicano i riformatori, non possa non estendersi “in basso” .
Ma un capitalismo sobrio, privo di consumatori come di merci, le più diverse e
“appetibili”, può essere definito ancora tale?
Probabilmente la questione della sobrietà, anzi della “trasmissione” della
sobrietà, è uno degli anelli più deboli dell’intero sistema economico. E per
una ragione molto semplice. Perché concerne la sua riproduzione economica e
sociologica. Sotto questo aspetto il capitalismo ricorda una automobile da
corsa lanciata a velocità folle, ma dai freni difettosi. Il rischio principale
resta perciò quello dell’autodistruzione.
Va però qui fatta un’osservazione: il capitalismo è un sistema economico, la
società un sistema politico e culturale. Ora, la riproduzione economica può
dipendere da quella politico-culturale (e viceversa). Perciò, nulla impedisce
che quei “freni” possano essere “riparati” anche in corsa. Ciò significa che
piuttosto che una riforma morale del capitalismo, occorre una riforma politica
e culturale della società, capace di influire - senza pretendere di
determinarli - sui meccanismi economici. E qui si apre un’altra questione,
determinante per il nostro futuro : esiste oggi una classe politica
culturalmente in grado di saltare sull' “automobile” in corsa?
Carlo Gambescia
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