Il libro della settimana: Antonio
Gnoli, Franco Volpi, I filosofi e la vita, Bompiani, Milano
2010, pp. 214, euro 10,50.
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Leggendo
libro di Antonio Gnoli e Franco Volpi ( I
filosofi e la vita, Bompiani, Milano 2010, pp. 214, euro 10,50) ci
è tornato in mente un passo della Recherche
proustiana: “ La nostra memoria e il nostro cuore non sono abbastanza grandi da
poter essere fedeli. Non abbiamo abbastanza spazio, nel nostro pensiero
attuale, per custodirvi i morti accanto ai vivi”.
Perché? Franco Volpi è scomparso da circa un anno e francamente l’ omaggio
postumo di Antonio Gnoli, che raccoglie scritti e interviste a quattro mani
apparse in larga parte su “Repubblica”, se non può definirsi del tutto
"infedele" risulta comunque deludente. Dispiace dirlo, ma nei testi
riuniti sembra prevalere l'aneddotica: il Volpi curioso giornalista di
occasione pare avere la meglio sul Volpi severo storico di mestiere.
Si badi: I filosofi e la vita
resta un libro interessante. Si parla e si fanno parlare Georg Gadamer, Ernst
Jünger, Armin Mohler, Ernst Nolte, Martin Heidegger, Carl Schmitt e altri
protagonisti e comprimari di un infuocato Novecento. Ma si resta in superficie,
cadendo talvolta nel pettegolezzo. Come ad esempio qui:
.
“ La previsione di Elfride [ moglie di
Heidegger, n.d.r.] appare esatta. Le pallide scuse di Martin [Heidegger,
n.d.r.] non riescono a occultare minimamente la sua recidiva incontinenza
erotico-sentimentale: si raggiunge il colmo nell’aprile del 1970. Ad Augusta,
durate un incontro amoroso con un nuova amante, l’ormai ottantenne Martin è colto
da un infarto che lo lascia semiparalitico. Con urgenza è trasportato in
ambulanza a Friburgo, dove Elfride lo prenderà in cura” (p. 114).
.
Oppure si nuota nel frivolo come in questo
passo dell’intervista a Hermann Heidegger, figlio del filosofo:
.
“ [Gnoli e Volpi:] ‘Si parlava all’inizio
delle conversazioni a tavola del fatto che suo padre s’interessava
dell’attività sportiva. E’ un lato della sua vita poco conosciuto. Può dire
qualcosa di più?’ [Hermann Heidegger:] ‘Da giovane ha praticato molto sport: è
stato un buon atleta, soprattutto ginnastica attrezzistica, ha giocato a
calcio, ha remato e soprattutto sciato. Amava guardare le partite della
nazionale di calcio, e quando c’erano incontri importanti li seguiva da una
televisione di un vicino. Tifava molto per Beckenbauer.’ [Gnoli e Volpi:]
‘Chissà se ha visto Italia-Germania dei mondiali di calcio del ’70, quella che
finì 4-3 per noi?’ [Hermann Heidegger:] ‘Non so, ma se l’ha vista non deve aver
gioito per il risultato ‘ ”. (p. 103).
.
Insomma, non si intravede il Volpi dotto
studioso del linguaggio heideggeriano, ma solo un Volpi da “Processo del
Lunedì”, più o meno filosofico. Come del resto non si scorge il brillante
anatomo-patologo del nichilismo. Certo, qui è là si può cogliere qualche perla,
come questo giudizio sui dinamitardi scritti politici di Ernst Jünger (Politische Publizistik 1919-1933,
tradotti in Italia da Libreria Editrice Goriziana):
.
“Insomma, questi saggi sono la migliore
testimonianza storica della confusione che regnava in quegli anni (…). La
storia non li aveva ancora riempiti di vita vissuta e di dolore (…). Lo
scrittore eredita dal soldato la disciplina ascetica che gli consente di far
sgorgare dall’intimo, in forma di energia pura, quel dono che Jünger possiede
per natura che è la scrittura. Al di là del contenuto dei saggi, anzi proprio
in considerazione del loro legame ai convulsi fatti del giorno, quindi del loro
carattere istantaneo e della febbrile frenesia in cui furono stesi, colpisce la
purezza olimpica dello stile: Uno stile che si impone anche contro le idee” (p.
75).
.
Eccellente. Ecco, quel che manca ne I Filosofi e la vita è lo stile di
Volpi. Non lo stile di scrittura, che comunque "si sente" anche nella
raccolta. Bensì lo stile filosofico che ha distinto tutta la sua produzione
scientifica. Quello stile grazie al quale, per dirla con Vico, la curiosità
"partorisce la scienza". Peccato.
Carlo Gambescia
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