giovedì 2 aprile 2009

Il libro della settimana: Reinhart Koselleck, Il vocabolario della modernità. Progresso, crisi, utopia e altre storie di concetti, presentazione. di Luca Scuccimarra, il Mulino, Bologna 2009, pp. XVIII-160, euro 15,00.

https://www.mulino.it/isbn/9788815127846

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Complimenti al Mulino, grande macinatore di cultura. Perché? Ma per l' eccellente idea di pubblicare la notevole raccolta di scritti intorno alla Begriffsgeschichte (storia dei concetti) di Reinhart Koselleck, grandissimo storico tedesco scomparso ottantenne nel 2006.
Parliamo de Il vocabolario della modernità. Progresso, crisi utopia e altre storie di concetti (il Mulino, Bologna 2009, pp. XVIII-160, euro 15.00). Ma alla casa editrice bolognese dobbiamo anche la precedente e meritoria pubblicazione di altre due opere dello storico tedesco: Critica illuminista e crisi della società borghese (1972, ed or. 1967); La Prussia tra riforma e rivoluzione. 1791-1848 (1988, ed or. ). Per ulteriori informazioni sulla sua figura si veda qui: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2006/02/riletture-reinhart-koselleck-1923-2006.html .
Il vocabolario della modernità, che si avvale della cristallina presentazione di Luca Scuccimarra, riprende temi e scritti che, come accennato, rinviano alla importante collezione "Lexicon - Geschichtliche Grundbegriffe": Il "Lessico storico dei concetti politici", da lui fondato e diretto con Otto Brunner. Dove, Koselleck e collaboratori hanno usato al meglio in campo storiografico gli strumenti della sociologia, delle scienze politiche e giuridiche, della filologia e della semantica storica, Applicandoli in particolare - ovviamente semplifichiamo - allo studio storico della modernità. Ma in che modo? In chiave di analisi genealogica del rapporto tra concetti, come forme linguistiche e culturali, e l’ esperienza storica degli uomini in carne e ossa, come svuotamento e riempimento dei concetti di significati, o contenuti, sempre differenti.
Il lettore non deve spaventarsi perché con Reinhart Koselleck è come andare in alta montagna in compagnia di una guida eccellente: man mano che si sale, l’orizzonte si schiarisce, la vista e l’aria si fanno più pure. Mentre i sentieri sui quali ci si inerpica si fanno addirittura meno faticosi. E questo grazie alle capacità interpretative e allo stile di scrittura (tra l’altro la traduzione di Carlo Sandrelli è molto buona) di Koselleck. Il quale ci aiuta a scalare concetti storici, in apparenza complicati, come quelli di progresso e decadenza, emancipazione, crisi, patriottismo, utopia. Spiegandone origini, sviluppi, variazioni e significati. E, purtroppo, limiti, talvolta molto pericolosi... Prendiamo, ad esempio, i concetti di progresso e decadenza. Scrive Koselleck:
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“Rimane insuperata la formulazione data già dagli antichi alla consapevolezza che, per unità d’azione identiche [nel senso del contesto e degli attori storici riguardanti un certo periodo N.d.R.], ogni ascesa è poi seguita da un declino e che nel caso di diverse unità d’azione l’ascesa dell’una implica il declino dell’altro. Tuttavia per le persone che si sentono chiamate in causa non si può neppure rifiutare l’interpretazione cristiana del profectus come atteggiamento e disposizione dell’anima in contrasto con tutti i disordini di questo mondo. Si impone dunque la conclusione che il progresso dell’epoca moderna, a dispetto della sua pretesa di universalità , corrisponde soltanto a un’esperienza parziale, di per sé corretta, ma che ha scoperto e oscurato per motivi concettuali altre modalità di esperienza. E’ infatti evidente che esistono strutture di lungo periodo che si conservano nella storia umana senza essere intaccate dal progresso tecnico e industriale” (pp. 68-69).
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Per farla breve, Koselleck ci fa capire, grazie alla sottile intelligenza di storico, che il progresso umano, così come viene interpretato dai moderni in chiave unilineare, non ha precedenti. E per almeno tre ragioni.
In primo luogo, perché lo spirituale profectus, viene sostituto dal mondano progressus: da Dio si scende fino agli Uomini, lasciando, pericolosalemente, le iniziali maiuscole. In secondo luogo, storicamente, perché la storia comprova soltanto un ciclico, spesso tragico, alternarsi di sviluppo e decadenza delle civiltà. E, in terzo luogo, concettualmente, visto che i moderni, a differenza degli uomini dell’ antichità e del medioevo, hanno sprezzantemente cancellato dal vocabolario delle idee il termine decadenza. Fissando lo sguardo, come sotto ipnosi, solo sui concetti di sviluppo e progresso.
Ma questo è solo un assaggio. Perciò invitiamo i lettori a scoprire i tesori che si nascondono dietro, l’apparentemente ostica (a partire dalla terminologia), Geschichtliche Grundbegriffe , elaborata da Reinhart Koselleck: vero ricercatore dell’Arca Perduta dei concetti storici. Un libro da non perdere, e se ci passa la caduta di stile, come il bel film che apre il ciclo di Indiana Jones. Con una differenza, che con qualsiasi opera di Koselleck non ci si annoia mai, mentre con il sequel di Spielberg sulle improbabili imprese di un archeologo sempre più imbolsito, sì.

Carlo Gambescia 

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