venerdì 3 aprile 2009

Il G20 di Londra
Il "teatrone" della politica mondiale



Un senso di noia per i vuoti giri di parole dei politici e dei media. Ecco quel che proviamo ogni volta che i “Grandi della Terra si riuniscono", come alcuni scrivono con enfasi.
E anche questa volta, in occasione dell'incontro londinese del G20, abbiamo provato una sensazione del genere. Quella noia che sommerge quando si vede per la centesima volta la stessa commedia con gli stessi pessimi attori.
Del resto la retorica del cauto ottimismo fa parte della cassetta degli attrezzi del politico di oggi (per alcuni da sempre) : si dice e non si dice, grandi sorrisi, strette di mano, foto di gruppo.
Ma lo stesso vale per quello che è avvenuto all’esterno, nelle strade. Dove si è praticata una specie di retorica della rivoluzione permanente. Che, a sua volta, fa parte della cassetta degli attrezzi del rivoluzionario no global, modello anni Novanta: polizia schierata; dimostranti in piazza; nessun sorriso, solo lanci di pietre e colpi di manganello; il fumo dei lacrimogeni e gli slogan aggressivi. Anche qui stessa sensazione di déjà vu .
Quale? Di un vuoto rito, messo ai disposizione del media. E officiato da un pugno di politici in abito scuro che devono promettere quel che poi non manterranno. Il tutto in graziosa compagnia (si fa per dire) di un altrettanto striminzito gruppo di contestatori che invece deve giocare alla rivoluzione. E purtroppo anche questa volta, come si dice, c’è scappato il morto.
Quanto ai provvedimenti presi - se di provvedimenti si tratta - resteranno lettera morta.
Crediamo, ma anche questa è solo un’impressione, che a livello sistemico (politico, economico, mediatico) vi sia la fondata speranza che l’addomesticamento, anche della crisi in atto, passi attraverso recite a soggetto, come Londra. Dove politici e dimostranti, recitando, come attori (sociali) consumati, ruoli divergenti, ovviamente ripresi dall’occhio delle telecamere riunite, debbano testimoniare, come da copione, che ancora esiste la democrazia. E che, di riflesso, la sua "esistenza in vita" debba manifestarsi, maestosamente, nel grande teatro-mondo, attraverso una maggioranza di governo sorridente e una minoranza grintosa, con capacità di controllo, attiva nelle piazze. Insomma, il gioco delle parti su scala mondiale: un "teatrone" della politica. Vale a dire: le riforme restano lontane, la rivoluzione pure.
Che noia.
Carlo Gambescia 

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