Il libro della settimana: Bruno Leoni: Il pensiero politico moderno e
contemporaneo,
a cura di Antonio Masala, introduz. di Luigi Marco Bassani, Liberilibri,
Macerata 2009, pp. XLX-440, euro 22,00.
http://www.liberilibri.it/bruno-leoni/128-il-pensiero-politico-moderno-e-contemporaneo.html |
Bruno Leoni (1913-1967) è un pensatore liberale. Anzi, per molti dei suoi attuali estimatori è addirittura un Libertarian italiano, attivo, "purtroppo", in un periodo storico - gli anni Cinquanta e Sessanta - egemonizzato dal pensiero marxista e cattolico-sociale.
Sul suo libertarismo - in tempi in cui tutti si definiscono libertari, persino i postfascisti del Secolo d'Italia - non ci pronunciamo. Però riteniamo utile consigliare la lettura, anche ai non liberali, de Il pensiero politico moderno e contemporaneo, (a cura di Antonio Masala, introduz. di Luigi Marco Bassani, Liberilibri, Macerata 2009, pp. 440, euro 22,00). Dove sono raccolti alcuni importanti scritti di Bruno Leoni, risalenti appunto al periodo della dittatura culturale “olista” ( per alcuni malevoli: cattocomunista). Anche perché Leoni non nascose mai di essere un individualista metodologico, addirittura “integrale” secondo un suo interprete.
Per Leoni l’individuo precede la società. E lo stato non è che un gruppo sociale, puramente nominale, dietro il quale si cela il potere di precisi individui, con tanto di nome e cognome.
A fronte di una posizione così radicale, molti olisti, come chi scrive, avrebbero dovuto lasciar dormire i libri di Leoni tra la polvere degli scaffali. E invece no. Lo abbiamo sempre letto con interesse, anche quando non era famoso - ovviamente, quel poco che era in circolazione - apprezzandone lo stile di scrittura, l'arguzia e la profondità di ragionamento.
Prendiamo, ad esempio, il primo saggio riproposto in questo bel volume: “Storia del pensiero politico dell’Ottocento e del Novecento” (pp. 5-208). Ebbene, lo avevamo letto avidamente molti anni fa nelle Questioni di Storia Contemporanea di Marzorati (vol. II, pp. 1121-1264), dove era apparso per la prima volta nel 1952. Rimanendo colpiti dal suo taglio, tutto giocato sulla distinzione hayekiana, a quei tempi ignota in Italia, tra individualismo puro (buono) e individualismo spurio, costruttivista (cattivo). E in particolare dalla trattazione dell’utilitarismo, che pur con alcune riserve, Leoni riconduceva, molto prima di Alain Caillé e del Mauss, nell’ambito di un pericolosa visione politicamente moralistica, dove in nome della felicità dei “molti” lo Stato poteva "giustamente" sacrificare i “pochi”. Pertanto il volume andrebbe acquisito e letto solo per questa acuta analisi dell’utilitarismo, come forma di individualismo costruttivista, o come si direbbe oggi “protetto”.
Il pensiero politico moderno e contemporaneo offre anche alcuni saggi di analisi (pp. 213-284), severi quanto onesti, del pensiero marxiano, nonché un’ acutissima indagine dei rapporti tra liberismo e liberalismo, partendo dalla famosa polemica Croce-Einaudi.
Leoni sembra non dare ragione a entrambi. A Einaudi, per
la timidezza nel ribadire il legame tra libertà politica e libertà economica. A
Croce, per la filosofica veemenza nell’asserire la natura esclusivamente
teoretica, quasi stellare del liberalismo. E perciò né politica, né economica.
Purtroppo crediamo che proprio in virtù del suo individualismo metodologico che ben si mescola con con la sua volontà professorale di tenere il pensiero liberale au-dessus de la mêlée, Leoni promuova il liberalismo - andando oltre la filosofia, la politica e in certo senso l'economia - al rango di scienza, confondendo così la norma con la descrizione di un fenomeno. E in questo senso, dispiace dirlo, sarebbe più giusto parlare di integralismo liberale invece che di liberalismo integrale. E come è noto l’integralismo non giova né alla ricerca né alla lotta politica.
Del resto, come mostra l’ultima parte del volume, dedicata alle questioni (più pratiche) della libertà economica, della democrazia e del socialismo (pp. 377-428), all'autore sembra sfuggire, almeno nei saggi qui pubblicati, la questione del potere come fattore di organizzazione, decisione e conflitto. Il che crediamo dipenda dal suo privilegiare l’ordine spontaneo della società rispetto a quello artificiale, se non talvolta artificioso della politica. Cosicché Leoni rischia di scorgere nell’organizzazione e nella decisione politiche solo un fattore di subordinazione dell’individuo a soffocanti entità collettive. E nel conflitto, solo una rivolta dell’individuo verso istituzioni altrettanto oppressive.
Il che può essere anche vero, ma come insegna Carl Schmitt, è solo una parte della storia.
Purtroppo crediamo che proprio in virtù del suo individualismo metodologico che ben si mescola con con la sua volontà professorale di tenere il pensiero liberale au-dessus de la mêlée, Leoni promuova il liberalismo - andando oltre la filosofia, la politica e in certo senso l'economia - al rango di scienza, confondendo così la norma con la descrizione di un fenomeno. E in questo senso, dispiace dirlo, sarebbe più giusto parlare di integralismo liberale invece che di liberalismo integrale. E come è noto l’integralismo non giova né alla ricerca né alla lotta politica.
Del resto, come mostra l’ultima parte del volume, dedicata alle questioni (più pratiche) della libertà economica, della democrazia e del socialismo (pp. 377-428), all'autore sembra sfuggire, almeno nei saggi qui pubblicati, la questione del potere come fattore di organizzazione, decisione e conflitto. Il che crediamo dipenda dal suo privilegiare l’ordine spontaneo della società rispetto a quello artificiale, se non talvolta artificioso della politica. Cosicché Leoni rischia di scorgere nell’organizzazione e nella decisione politiche solo un fattore di subordinazione dell’individuo a soffocanti entità collettive. E nel conflitto, solo una rivolta dell’individuo verso istituzioni altrettanto oppressive.
Il che può essere anche vero, ma come insegna Carl Schmitt, è solo una parte della storia.
Carlo Gambescia