Il caso Navalny e l’equilibro di potenza
Perché la Germania ha così a cuore la sorte di Alexei Navalny? Diciamo subito che è molto probabile che il dissidente, duro oppositore di Putin, sia stato avvelenato per essere tolto di mezzo, come i medici tedeschi sembrano confermare.
I servizi segreti, come quelli di ogni stato totalitario, non hanno bisogno di ordini, sanno cosa devono fare e si attivano in automatico come da routine. Per contro nei paesi liberal-democratici, almeno sulla carta, esistono più controlli.
Dicevamo, perché? Innanzitutto per ragioni storiche: Russia e Germania, si sono sempre contese lo stesso spazio (a Est dell’una, a Ovest dell’altra). Una contesa che ha addirittura radici medievali di natura religiosa, culturale, economica e militare, via via consolidatesi, prima con l'emergenza dello Stato russo nei primi secoli dell'età moderna, poi con l'unificazione tedesca a guida prussiana. Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Per usare, una terminologia, oggi bandita dai testi di scienza politica, Russia e Germania sono “nemici naturali”.
Naturalmente, non vanno sottovalutate le ragioni del presente confronto. In primis, la politica espansionista russa nel Mediterraneo orientale e la notevole attenzione verso la Libia, nonché il riaffiorante (in questi giorni) dissidio storico tra Grecia e Turchia. Sono questioni che preoccupano la Germania , soprattutto dinanzi all’inazione italiana ed europea (con qualche segno di vita da parte della Francia).
In secundis, la Germania non vede di buon occhio il contenimento attivo russo della pressione economica e politica tedesca verso Est. La Russia finanzia e arma i movimenti amici come in Ucraina e Bielorussia e non disdegnerebbe di avanzare a Ovest. In fondo, come detto, si tratta di eredità geopolitiche riassunte storicamente sotto i concetti opposti di Marcia verso Est (Germania) e Marcia verso Ovest (Russia).
In tale contesto, Alexei Navalny rappresenta per la Germania un’ottima carta da giocare per infastidire Putin sul piano dei valori, quindi della nobile causa politica, quella dei diritti umani, sulla quale accendere i riflettori del mondo. Colpo in parte andato a segno, perché nella polemica in corso la Russia sembra mantenersi sulla difensiva.
I mass media si sono soprattutto preoccupati della questione morale e dei risvolti da spy story. Quanto alla pubblica opinione occidentale, a destra, gli amici di Putin tacciono, magari sostenendo tra le righe la tesi che da che mondo è mondo la politica non è che la continuazione della guerra con altri mezzi, compreso il veleno. Oppure si evoca, condannandolo, l’attacco tedesco alla sovranità russa, come se Mosca fosse la Repubblica di San Marino.
A sinistra invece, dove Putin ( a parte alcune frange lunatiche) non è molto amato, si evoca, pur con qualche riserva verso la buona fede della Signora Merkel, la questione dei diritti umani in nome naturalmente di una democrazia calpestata in Russia.
Ovviamente, Germania e Russia non hanno alcuna intenzioni di farsi guerra. Anche se non va dimenticato che il ritiro parziale delle truppe Usa annunciato da Trump indebolisce militarmente non solo la Germania. La Nato, a prescindere dai bizzarri ripensamenti a getto continuo del magnate americano, resta tuttora un fondamentale strumento di dissuasione nei riguardi dei russi. Un’Europa “putinizzata” sarebbe altrettanto pericolosa per gli Stati Uniti, come la passata minaccia di un’ Europa “sovietizzata”. Per dirla alla buona, il lupo cambia il pelo ma non il vizio: il panslavismo non è una barzelletta fuori corso. Come del resto il pangermanismo… La grande alleanza politica e militare tra Europa e Stati Uniti resta fondamentale per garantire la libertà in Europa e l’ equilibrio di potenza con Mosca e con la stessa Cina. Equilibrio che resta propedeutico alla pace.
E l’Italia fa? Come detto, resta a guardare e si divide sulle figurine, pardon sulle mascherine…
Carlo Gambescia