giovedì 1 novembre 2018

Dal 28 ottobre 1922 al 28 ottobre 2018
Dugin alla Mezz'ora,  in attesa di andare dalla Venier…




Quando si dice il caso. Il 28 ottobre,  anniversario della marcia su Roma, data che i neofascisti italiani  celebrano ancora oggi  con banchetti e cerimonie, Aleksandr Dugin, pensatore  eurasista,  profeta del nazional-boscevismo, da lui riverniciato come Quarta Teoria Politica,  rossobrunismo al cubo,   ha inaugurato  ufficialmente,  con un’intervista a "Mezz'ora",  il nuovo corso  populista e filofascista della Rai.   Ovviamente con due commissari politici  aziendalisti  in studio, annuenti, talvolta benedicenti:   la conduttrice,  Lucia Annunziata  e l' "ospite" Paolo Mieli, con regolamentare libro appena uscito.    
Dugin  ha  detto cose profondamente fasciste  a un’ intervistatrice in formato  Sky,  che non ha mai battuto ciglio. Come le imperturbabili giornaliste dei film  sui  ritorni di Hitler  e Mussolini. Dugin  ha rivendicato, in discreto italiano,  l’importanza  dell’ ”illiberalismo”(si legga, antiliberalismo), negando, senza tanti giri di parole,  il  valore  di una tradizione di pensiero, come quella occidentale, che pone al centro l' individuo.   Del resto l'anti-individualismo,  come ammette  fervidamente Dugin,   risale  alle gloriose correnti slavofile dell’Ottocento, violentemente anti illuministe. Niente di nuovo, dunque. Concezioni nelle quali egli,  studioso di Evola,  si riconosce, ripetiamo,  con grande entusiasmo. Di qui,  le sue fitte frequentazioni, che risalgono agli anni Novanta del secolo scorso,  con i neofascisti italiani. I quali, restavano però stupiti -  chi piacevolmente, chi meno - dal suo  cristiano segnarsi a tavola, prima  di levare  forchette e calici.   
Certo,  la “Quarta Teoria Politica"  invita al  superamento delle altre tre,  mettendole sullo stesso piano:  liberalismo, fascismo e  comunismo.  Ma,  per capirsi,   mentre il liberalismo e il comunismo sono espunti,  la critica di Dugin al fascismo e al nazismo  -  se di critica si può parlare -  rinvia a quella, scontatissima,  di  intellettuali come Ernst Niekisch,  teorico del nazional-bolscevismo, o,   peggio ancora,  di politici, appartenenti  alla sinistra nazionalsocialista, come i fratelli Strasser. Insomma, siano davanti a un filone di pensiero antiliberale, con scivolamenti verso il socialismo nazionale, da Dugin ricondotto nell'alveo di un tradizionalismo, politicamente  panrusso e antioccidentale. Una miscela velenosa ed esplosiva. Che però non sembra dispiacere a   Putin, di cui Dugin è considerato, come dicono,  ascoltato consigliere.
In studio, dinanzi a  enormità filofasciste del genere,   la parola fascismo   è stata  pronunciata da Mieli una volta sola,  e  per negare  qualsiasi legame ideologico  tra Salvini e Dugin.  Secondo l'ex direttore del "Corriere della Sera" e autore di programmi storici per la Rai,  Salvini, politico naïve per eccellenza,  ignorerebbe addirittura l'esistenza  della  "Quarta Teoria politica".  Del resto il leader leghista,  sempre a suo parere,  per ora sarebbe politicamente  indefinibile. Cosa dire? Lasciamo  a Mieli   la responsabilità  storica  di questa affermazione. Quanto a  Lucia  Annunziata, la "sventurata rispose"(all'appello di Mieli):  pur  di non pronunciare il nome di Mussolini, evidentemente per evitare pericolosi accostamenti tra Dugin, Salvini e Mussolini, per ora sgraditi ai nuovi padroni politici  della Rai,   se n'è uscita con un "Mister M.". Grottesco.
Si è  parlato -  va riconosciuto, ma con i titoli di coda che incombevano -  dell’antisemitismo di Dugin, senza però ricordare  a cosa  condusse l’odio anti-ebraico  nelle sue incarnazioni naziste e  fasciste. Ovviamente, nessun accenno ai pogrom zaristi, né alle purghe staliniste, anche di ebrei, né, infine, alla sadica vendita a Israele,  un vero e proprio commercio, con tanto  tariffe, di ebrei sgraditi al Cremlino.
E invece,  tutto molto salottiero,  con tocco  soffice,  soprattutto  verso il giovane semidio Salvini.  Ma anche verso i deliri di Dugin.  Infatti,  al di là della battutina iniziale dell' Annunziata (il “Rasputin di Putin"), cipigliosamente raccolta da Mieli, lo si è  accostato persino  a Solženicyn. Che è un po’ come   mettere sullo stesso ascensore Fusaro e Gentile…
Diciamo che, chi segue la politica,  si aspettava  i vaneggiamenti  fascisti  di Dugin,  ma non la complicità, sussiegosa, addirittura untuosamente aziendalista,  di  Lucia Annunziata e  Paolo Mieli. Che pure vengono da sinistra. E ciò che maleodora di fascismo dovrebbero fiutarlo. Esageriamo?  No, perché le cose vanno chiamate con il proprio nome: traditori della libertà.
Non dimentichiamo che il putiniano Foa, nuovo Presidente della Rai, ha  nominato direttore del Tg2, un giornalista, già neofascista, ora esegeta  di Putin, al quale ha dedicato una biografia, degna  di una vita medievale dei santi,  Gennaro Sangiuliano:  scrittore con una  quasi femminea passione per gli uomini forti, da Mussolini a Salvini, passando per Almirante, fino a  Putin e Trump, al quale  ha pure dedicato un’altra biografia, sempre apologetica.
Così siamo messi,   28 ottobre 2018. A quando Dugin dalla Venier?

Carlo Gambescia