domenica 11 novembre 2018

Torino e Roma
 Contro i  segnali di fumo

Prima qualche fatterello  sul guaio in cui l’Italia si è cacciata.   Per così dire,  sui   minacciosi  segnali di fumo che incombono su di noi.   
Ad esempio, il problema non è l’assoluzione della  “sindaca” Raggi, più o meno fondata,  ma un fatto ben più preoccupante. Quale?  La magistratura sembra  aver  fiutato il cambiamento di vento politico. L'assoluzione della Raggi  potrebbe essere solo l'anello, neppure l'ultimo, di un rovesciamento delle alleanze politico-giudiziarie.
Si osservino, inoltre, due fatti: l’atteggiamento benevolo  della Procura di Catania nei riguardi di Salvini e la "rateizzazione"  concessa alla Lega a proposito della condanna  per  finanziamento illecito.  Per non parlare di inchieste persecutorie, come quella verso il  sindaco di Riace:  un'indagine gravida di minacce  per  chiunque, politico o meno, desiderasse  seguirne le orme. 
Qualche giorno fa,  in Puglia, se ricordiamo bene, i carabinieri, si sono presentati alla proiezione del film su  Cucchi, per richiedere l’elenco dei presenti.  È normale tutto ciò?  C’è ancora un  giudice a Berlino?  
Il secondo obiettivo, dopo  il tentativo di   normalizzazione (o meglio auto-normalizzazione) della magistratura, potrebbe essere  rappresentato dalla stampa. Che un Vicepresidente del Consiglio - parliamo di Luigi Di Maio  - insulti i  giornalisti, rei di avere fatto il proprio dovere,  è di una gravità politica assoluta. Ma c'è di più: la melliflua promessa  di Vito Crimi,  sottosegretario all'editoria, intervistato da "Report",  di diluire o scansionare l’abolizione dei contributi, diretti e indiretti,  ai  giornali, indica che i tempi potrebbero essere più lunghi per quei quotidiani benevoli verso il Governo.  E’ normale tutto ciò?   Fino  a quando  ci sarà libertà di stampa in Italia?
Che fare dinanzi a questi minacciosi  segnali di fumo?   Oggi a  Roma, si vota.  Per dirla francamente,  i due  quesiti referendari  sulla cara vecchia Atac,  sono una buffonata. Non si privatizza niente. Addirittura i dipendenti,  tra i più sgarbati e sfaticati d’Italia,  verranno riassunti  dalle imprese che prenderanno in gestione (concessione?)  due tronconi del servizio:  trasporto pubblico  e manutenzione degli automezzi. Le tariffe resteranno pubbliche e controllate da un’agenzia rigorosamente pubblica. Insomma, modestissime liberalizzazioni. Roba quasi da ridere. Però i Cinque Stelle sono comunque contrari, perché l'Atac deve restare pubblica. E' un imperativo categorico.  Certo,   funziona così bene...  
Quindi bisogna andare a votare. Due Sì, naturalmente.  Anche ieri a Torino si è manifestato, e con successo, in favore della Tav. Ottimo.  Ovviamente, non si tratta di imbracciare il fucile come Tex Willer,  ma la scheda elettorale.   Ballots, per carità, non bullets.  Ma possono fare male lo stesso. 

Carlo  Gambescia