sabato 17 novembre 2018

Salvini e Di Maio,  finti litiganti…
Rifiuti? 
Laissez faire, laissez passer




Il "litigio"  tra Salvini e Di Maio  sugli inceneritori in Campania  non è  che purissima accademia statalista.  Fingono di litigare,  magari a voler essere indulgenti,  senza alcuna consapevolezza  di sostenere le stesse cose.  In realtà,  siamo  dinanzi a  uno pseudo-contrasto politico,   sotto il quale invece si nasconde   una  forma  neppure tanto sottile di  terrorismo psicologico. Che si fonda, a sua volta, sull'ormai  rituale  evocazione di immagini care al catastrofismo ecologico.  Scenari apocalittici ai  quali  porre rimedio con il salvifico intervento dello Stato Protettore.  
Perciò, già il fatto che un Ministro dell’Interno  debba occuparsi di questioni ecologiche, la dice lunga sul tipo di strategia  politica adottata.  E non solo in Italia.  Purtroppo.
Cosa vogliamo dire? Che, l’ecologia,  come l’eugenetica nazista, nonostante non abbia alcun valore scientifico, perché fondata su  una base   osservativa ristretta agli ultimi due minuti della storia geologica umana (il resto è rappresentato da ipotesi di scuola),   fruisce del   braccio armato dei  governi, dei giudici,  delle forze di polizia.  Come nel caso dei rifiuti, dove   la  "difesa  ecologica"  del cittadino è  diventata una questione di sicurezza nazionale. Roba da ridere. 
Un poco di storia.  Alle origini di tutto,  c’è il  "rifiuto" o  scoria  industriale,  criminalizzato dai nemici del capitalismo, perché giudicato il  pericoloso sottoprodotto dell'odiata industria capitalistica. Non che all'inizio  non vi fossero ragioni al riguardo.  Ma oggi  gli  "opifici fumosi" sono solo un ricordo.  Nel Novecento, basta leggere qualsiasi storia dell’economia industriale,  il fenomeno si è praticamente ridotto a zero in tutto l’Occidente, proprio   grazie a meccanismi spontanei,  auto-correttivi e selettivi di diversificazione delle tecniche produttive  e quindi anche dei rifiuti. Dunque, grazie al capitalismo stesso.  Insomma, l'economia di   mercato ha mostrato di  racchiudere in sé un enorme potere auto-regolativo. Anche nell'ambito dei rifiuti industriali...  
Dopo di che,  cosa è accaduto?  Non potendo più attaccare il capitalismo industriale,  per così dire,   la palla è passata ai rifiuti urbani,  anch’essi odiatissimi dai nemici del capitalismo, perché frutto di un “vergognoso” modello di vita consumistico. Non sia mai...  
Di qui, gli inviti a consumare di meno,  a riciclare, i regolamenti,  eccetera, eccetera. L’idea del riciclo si è dimostrata particolarmente deleteria, perché ha introdotto vincoli e nuovi tributi.  E soprattutto nuove intrusioni da parte dei poteri pubblici, tesi a  controllare  un fenomeno che in realtà non è controllabile,  perché legato alle abitudini,  ai costumi,   ai flussi economici della domanda e dell'offerta di beni. Si chiamano rifiuti, ma in realtà, per quanto possa apparire curioso,  discendono da scelte di valore e di  libertà.       
Il contrasto politico  tra Salvini e Di Maio  riguarda solo apparentemente la salute dei cittadini. Sotto di esso  si nasconde  il  conflitto per l’appropriazione di risorse private  e pubbliche:  conflitto nato da un problema che non esiste, o esiste solo per consentire a un occhiuto  stato predone e assistenzialista, di appropriarsi di risorse private,  puntando sulle paure indotte da  catastrofismo ecologico. Insomma, Salvini e Di Maio fanno finta  di litigare, dal momento che condividono le stesse idee stataliste e la stessa fame di risorse private.
Ma allora la “terra dei fuochi", la camorra, eccetera, eccetera? Letteratura poliziesca, utilizzata politicamente, ricorrendo a metafore catastrofiste.  Certo, è ovvio,  che nel  para-pubblico “commercio dei rifiuti”, si siano infilate le organizzazioni criminali,  che però  rappresentano  l’ultimo anello di una viziosa catena sociologica  che lega  anticapitalismo, catastrofismo ecologista e  burocrazia predatoria e corrotta.  Al servizio, ovviamente, di   politici statalisti, come Salvini e Di Maio, che, non ci stancheremo mai di ripeterlo,  con la scusa di fare il bene dei cittadini, magari facendo finta di litigare, puntano invece a depredarli e schiavizzarli, fin  dalla raccolta dei rifiuti.
Quali rimedi? Laissez faire, laissez passer.   Sì, pure la “monnezza”.  Meno regole e largo ai privati. E soprattutto,  valutare le “scienze ecologiche” per ciò che sono: un cumulo di fregnacce anticapitaliste. 
Carlo Gambescia

                                             

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