Guai ai profeti disarmati
La caduta di Marino:
il virtuismo non
basta
Di caduta, nel senso di perdere ogni potere politico su
Roma, è giusto parlare. Terminologicamente, giusto. Diciamo
però che Marino è caduto in
piedi. Ci spieghiamo: per fare un esempio tratto dal mondo del lavoro, il
Sindaco si è fatto licenziare, non si è
dimesso. Quindi, potrà sempre rimproverare ai suoi avversari, di essere caduto,
lui eletto dai romani con
quasi il settanta per cento dei voti, senza
un regolare voto di sfiducia e così additarli come nemici della democrazia agli occhi dei virtuisti politici (che a sinistra sono un piccolo ma potente gruppo di opinione). Ciò
però significa che se sul piano morale il vincitore della
partita è Marino, su quello del potere la vittoria va a
Renzi. Insomma, la famigerata pugnalata c'è tutta.
Tuttavia, nelle democrazie in particolare, le vittorie morali, così amate
dai virtuisti di destra e sinistra (la "nobiltà della sconfittà"), devono
sempre trasformarsi in voti. E i voti sono legati al consenso, che
dipende dalle scelte politiche di chi sia al potere (opzioni soprattutto economiche, capaci di
creare ampie coalizioni sociali ed elettorali), nonché dagli apparati politici e dalla capacità, o meglio abilità,
di condizionamento organizzativo, mascherato o meno, delle élites
dirigenti.
Perciò, ecco la lezione politica: al virtuismo, ottimo da
sbandierare in pubblico, deve però sempre accompagnarsi una
accorta gestione del potere, tesa a far crescere il consenso: un vero politico (non solo nei regimi democratici) deve
saper intercettare tutti i segmenti sociali: il che però non significa promettere tutto a tutti. È una questione di equilibrio: di saper
prendere, per provvedimenti successivi, le decisioni giuste, accontentando, per
quando possibile, ora gli uni, ora gli altri (parliamo di interessi legittimi e
leciti, ovviamente). Contro qualcuno o qualcosa, governano solo i Comitati di
Salute Pubblica… Del resto le pessime condizioni in cui
versa Roma sono sotto gli occhi di tutti. Tranne che per una minoranza di
“illuminati” pro Marino.
Certo, alle prossime comunali, l’ex Sindaco potrebbe
presentarsi con una lista propria, anche di solo disturbo. Pertanto, in
qualche misura la partita non è ancora chiusa in modo definitivo.
Però Renzi è Presidente del Consiglio, Segretario del Pd e ora, per via
indiretta, Prefetto di Roma, pardon Commissario Straordinario. E, piaccia o meno, parla a tutti. Mentre
Marino è fuori dai giochi politici e parla solo a quattro gatti.
Riassumendo: il virtuismo, da solo non
basta, guai ai profeti disarmati.
Carlo Gambescia
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