mercoledì 28 ottobre 2015

Riflessioni
Rousseau e le elezioni polacche
di Teodoro Klitsche de la Grange



“Oggi, si dica quel che si vuole, non ci sono più né Francesi, né Tedeschi, né Spagnoli, e neppure Inglesi. Ci sono solo Europei. Tutti hanno gli stessi gusti, le stesse passioni, gli stessi costumi, perché nessuno ha ricevuto un’impronta nazionale attraverso un’educazione che gli sia propria. Tutti, nelle stesse circostanze, faranno le stesse cose; tutti si dichiareranno disinteressati e saranno dei furfanti; tutti vanteranno le modeste fortune e vorranno essere dei Cresi; hanno una sola ambizione: il lusso; una sola passione: l’oro. Sicuri di poterlo usare per ottenere tutto ciò che li tenta, si venderanno senza eccezione al primo che vorrà pagarli. Che importa chi è il padrone a cui obbediscono, di quale Stato seguono le leggi? Purché trovino denaro da rubare e donne da corrompere, sono ovunque a casa loro.
Date un’altra piega alle passioni dei Polacchi e darete alle loro anime una fisionomia nazionale che li distinguerà dagli altri popoli, che li tratterrà dal mescolarsi con loro, dal goderne la compagnia, dallo stringerci legami di parentela; un vigore che sostituirà il giuoco abusivo dei precetti inutili, che li porterà a fare per appassionata inclinazione ciò che non si fa mai abbastanza bene quando si agisce solo per dovere o per interesse”.

Chi ha scritto questa pagina? Un demagogo populista? Un nazionalista parafascista? Un qualunquista antieuropeo? No: è stato Rousseau; il cui pensiero forse aveva qualche connotato associabile (ed associato, anche se occultamente, in molti casi) a quei deprecabili figuri. Ad esempio l’esaltazione che il ginevrino faceva del popolo e della democrazia lo accosta ai populisti; l’amor di patria al nazionalismo; l’apprezzamento delle identità nazionali agli antieuropei; non parliamo poi dell’avversione per la ricerca del lusso e della ricchezza e l’elogio dell’uguaglianza.
E Rousseau lo scrive nelle Considerazioni sul governo di Polonia, elogiando il carattere e la virtù dei Polacchi i quali malgrado retti da uno Stato privo di potere decisivo e tendenzialmente anarchico, trovavano la forza di difendersi dalle ben più solide monarchie assolute europee.
Morale: ma era Rousseau (il più celebre teorico moderno della democrazia tout-court) populista, parafascista, qualunquista e così via o sono la borghesia funzionario-tecnocratica e la sinistra bo-bo a non voler democrazia, popolo, indipendenza delle nazioni, ecc. ecc.? Allo scopo di fare meglio quello che deprecava Rousseau: molti quattrini?
Perciò, e date le fresche elezioni in Polonia (dall’esito “rousseauviano”) fate un pensiero: che forse a rendere così preoccupati personaggi e ambienti diversi (e quello che loro da più fastidio) è proprio ciò che al ginevrino piaceva di più: istituzioni solide al servizio di un popolo decidente.
Meditate gente, meditate.
                                                           Teodoro Klitsche de la Grange

Teodoro Klitsche de la Grange è  avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica “Behemoth" (  http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009),  Funzionarismo (2013).


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