lunedì 2 gennaio 2012


Marcello Veneziani e il saluto fascista a corrente alternata 



Cominciamo  l’anno con una bella  tirata d’orecchi, quelli di  Marcello Veneziani.
L’intellettuale di Bisceglie ha ricordato  sul “Giornale” la figura di Mirko Tremaglia, passato a miglior  vita  venerdì scorso.  Tremila battute, niente di che… Ormai Veneziani si è specializzato in  pezzi  alla “Così parlò Bellavista”. Come questo,  dove parla della prematura morte di Marzio Tremaglia e del dolore del padre Mirko, bergamasco: “Quella morte prematura lo invecchiò di colpo, e per anni visse nel ricordo di lui, con una teatralità del dolore tipica delle culture siculomediterranee”.  Capito il dilemma? Uomini di  doccia o uomini di bagno?  
Dopo di che, Veneziani-De Crescenzo (però lui  non vende come lo scrittore-regista napoletano…), sottolinea  “che  la parabola politica ed esistenziale di Tremaglia è segnata da tre paradossi".    Chiunque sbavi per  l’antiquariato fascista può leggere l’articolo qui: http://www.ilgiornale.it/interni/tremaglia_e_paradossi_fascista_duro_e_puro/31-12-2011/articolo-id=564905-page=0-comments=2.
Esiste però  un quarto paradosso.  Che riguarda Veneziani.  Il quale,  nella chiusa,  se ne esce così  “I saluti romani sono fuori luogo, fuori tempo e fuori legge ma consentite almeno l’estremo saluto romano per i fascisti morenti, unito al congedo che lui avrebbe voluto: camerata  Mirko Tremaglia presente”.
Perfetto. Ma, ecco il paradosso,   come mai,   visto che  anche noi eravamo  presenti,   ai funerali di Giano Accame,   altro “fascista morente”,  il buon Veneziani,  di cui ricordiamo sempre in quell’occasione  il supponente atteggiamento da etnologo in mezzo a una tribù di sfigati, si guardò bene dal  salutare romanamente?  Perché salutare romanamente a corrente alternata?       
Ai lettori  l’ardua sentenza.
Carlo Gambescia

P. S.
Anche noi non salutammo (romanamente), ma come potevamo salutare,  non essendo mai  stati  fascisti  né  neo-fascisti ? 

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