venerdì 27 gennaio 2012

In economia, tutto torna. E, probabilmente, anche le compagnie politicamente scorrette... Infatti, come spiega l’amico Teodoro Klitsche de la Grange , gratta gratta... e sotto Monti rischiamo di trovare Hjalmar Schacht (nella foto), il ministro dell’economia di Hitler, poi “dimissionato”, perché contrario (per ragioni squisitamente economiche...) alla politica di riarmo e quindi alla definitiva fusione tra banca e moschetto. Ovviamente, Monti ha davanti a sé non Hitler ma la Merkel. Che tuttavia potrebbe quanto prima "dimissionarlo". Schacht, che pensò di pagare i creditori del Reich con le cambiali MEFO, nel dopoguerra, abilmente riconvertitosi all'economia di mercato, fondò una banca, mettendoci denari propri. Mentre Monti, chissà che fine farà... Per ora, "Super Mario", autorizzando la Pubblica Amministrazione a pagare i creditori con titoli di Stato, non fonda banche, bensì le aiuta… proprio come il primo Schacht. E con i denari di chi? Degli italiani, of course. Buona lettura. (C.G.)
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Schacht e Monti, gratta gratta…
di Teodoro Klitsche de la Grange

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Non credo che l’amico Carlo Gambescia, sia stato colpito da improvviso e incontenibile amore verso il governo tecnico, come la maggior parte della stampa italiana; comunque una delle novità introdotte dal decreto mi è particolarmente piaciuta (aggiungo subito di non essere innamorato: altre non mi hanno suscitato lo stesso sentimento).
Questa è la possibilità - evidenziata dalla stampa - di poter pagare i creditori della P.A. (su richiesta dei medesimi) con titoli di Stato; alla quale vorrei esternare due apprezzamenti, chiedendo fin d’ora scusa ai lettori per le castronerie che scriverò dato che, non essendo un economista, navigo “a vista” (spero meglio del comandante della “Concordia”).
La prima: pagando debiti con titoli e non con moneta si ottengono diversi benefici, sia per i creditori che per i debitori (le pubbliche amministrazioni). Il più importante dei quali consegue al male principale della Repubblica: la presenza di una burocrazia poco efficiente e spesso, guicciardinianamente, orientata al “particulare” (del burocrate). Per cui la scarsità del mezzo di pagamento, cioè del denaro stanziato nei bilanci, diventa la scusa per selezionare tra i creditori quelli più graditi all’Amministrazione (do you remember lady ASL?), disposti a ringraziare concretamente l’ “ufficiale pagatore”. Ma non è solo questo (problema a un tempo di par condicio e di moralità pubblica): gli è che molto spesso la “mora” cioè l’inadempienza del debitore (e l’inefficienza della giustizia) consente sì di pagare con molto ritardo, ma a costi maggiorati (interessi sempre, spesso rivalutazione, danni ulteriori, spese legali). Per cui quello che è un buon affare per il burocrate si rivela spesso mediocre (o cattivo) per l’amministrazione.
Vero che qualcuno, come l’amico Carlo, mi obietta che a guadagnarci saranno le Banche, scontando i titoli: sicuramente è così, ma nell’attuale temperie possono guadagnarci assai di più, aprendo (se loro aggrada) credito a interessi ben superiori a quelli praticati per lo sconto di titoli, alle imprese in difficoltà per i ritardi. Per cui l’interesse delle banche, che trovano sempre nelle istituzioni tutori amorevoli, è salvaguardato da tale sistema, ma – forse – non incrementato.
La seconda: una manovra del genere vuol dire porre accanto al mezzo di pagamento primario, cioè la moneta, un altro mezzo di pagamento: il titolo di Stato. Il che, scusatemi per l’ignoranza economica, significa svincolarsi (in parte) dall’euro (e dalla supremazia tedesca), non essendo più necessario – almeno nell’immediato – essere provvisti di molti euro per pagare. E, peraltro mi pare meno condizionante politicamente avere come creditori tanti italiani che qualche grosso fondo, o magari il FMI, il quale, se presta quattrini, non lo fa sicuramente con spirito francescano.
In sostanza mi sembra che questa soluzione abbia diverse analogie con quello che fece Hijalmar Schacht, Ministro dell’economia di Hitler, il quale trovandosi negli anni trenta a dover risollevare la Germania dalla grande depressione e contemporaneamente a finanziare il programma di opere pubbliche (e di riarmo) tedesco, pensò di pagare i creditori del Reich con le cambiali MEFO, accettate da tale società, garantite dallo Stato e tratte dai fornitori del medesimo (per merci o servizi già resi o da rendere in breve al Reich). Cambiali rinnovabili a lungo termine (cinque anni) e scontabili in ogni momento presso la Reichsbank. Scriveva Schacht che le cambiali MEFO erano “per così dire denaro messo a frutto. Non occorreva tenere la cassa; in essa si potevano mettere le cambiali MEFO” e che “la concessione di credito sotto forma di cambiale, invece di conto corrente o in moneta contante. assicurava un rapporto fra denaro e produzione”. I risultati di queste come di altre misure di Schacht, furono più che positivi, ma poco se ne discute perché, come si sa, i nazisti erano brutti, cattivi e “cretini”. Il brutto non c’interessa, il cattivo lo condividiamo in pieno, ma dissentiamo sul “cretino”. Se lo fossero stati non avremmo rischiato (come scriveva un liberale ebreo come Raymond Aron) che vincessero la seconda guerra mondiale. - almeno parzialmente - da queste misure, come anche da quelle, dopo accantonate, dell’Italia fascista (IRI docet) e del New Deal di Roosevelt, tutte generate dalla crisi del ’29, occorre trarre insegnamento su come superare quella attuale.
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 Teodoro Klitsche de la Grange.

Avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica "Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009).

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