venerdì 8 febbraio 2008



Prima puntata

La "staffetta" Veltroni-Rutelli e la filosofia del cappuccino 

Sono nato e vivo a Roma. E la cosa che più mi fa inferocire è che i romani, quelli moderni, mandano giù tutto. Sono delle spugne… Veltroni, se ne va, ma prima, aumma aumma, si mette d’accordo con Rutelli, il sindaco che voleva costruire un’autostrada sotto Castel Sant’Angelo, per lasciargli la poltrona. E i soliti ruffiani delle redazioni romane, targate Pd, parlano subito giulivamente di "staffetta". Ha ragione Grillo. Ma vaff….
E i romani? Se la bevono. E tirano a campare… O peggio a sopravvivere. Sono fatti così: “Er cappuccio cor cornetto”; " 'A Roma e 'a Lazio"; “Anvedi quella quanto è bona”; "Mo’ devo anna’ in pensione”; "Domenica co’ mi moje annamo in montagna. C'avemo 'na casetta”… Ma vaff…
E le primarie per scegliere un candidato-sindaco alternativo a Rutelli? Non c’è più tempo. Ovviamente. E la sinistra rifondazionara si accoda… Tutti allineati e coperti, come i fratelli litigiosi, immortalati da Trilussa, all’arrivo della mamma con la pastasciutta. Ma vaff…
Del resto il centrodestra a Roma non se lo fila più nessuno… E poi chi può candidare? “Er Pecora”, in tutto lo splendore del suo vello residuo, un po’ ingrigito? Troppo estremista. Non per la sinistra che più rosso non si può... Ma per il centrodestra…. Oppure qualche imprenditore di terza-quarta fila con la foto del Berlusca incorniciata in saccoccia e lo stesso sorriso di plastica. Certo, restano sempre prefetti, questori, generali e monsignori… Chi si contenta gode, ma poi perde le elezioni.
E così quei pochi romani che non toccano il cielo solo quando possono inzuppare il cornetto nel cappuccino, finiranno per ritrovarsi sul groppone CiccioBello Rutelli. Uno non proprio calce e martello. Ma insomma ...
E i romani, quelli del cappuccino ? Si stanno preparando spiritualmente alla partita di calcio di domenica prossima. Ma vaff…

Carlo Gambescia


***

Seconda  puntata
Il tassinaro postfordista


Poveri tassisti. Ora ci si è messo pure Marco Revelli. Lui, il compagno di origine controllata, in un’ intervista al Corriere della Sera di oggi, spara a zero sui nuovi nemici di Sarkozy: i tassisti parigini.
E invece di essere contento, Revelli, scaglia l’anatema contro il tassistus universalis, quasi in perfetto stile leninista: “Si oppongono alla creazione di posti di lavoro, difendono rendite di posizione, hanno un potere di interdizione che produce danno ai cittadini, stanno nella spazio pubblico con logica privata. Sono perfetti rappresentanti del neoliberismo. Ma quando lo incrociano, finiscono con l’umiliarlo, svelandone la debolezza”.
Li vogliamo fucilare tutti, per fare contenti i professori del Corriere della Sera ? E così eliminare la contraddizione dialettica? Revelli, come è noto, è un non violento. Lui sta con Bertinotti. Però, come si diceva un tempo, ne uccide più la parola che il plotone d’esecuzione. E Revelli con le parole ci sa fare. Perché, da quel che dice, sembra che il governo Prodi sia caduto per colpa dei tassisti, e non per questioni giudiziarie legate a gente imbarcata da quella stessa sinistra a cui Revelli dà dotti e convinti consigli teorici a giorni alterni.
Come spiegare tutto questo livore? Evidentemente, qualche tassista ha rifutato in malo modo di cambiargli un biglietto da duecento euro in pagamento di una corsa da sette...
Perché è vero che i tassisti non hanno mai "spiccioli" e che non sprigionano grande simpatia. Ma sono comunque lavoratori, indipendenti, ma lavoratori… Non parliamo di industrialotti brianzoli, bensì di gente che fa turni massacranti, non vive in ville principesche,ma nelle zone più popolari delle città. Veste come capita, perché ci sono i figli da mandare a scuola. E se vi è accaduto di osservarli a fine turno, hanno il viso ciancicato dallo stress. Se vogliamo parlare di lavori usuranti, allora a quello del metalmeccanico si deve subito far seguire il lavoro dei tassisti. E per questo, anche se non sono simpatici, andrebbero rispettati di più. Proprio da chi ha radici di sinistra.
E invece Revelli che fa? Accortosi probabilmente dello scivolone perbenista, la butta nella solita caciara postfrancofortese. Su una-pagina-una di un Corrierone, che vorrebbe privatizzare pure l’Arma dei Carabinieri, ti spara, peggiorando le cose, che i tassisti “se vogliamo andare a caccia di simboli, sono l’emblema del postfordismo, che vede la superiorità dei flussi sui luoghi, quel che si muove vince su ciò invece è fermo e radicato”…
Complimenti professore, lei ha vinto il Primo Premio del Concorso Nazionale di Fantasociologia. L'intervista sarà ripresa e pubblicata da Fanucci...

Il Corriere della Sera, ovviamente. ringrazia. E in modo caloroso. Post Scriptum
Se questi sono i nuovi teorici della sinistra-sinistra, allora stiamo freschi.

Carlo Gambescia


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