lunedì 18 febbraio 2008

Il progetto centrista di  Gianfranco Fini




Che giudizio dare sulla confluenza di An nel Popolo della Libertà?
Le elezioni sembravano fino a qualche giorno fa (prima della rottura con Casini) praticamente vinte dal centrodestra. Di qui la scelta di Fini di sciogliere An e confluire nel nuovo partito del Cavaliere, per dividersi le spoglie del centrosinistra. Scelta che, quanto ad opportunismo, si parva licet componere magnis, ricorda quella di Mussolini quando decise di scendere in campo a fianco di Hitler con la Francia in ginocchio, a guerra apparentemente vinta. E poi sappiamo tutti come finì… E ora, ecco, che Veltroni viene già dato nei sondaggi in rimonta...
Comunque sia, va anche segnalato l’ allineamento dei vertici del partito sulla linea centrista finiana, come risulta dalla Direzione di An dell’altro ieri. Una linea anche culturale, che oltre a essere quotidianamente celebrata sul quotidiano del partito, scivola, e dispiace dirlo, nel grottesco, sulla rivista teoricamente più importante di An, “Charta Minuta”. Ad esempio, nella presentazione dell’ultimo numero ( recuperabile su http://robertoalfattiappetiti.blogspot.com/2008/02/la-vocazione-maggioritaria-sta-nel-dna.html), alcuni politici del vecchio Msi, come Beppe Niccolai e Pino Rauti, per fare solo due nomi, sono cooptati in una galleria di padri nobili missini, costruita ex post per provare l'esistenza di una vocazione centrista (ribattezzata "maggioritaria") sia nel Movimento Sociale Italiano, sia, guarda caso, in Alleanza Nazionale. Partito - si legge - che addirittura per questa ragione (centrista), avrebbe soppresso la dicitura sotto il simbolo "Destra Nazionale"… E qui siamo a livelli di spericolatezza teorica degni dei film di Indiana Jones. Per farla breve: Rauti, l'uomo dello "sfondamento a sinistra", e Niccolai, socialista nazionale, che ora si starà rivoltando nella tomba, ma anche lo stesso Almirante, padre della "Costituente di Destra", vengono promossi a proto-democristiani e iscritti d'ufficio al Partito Popolare Europeo...
Ma torniamo alla scelta politica centrista di Fini.
Il Presidente di An si è però lasciato una porticina aperta: la confluenza vera e propria avverrà in autunno, dopo le elezioni. Il che, tradotto, significa che la vera fusione (funzionale ed organizzativa) tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, avverrà solo se il “Popolo della Libertà” vincerà le elezioni. Atteggiamento che prova quanto la sbandierata neo-vocazione centrista di An sia poco più che una protesi ideologica. Dovremo perciò attendere qualche mese, per scoprire cosa si inventeranno le teste d' uovo di “Charta Minuta”, nel funesto caso (per loro) di sconfitta. Se, insomma, le elezioni di aprile dovessero andare male e Alleanza Nazionale fosse costretta a fare marcia indietro, per ricollocarsi a destra, sua sede naturale.
Ora, per entrare nel merito, e ovviamente in termini politologici ( come dire, di parsoniana neutralità affettiva), l’idea della fusione con Forza Italia, oltre a lasciare aperti spazi a una destra a destra di An, divisa, rissosa, ideologicamente confusa e spesso con il "torcicollo", rischia di impedire la nascita di una forza conservatrice, democratica ma di destra, all'insegna, senza tante storie, del "Dio, Patria e Famiglia" e di una sana diffidenza nei riguardi del neoliberismo. Perché questo, piaccia o meno ai vertici centristi di An, è ciò che chiede tuttora l'elettore conservatore tipo. E sarebbe un errore strategico consegnarlo a personaggi stravaganti o forze politiche dell'ultima ora, che scimmiottano i teocon americani.
Inoltre la "svolta" di Fini, rischia di rendere ancora più difficile la ricomposizione storica della destra in Italia in termini elettorali, politici e morali. Dal momento che il costituendo Popolo della Libertà non è una forza di destra ma uno schieramento che si ispira al centro riformista… In questo senso l’Italia rischia di perdere, per almeno un altro decennio, l'occasione di far nascere un partito conservatore, come naturale polo di destra, capace di opporsi democraticamente, ma senza mediazioni, a un partito progressista, altrettanto naturale polo di sinistra. E di finire, per contro, nelle mani di moderati senza alcun ideale, pronti a mettersi d’accordo con i moderati della parte opposta, pur di rimanere a galla. Perseverando così nelle peggiori tradizioni consociative italiane. E uccidendo quel bipolarismo, sostenuto in passato, proprio dal centrodestra.
Difficile dire a quanto possa ammontare l' elettorato puramente conservatore italiano (di destra democratica). Quello in entrata e in uscita dall’astensionismo che potrebbe votare a destra, risulta intorno al 5 per cento dei votanti ( sull'astensionismo in generale e di destra in particolare si veda ad esempio, e a puro scopo ricognitivo, http://brunik.altervista.org/20041209223911.html ). Questi voti potrebbero andare ad aggiungersi, considerando il "bacino" elettorale possibile per la destra intorno al 25 per cento, alla naturale consistenza di Alleanza Nazionale (calcolata per difetto al 12 per cento), dando vita, certo in linea di ipotesi, a una forza politica di "destra", sempre per difetto, di almeno il 18-20 per cento. Che a sua volta potrebbe apparentarsi, con il centro berlusconiano, evitando però di entrare nel partito unico centrista e di annacquare così il bipolarismo destra-sinistra.
Del resto la similarità tra il riformismo alla Veltroni e il nebbioso centrismo di Berlusconi risulta, come abbiamo più volte scritto, da evidenti identità di programma. Pertanto il vero rischio del dopo elezioni, potrebbe essere quello di una "Grande Coalizione" tra Veltroni, Berlusconi e ora anche Fini…
Probabilmente un pareggio sarebbe letto all’interno di An come una mezza sconfitta. E qui pensiamo, per reazione, all’interessante ruolo di contrasto e di recupero dell'identità di destra, che potrebbe giocare un politico di valore come Gianni Alemanno, all’indomani di un insuccesso elettorale. Contestando la leadership di Fini e l’infondata, come riteniamo di aver provato, vocazione centrista, attualmente teorizzata dal Brain Trust di “Charta Minuta” e del "Secolo d'Italia". Per non parlare di quel che potrebbe accadere in caso di netta sconfitta elettorale. Probabilmente Fini sarebbe costretto a dimettersi subito.
In conclusione, come semplici osservatori, non possiamo non notare che l' uomo autenticamente di destra dovrebbe augurarsi una sonora sconfitta del Partito della Libertà. Perciò, paradossalmente, ogni vero conservatore dovrebbe votare Veltroni.

Carlo Gambescia

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