La prima cosa da chiarire è che a quanto pare la destra, quella con radici neofasciste, oggi al governo, ha celebrato e pubblicamente il "suo" Venticinque Aprile. Come? Ricordando, con varie cerimonie pubbliche, per ora non ancora istituzionalizzate, la figura di Sergio Ramelli un giovane di diciotto anni, attivista del Fronte della Gioventù, trucidato a colpi di chiave inglese da estremisti di sinistra, di Avanguardia Operaia.
Peraltro alcuni giorni prima Giorgia Meloni aveva celebrato il “vero” Venticinque Aprile. Anche qui cerimonie pubbliche, in questo caso istituzionali, eccetera, eccetera. Dopo di chi ieri, oltre a presenziare, ha ricordato la figura di Ramelli e il senso della celebrazione.
Partiamo da un dato concreto Giorgia Meloni quante parole ha dedicato all’Ottantesimo anniversario della Festa della Liberazione? 100.
Qui:
“Oggi l’Italia celebra l’ottantesimo Anniversario della Liberazione.In questa giornata, la Nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana. La democrazia trova forza e vigore se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto e sulla libertà e non sulla sopraffazione, l’odio e la delegittimazione dell’avversario politico.Oggi rinnoviamo il nostro impegno affinché questa ricorrenza possa diventare sempre di più un momento di concordia nazionale, nel nome della libertà e della democrazia, contro ogni forma di totalitarismo, autoritarismo e violenza politica” (*)
Quante invece ai cinquant’anni trascorsi dal morte di Sergio Ramelli? 260. Quasi tre volte di più.
Qui:
“Ci tenevo moltissimo ad esserci in questo anniversario così importante. Siamo reduci da giorni intensi, nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi: misericordia, perdono, pietas, provvidenza. Ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Sergio Ramelli. Cinquant’anni fa si spegneva la sua giovanissima vita: una morte tanto brutale quanto assurda e forse, proprio per questo, divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra di tutta Italia. Cinquant’anni dopo siamo chiamati ad interrogarci su quello che ancora oggi ci può insegnare il suo sacrificio. Sergio era una persona libera, ma essere liberi in quei tempi duri comportava un’enorme dose di coraggio, che spesso sfociava nell’incoscienza, addirittura. Sergio amava l’Italia più di ogni altra cosa e aveva deciso di non tenerselo per sé, di dirlo al mondo, senza odio, arroganza o intolleranza. La sua storia ce l’ha raccontata chi lo ha conosciuto, chi ha condiviso con lui la militanza politica, chi ha sperato e pregato per quei terribili quarantasette giorni di agonia che Sergio potesse risvegliarsi, chi ha pianto quel 29 aprile in cui si è spento e nei giorni successivi quando persino celebrarne il funerale divenne un’impresa, chi ha ricercato incessantemente verità e giustizia, prima e durante il processo, chi in questi anni ha dedicato alla sua memoria una strada o un giardino e chi invece un libro, una canzone, un fumetto o uno spettacolo teatrale. E quella storia ce l’ha raccontata Anita, mamma Ramelli, che per quasi quarant’anni ha onorato il suo amato Sergio insegnando dignità e amore infinito” (**).
Cioè Giorgia Meloni dedica più spazio a un evento di partito, di patriottismo di partito. Se si vuole di appello ai “suoi” caduti. Per la Nazione ovviamente (quella con la maiuscola).
Non si dimentichi mai che la visione dell’Italia del Movimento Sociale ai tempi di Ramelli, come quella odierna di Fratelli d’Italia, era ed è intrisa di nazionalismo fascista e di anticomunismo becero, allora diffusissimi sulla stampa missina, e che adesso ritroviamo puntualmente, addirittura sulle prime pagine di "Libero", "La Verità", "Il Giornale", eccetera. Detto altrimenti: il fior fiore dell'intolleranza politica.
Per non parlare delle perfide dichiarazioni, contro l'opposizione, diremmo quotidiane, dei politici di destra. A partire da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, un estremista di destra, oggi seconda carica dello stato. Che tra l’altro - si faccia un giro su Internet - è criticato dai fascisti con il complesso di Badoglio rimasti fermi al mito della Repubblica Sociale. Veramente inimmaginabile quel che ruota intorno a Fratelli d’Italia.
E non entriamo nel merito dei contenuti, né de saluti romani, né dei commenti incendiari sotto il video di Giorgia Meloni. E neppure del vergognoso tentativo, ripetiamo, di dipingere il nazionalismo, come un atto di amore, in perfetta linea con la tradizione fascista.
Per quanto bestiale l’uccisione di Sergio Ramelli, come pure i terribili "Anni di Piombo", che, si badi bene, la destra missina e postmissina ingigantisce e dipinge come gli anni della “loro” Resistenza al “sistema” (quello liberal-democratico )… Per quanto bestiale, dicevamo, non si possono dedicare solo 100 parole a un evento epocale come il Venticinque Aprile e 260 a un evento che qualsiasi storico obiettivo non può non definire di partito.
Per quale ragione la Festa della Liberazione è un fatto epocale? Perché riguarda l’Italia e il mondo libero. Il mondo intero. Non si dimentichi mai che le divisioni celebrative continuano a vederle solo i fascisti, perché non hanno mai accettato la giustissima sconfitta. Per un democratico festeggiare il Venticinque Aprile resta la cosa più normale del mondo. Un riflesso politico naturale. Di cui però sono privi, dalla nascita, i persecutori di ebrei e partigiani. Che perciò, per non fare i conti ideologici con se stessi, parlano di “divisioni”.
Le 100 parole dedicate alla Resistenza registrano come un obiettivo fotografico lo squilibrio politico e ideologico che oggi purtroppo marchia al fuoco della fiamma la disgraziata realtà italiana.
Se i fascisti non sono ancora tornati, siamo abbastanza vicini. La progressione c’è: nel 2023 la commemorazione di Sergio Ramelli all’Istituto Molinari, scuola frequentata dalla giovane vittima, avvenne alla presenza della sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti. Quest’anno si è mosso tutto lo stato maggiore del partito ed è stato pure emesso un francobollo.
Se la destra riuscirà a conservare il potere approvando la legge sul premierato si rischia la cancellazione della celebrazione del Venticinque Aprile.
Ogni giorno che passa si sentono più forti. Sono sempre “loro”: i fascisti di un tempo. E il fatto che Giorgia Meloni, che all’epoca della morte di Ramelli neppure era nata, mostri di possedere una memoria da elefante, prova una specie di verità generazionale: che i missini, i fascisti dopo Mussolini, di generazione in generazione, non hanno imparato nulla e nulla hanno dimenticato.
E come sembra neppure gli italiani. Dal momento che votano Fratelli d'Italia.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.governo.it/it/articolo/ottantesimo-anniversario-della-liberazione-dichiarazione-del-presidente-meloni/28294 .
(**) Qui: https://www.youtube.com/watch?v=W4-SrQQejk0.
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