lunedì 21 aprile 2025

La solitudine del boomer

 


I nati negli anni Cinquanta dell’altro secolo hanno favorito e vissuto in otto decenni trasformazioni sociali radicali. Una vita trascorsa tra i due secoli significa aver visto succedersi, l’una dopo l’altra, più Italie.

Il boomer, come si dice oggi, ha visto scorrere come in un film, del quale è stato però anche attore, più Italie. E spesso come protagonista, meritoriamente, soprattutto grazie alla sua collocazione civica e civile.

Dicevamo più Italie. Silenzio in sala. Comincia il film.

Dall’Italia ancora affamata e arcaica degli Anni Cinquanta, in fondo provinciale, impoverita, uscita dalla guerra fascista all’ Italia della modernizzazione economica, civile e politica degli anni Sessanta; dall’Italia sull’orlo dell’abisso, prigioniera del terrorismo e degli incubi rivoluzionari o revanscisti all’Italia del rilancio economico, e dei grandi cambiamenti di costume degli anni Ottanta; dall’Italia di Tangentopoli e del populismo giudiziario e politico degli anni Novanta all’Italia finalmente europea della moneta unica degli anni Duemila; dall’Italia del ripiegamento, sotto i colpi di una crisi economica mondiale degli anni Dieci del nuovo secolo all’Italia, che come nel gioco dell’oca sembra essere tornata alla casella di partenza, negli anni Venti del XXI secolo segnati dal turbinio degli stessi feroci nazionalismi, che avevano condotto alla guerra mondiale. Una brutta china che rischia di riportarci all’ Italia impoverita e provinciale degli anni Cinquanta dell’altro secolo.

Per restare in metafora l’impressione è quella di essere ai titoli di coda. O per dirla in chiave metapolitica, alla fine di un ciclo. Che ovviamente, per gli sconfitti del 1945, tornati clamorosamente a galla, collima con l’inizio di un nuovo ciclo, ma di segno completamente opposto al disegno liberal-democratico e modernizzatore degli otto decenni trascorsi. Di qui la canea populista che circonda e opprime il boomer.

Che vive in solitudine. Prova l’amara sensazione che tutto il faticoso lavoro di modernizzazione dell’Italia, anche il proprio, ad esempio nell’ambito dello studio, stia per essere travolto da una gigantesca reazione politica, uno tsunami ideologico,  nero, torbido, sordo.

Siamo davanti a figure politiche, come Giorgia Meloni, che liquidano, più o meno apertamente, gli ultimi ottant’anni come una pura e semplice deviazione politica dal corso politico inaugurato nella storia d’Italia dal fascismo e interrotto dalla sconfitta subita nel 1945.

Un tempo costoro si definivano nazionalisti e fascisti, oggi si dipingono come patrioti e sovranisti. Falsari ideologici che sulla stolta scia di un reazionario come Donald Trump, che sogna per gli Stati Uniti una specie di fascismo del XXI secolo, promettono a loro volta di fare  grande l’Italia. E nuovamente, nonostante i pessimi risultati del primo tentativo in orbace.

E quel che è peggio è che la gente sembra di nuovo cadere tranello, credendo a queste pericolose fanfaronate.

Di qui, come detto, la solitudine del boomer.

Carlo Gambescia

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