lunedì 15 aprile 2019

Si sente la mancanza di una destra liberal-conservatrice
L'Italia e il "momento Guizot"

Copertina  dell'edizone italiana (1970)
Il classico studio  di René Rémond, sulla destra in Francia suddivide la destra transalpina  in tre filoni, legittimista, orleanista, bonapartista.  Tradotto: nell’ordine,  reazionaria, liberal-conservatrice, plebiscitaria (con ricadute fasciste ma anche risalite  golliste ).
 Ovviamente,  semplifichiamo, le tesi  di   un libro denso, ancora oggi utile. René Rémond, scomparso nel  2007,  resta uno migliori  storici e politologi francese. Più concreto, del pur profondissimo Aron,   non eclettico come il comunque geniale  Bouthoul.  E soprattutto privo di quel  pessimismo cosmico, che  innervava il severo realismo sociologico di   Ellul e  Monnerot .
Le definizioni di  Rémond sono concettuali, perché  vanno oltre la cifra  storica delle singole esperienze.  Elegante e accurata la sua definizione dell’ orleanismo (1830-1848): da Luigi Filippo di Borbone-Orléans, il “re borghese  e liberale che conferì il nome a un’epoca di grande trasformazione economica e sociale. Rémond eleva l'orleanismo  a  corrente storica  di idee,  alimentata dal flusso storico di capaci  e colti  uomini politici,  da Guizot e Giscard d’Estaing. 
François Guizot

Libertà di mercato, difesa della proprietà e delle prerogative del parlamento,  dunque massima libertà di parola e di stampa, bilanci dello stato in ordine e lotta contro l’inflazione e i socialismi.   Ecco  a  grandi linee  i contenuti politici  di una   destra liberal-conservatrice  che ha attraversato, governando  con alti e bassi, la storia di Francia fino a alla tragedia politica di Vichy.  Poi  cooptata e contrastata da De Gaulle,  affondata da Chirac e  tradita da Sarkozy. 
Oggi  Macron si aggira  tra le rovine della  destra  e della sinistra. Fa quel che può. Ha conservato e difende il  naturale e sano spirito  elitista  del liberalismo orleanista. Ma solo quello. Per ora.
È  mai esistita in Italia una destra orleanista,  guizotiana, liberal-conservatrice? 
Cavour, in qualche misura,  incarnò il momento orleanista italiano coniugandolo però con la prospettiva rivoluzionaria  del Risorgimento.  Un ossimoro politico. Pericoloso.  Soprattutto senza Cavour.
La Destra storica, che ne raccolse il programma, fu  troppo  preoccupata della  sopravvivenza italiana, e  non si curò   di altro: primum vivere.  Crispi e la sinistra liberale, accentratrice e imperialista,  non avevano nulla di liberal-conservatore. Giolitti, guardava troppo a sinistra: il suo fu un liberalismo sociale, intelligente e pragmatico.  Sonnino, suo avversario,  fu  troppo a destra, un quasi reazionario, colto, ma di scarsa lungimiranza, soprattutto in politica estera.  Mancò il giusto mezzo guizotiano, anche  se  i primi due  decenni (fino alla Prima guerra mondiale), furono anni di notevole progresso sociale.
Il fascismo bloccò tutto.   
Nel secondo  dopoguerra, la politica economica di Einaudi e De Gasperi, che fece ripartire il Paese,  rappresentò il canto del cigno del liberalismo conservatore.    
Camillo Benso, conte di Cavour

Dagli anni  Cinquanta fino agli anni Ottanta l’Italia crebbe, si sindacalizzò  e  welfarizzò, con la complicità dei ceti industriali e produttivi.   Dopo di che, fu il diluvio.
Conclusioni.  Una vera destra guizotiana, liberal-conservatrice politicamente parlando,  in Italia non  è mai esistita. È mancato perfino un  “momento Guizot” (per dirla con Pierre Rosanvallon): una fase orleanista, capace di avere la meglio su reazionari e radicali.   E dunque mettere radici (per non dirla con Pierre Rosanvallon).  
Parliamo di un Paese, ultimo arrivato,  privo di risorse politiche ed economiche,  sostanzialmente antiliberale,  che  si è barcamenato  tra il paternalismo cattolico e  il conservatorismo tout court all’insegna  del vorrei ma non posso.  Qualche  volta è andata bene, qualche volta  male. Tutto qui. Nel complesso ci siamo modernizzati, politicamente parlando,   nostro malgrado.   
Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi

E gli italiani? Sono andati a rimorchio  ora di questo ora di quello. Esiste un elettorato moderato, che probabilmente è liberal-conservatore senza saperlo, che però o non vota, o  se vota, vota, turandosi il naso,  una volta a sinistra, una volta a destra. Sinistra e destra all’italiana, ovviamente: un guazzabuglio di assistenzialismo e individualismo.
Ovviamente, l’esperimento berlusconiano non fa testo: destra plebiscitaria,  per usare la terminologia  rémondiana.  Salvini resta criptofascista. Su Giorgia Meloni e i post-fascisti,  meglio far scendere il famigerato pietoso velo.
Monti e i professori?  Tecnici non politici. Non c’era  visione.

Carlo Gambescia