mercoledì 22 giugno 2016

Per battere  il M5S  serve un patto repubblicano
 Emergenza!



Le prime indagini sui flussi elettorali  provano che  non  fu  vera gloria quella del M5S.  A Roma e Torino la destra populista  ha votato ai ballottaggi (quasi in massa)  il partito pentastellato. Perfetta (e diabolica) consonanza tra politici ed elettori. Ciò significa che siamo messi molto male: prima, l'odio politico, poi si vedrà...  Anche perché lo stesso è accaduto, o poteva accadere,  dove era al ballottaggio la destra contro i pentastellati. Esiste infatti anche una sinistra populista, orfana di Berlusconi, che pur di far cadere Renzi (nuovo nemico assoluto) sarebbe disposta a tutto. 
Sicché  il M5S  si è guadagnato  il titolo onorifico di  “macchina da ballottaggi”.   Il che è vero.  Ma con una precisazione. I pentastellati non attraggono gli elettori di destra (e di sinistra) per la bontà dei programmi  - ecco il punto da chiarire, che sfugge a molti politologi -  bensì perché giocano sulla totale mancanza negli avversari , oltre che di senso politico, basato sul dare per ricevere,  di spirito repubblicano: quel senso dell’union sacrée della repubblica delle libertà contro il nemico populista e illiberale. Lo stesso spirito, per capirsi,  che  impedisce in Francia (dove ci sono doppio turno e ballottaggio), l'ingresso in   Parlamento di una forza anti-sistemica come il FN. 
Il M5S, insomma, sfrutta elettoralmente (beneficiandone) l'odio che i suoi avversari nutrono reciprocamente.  A grandi linee, e senza voler proporre paragoni storici impropri e imbarazzanti, Mussolini in Italia vinse - come del resto Hitler - giocando proprio  sulla divisione degli avversari, ridotti al rango di nemici assoluti ed epigoni di una democrazia rappresentativa  incapace di prendere qualsiasi decisione. Ovviamente, il M5S,  non può essere paragonato, sul piano organizzativo ( a due movimenti politici militarizzati), però la mentalità politica e la pratica populista sono le stesse. Come sono gli stessi i pericoli del plebiscitarismo  da  web-fiaccolata.  Davanti alle sinistre cattedrali di luce del grillismo blogosferico,  avrebbe   dovuto  accendersi, e da un pezzo, la spia rossa di pericolo.  E invece no.  Si è  preferito - ci scusiamo per la caduta di stile - lanciarsi palle di merda in pieno viso e  così  far crescere e vincere il (comune) nemico populista.  Come vogliamo chiamarla? Immaturità politica. Anche perché, in questo modo, gli elettori, raggiunti, per giocoforza,  da un messaggio politico ancora più elementare, diremmo infantile, continueranno a pascersi nel vittimismo, nell'irresponsabilità, nel gioco al rialzo delle promesse impossibili da mantenere, in cui i partiti populisti  possono  avere la meglio. Certo, a parole. Però. Quindi,  guai a inseguirli sul terreno demagogico, a loro propizio.   
Pertanto contrariamente,  a quanto sostiene Bersani e, come sembra,  Renzi  - i quali, se ci si perdona il frettoloso parallelo storico,  rischiano di finire come Facta e von Papen -  il  dialogo  dovrebbe eventualmente aprirsi con le forze liberali e democratiche del centrodestra. Escludendo però personaggi decotti, etno-leghisti e post-aennini, ormai  regrediti allo stato fetal-fascista. 
In realtà, il Partito della Nazione, teorizzato anche da Renzi (ma esistono varie versioni: ce n'è una di Ferrara e un'altra, addirittura, pentastellata),  non ci convince. E per una semplice ragione:  perché riteniamo che la destra (democratica) debba fare la destra e la sinistra (democratica), la sinistra, come impone ogni sana democrazia rappresentativa e liberale. Tuttavia il momento è grave: c'è un'emergenza. Grazie all’Italicum,  il M5S potrebbe agguantare il potere. E ancora peggio sarebbe, se non passasse la riforma costituzionale, perché l’Italia andrebbe al voto con due sistemi elettorali diversi: uno per il Senato (il Porcellum) uno per la Camera (l’Italicum). Sarebbe il caos. 
Pertanto di necessità si deve fare virtù: va  creato  un fronte politico repubblicano. O meglio, occorre un patto repubblicano:  prima sul referendum, per evitare  il caos  di cui sopra,  poi sul piano elettorale, a tutti i livelli, puntando su patti di desistenza  per contrastare il pericoloso populismo pentastellato.  
Ne saranno capaci i partiti repubblicani?


Carlo Gambescia                 

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