Arma dei Carabinieri (*)
Nucleo di Polizia Giudiziaria di [omissis]
VERBALE DI INTERCETTAZIONE DI CONVERSAZIONI O COMUNICAZIONI
(ex artt. 266,267 e 268
C.P.P.)
L'anno 2015, lunedì 6 aprile, in [omissis]
presso la sala ascolto sita al 6o piano
della locale Procura della Repubblica, viene redatto il presente atto.
VERBALIZZANTE
M.O Osvaldo
Spengler
FATTO
Nel corso dell'attività tecnica di monitoraggio svolta nell'ambito
della procedura riservata n. 765/2, autorizzazione COPASIR 8932/3a [Operazione NATO
“ASCOLTO FRATERNO” N.d.V.] è stata intercettata, in data
12/06/2015, ore 13.32, una conversazione intercorsa tra le utenze di Stato: n.
345**** in uso a S.E. FINZI MATTIA, e 367***, in uso a SENSINI FABIO,
consulente per la comunicazione della Presidenza del Consiglio. Si riporta di seguito la trascrizione
integrale della conversazione summenzionata:
[omissis]
S.E. FINZI MATTIA: “Col machete?!”
SENSINI FABIO: “Col machete.”
S.E. FINZI MATTIA: “Ma chi sono questi?!”
SENSINI FABIO: “Mara Salvatrucha. Una gang internazionale,
nata in El Salvador al tempo della guerra civile. In tutto saranno un 50.000.”
S.E. FINZI MATTIA: “E che ci fanno qui da noi?”
SENSINI FABIO: “Si impiantano con i migranti latinos, hanno fatto così anche in
America.”
S.E. FINZI MATTIA: “E quando leticano tirano fuori il
machete?”
SENSINI FABIO: “Se per questo fanno anche il traffico di
armi per i cartelli della droga. Il machete, è la loro subcultura.”
S.E. FINZI MATTIA: “Subcultura ‘sto par di coccole…sai
quanti voti porta a Saltini, il loro machete?”
SENSINI FABIO: “Certo. E infatti noi passiamo alla modalità
riduzione danni.”
S.E. FINZI MATTIA: “Sarebbe?”
SENSINI FABIO: “Intanto il controllore il braccio non lo ha
perso.”
S.E. FINZI MATTIA: “E va bè.”
SENSINI FABIO: “Poi mi hanno appena telefonato che ne hanno
arrestati due, e il terzo è già identificato.”
S.E. FINZI MATTIA: “Sì, ma non è che poi me li mettono in
libertà provvisoria, eh? No eh?”
SENSINI FABIO: “Questo lo sai che non te lo posso garantire.
Ci possiamo mettere una parola, ma se trovano il giudice che si commuove…”
S.E. FINZI MATTIA: “Come si commuove?! Questi staccano un
braccio col machete al controllore perché non hanno il biglietto, e il giudice si
commuove?”
SENSINI FABIO: “Sono ragazzi, Mattia. Vent’anni. Se trovano
il giudice fissato col valore rieducativo della pena, potrebbe anche mandarli a
piede libero. Il carcere non è che sia tanto rieducativo, sai com’è.”
[pausa]
S.E. FINZI MATTIA: “Com’è che hai detto?”
SENSINI FABIO: “Che il carcere non è…”
S.E. FINZI MATTIA: “No, prima. Che sono…”
SENSINI FABIO: “ Che sono ragazzi?”
S.E. FINZI MATTIA: “Ecco! Sono ragazzi! Bisogna battere su
questo, che sono ragazzi.”
SENSINI FABIO: “[pausa]
Bravo. Veramente bravo, mi rubi il mestiere. Certo, sono ragazzi, testa calda,
marginalità, il branco…insomma, sono dei bulli.”
S.E. FINZI MATTIA: “Esatto, dei bulli, come quelli che a
scuola molestano i gay, rubano i telefonini…solo che rispetto ai nostri sono
più…più…”
SENSINI FABIO: “Più svantaggiati, perfetto. Poi vengono da
una cultura machista, bigotta…vanno rieducati, integrati…”
S.E. FINZI MATTIA: “Però il machete, non c’è che dire:
stona.”
SENSINI FABIO: “E’ vero. Intanto si può battere sul fatto
che il coltello, l’italianissimo coltello, non è meno mortale del machete…”
S.E. FINZI MATTIA: “Sì, tutto giusto, ma il machete,
sai…anche per via del cinema, della televisione, con quei film sui messicani
pazzi col machete…fa paura, il machete.”
SENSINI FABIO: “In fin dei conti, è poi uno strumento di
lavoro. Serve a tagliare la canna da zucchero.”
S.E. FINZI MATTIA: “Ne vedi tanta di canna da zucchero sui
treni? A Milano?”
SENSINI FABIO: “Faccio per dire. E’ vero che il machete
colpisce l’immaginario.”
S.E. FINZI MATTIA: “L’immaginario.”
SENSINI FABIO: “Mattia, scusa: pensiamo a quel che si può
fare. L’immaginario si cambia, la realtà no.”
S.E. FINZI MATTIA: “Hai ragione, scusa tu.”
SENSINI FABIO: “Figurati. Io per adesso direi che la
riduzione del danno si fa così: il controllore non ha perso il braccio, tutti
arrestati, ragazzi, svantaggiati, subcultura, bullismo, machismo, religiosità
fanatica, coltello uguale machete. Poi facciamo parlare i sociologi da salotto, gli
psicologi delle Asl, i mediatori culturali e gli antropologi dal singhiozzo facile: integrazione, rieducazione,
inclusione, eccetera. E piano piano il machete lo facciamo scivolare in secondo
piano, vedrai che di qua alle prossime elezioni se lo scordano tutti. ”
S.E. FINZI MATTIA: “Mi pare buono. E se li mettono a piede
libero?”
SENSINI FABIO: “Allora passiamo al piano B.”
S.E. FINZI MATTIA: “Che piano B?”
SENSINI FABIO: “Nessuno, mica esiste il piano B. Però se li
mettono fuori tu dici così: ‘Allora passiamo al piano B’ . Fa sempre
impressione il piano B, lo dicono nei film americani.”
S.E. FINZI MATTIA: “Il piano B. Mi piace.”
SENSINI FABIO: “Sì, però mi raccomando: non esagerare col
piano B. Lo tiri fuori solo in caso di emergenza, sennò dai e dai se ne
accorgono che non esiste.”
S.E. FINZI MATTIA: “Tranquillo. [pausa] E se lo preparassimo davvero, il piano B?”
SENSINI FABIO: “Dici sul serio, Mattia? No, perché qua il
piano B sarebbe la denuncia di Schengen, controlli veri alle frontiere, riforma
del codice penale con riduzione delle garanzie per gli imputati, mano libera
alla polizia…”
S.E. FINZI MATTIA: “Eh.”
SENSINI FABIO: “Allora vado così?”
S.E. FINZI MATTIA: “Vai così.”
[SENSINI interrompe la comunicazione]
S.E. FINZI MATTIA [tra
sé]: “Il piano B…forte, il piano B…”
Letto, confermato e
sottoscritto
L’UFFICIALE DI P.G.
M.o Osvaldo Spengler
(*) "Trattasi" - tanto per non cambiare stile, quello della Benemerita... - di ricostruzioni che sono frutto della mia fantasia di autore e commediografo. Qualsiasi riferimento a fatti o persone reali deve ritenersi puramente casuale. (Roberto Buffagni)
Il Maresciallo Osvaldo Spengler, nato a Guardiagrele (CH) il
29 maggio 1948 da famiglia di antiche origini sassoni (carbonai di Blankenburg
am Harz emigrati nelle foreste abruzzesi per sfuggire agli orrori della Guerra
dei Trent’anni), manifestò sin dall’infanzia intelletto vivace e carattere
riservato, forse un po’ rigido, chiuso, pessimista. Il padre, impiegato
postale, lo avviò agli studi ginnasiali, nella speranza che Osvaldo
conseguisse, primo della sua famiglia, la laurea di dottore in legge. Ma pur
frequentando con profitto il Liceo Classico di Chieti “Asinio Pollione”, al
conseguimento della maturità con il voto di 60/60, Osvaldo si rifiutò
recisamente di proseguire gli studi, e si arruolò invece, con delusione e
sgomento della famiglia, nell’Arma dei Carabinieri. Unica ragione da lui
addotta: “Non mi piace far chiacchiere .” (Com’è noto, il carabiniere è “uso a
obbedir tacendo”). Mise a frutto le sue doti di acuto osservatore dell’uomo in
alcune indagini rimaste celebri (una per tutte: l’arresto dell’inafferrabile
Pino Lenticchi, “il Bel Mitraglia”). Coinvolto nelle indagini su
“Tangentopoli”, perseguì con cocciutaggine una linea d’indagine personalissima
ed eterodossa che lo mise in contrasto con i magistrati inquirenti. Invitato a
chiedere il trasferimento ad altra mansione, sorprese i superiori proponendosi
per la sala ascolto della Procura di ***. Richiesto del perché, rispose
testualmente: “Almeno qui le chiacchiere le fanno gli altri.”