giovedì 31 marzo 2011

Il libro e la mostra della settimana: Il futuro nelle mani. Artieri domani , mostra aperta a Torino dal 17 marzo al 20 novembre 2011 presso le Officine Grandi Riparazioni - http://www.italia150.it/Officine-Grandi-Riparazioni/Il-futuro-nelle-mani - http://www.facebook.com/Ilfuturonellemani ; Il Futuro nelle mani. Artieri domani. Album rosso, a cura di Enzo Biffi Gentili, Comitato Italia Centocinquanta, pp. 100.





Unità d’Italia, perché non possiamo non dirci italiani; Artigianato, come manualità capace di andare oltre la routine dell’ arte borghese; e… Fascismo immenso e rosso, dunque rosso e nero. Ecco le tre note distintive de “Il futuro nelle mani. Artieri domani”. Mostra aperta lo scorso 17 marzo, in occasione delle celebrazioni del Centocinquant’anni, presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino. E curata da Enzo Biffi Gentili, direttore del MIAAO (Museo Internazionale delle Arti Applicate). Si dirà, ma gli antifascisti di ordinanza - poi a Torino… - non hanno protestato? No. Probabilmente perché hanno finalmente capito che quello di Biffi Gentili, come per il comune e compianto amico Giano Accame, è per l’appunto un fascismo solare e democratico mai lugubre e dittatoriale. Un fascismo però, che come il «rock bambino» di Ivano Fossati, era «soltanto un po’ latino/una musica che è speranza/una musica che è pazienza/E’ come un treno che è passato/con un carico di frutti/eravamo alla stazione, sì/ma dormivano tutti».
 A dirla tutta: un fascismo immaginario e politicamente inoffensivo… Come, per farla breve, se l’esperienza fascista si fosse sviluppata e conclusa, in modo solare tra piazza San Sepolcro e Fiume… E non fra le fosche nebbie di Salò.
 La mostra si sviluppa lungo tre sezioni espositive: Le nuove officine, « per documentare Laboratori, progetti e prodotti di architetti, artisti e artieri di chiara fama, ma soprattutto di giovani creativi e molti “emigrati e oriundi” che hanno illustrato questa tipica forma di “genio italiano” nel mondo, tra meccanica, motori e creazioni di effetti speciali, tra artefatti tradizionali e sperimentazioni musicali ». Il tunnel del treno fantasma, dove si valorizza il lavoro digitale come moderna espressione dell’artigianato. La galleria delle botteghe, spazio occupato a rotazione dall’ «eccellenza dell’eccellenza artigiana». Un percorso, quest’ultimo, che mette insieme bisogni culturali e patrimonio territoriale.
 Ma lasciamo la parola al pirotecnico uscocco post-fiumano Enzo Biffi Gentili. Il quale nella Prefazione all’agile veliero-catalogo della mostra (Album rosso, Comitato Italia 150), sciabola subito senza pietà: qui “ci si occupa di arti meccaniche non liberali”. Il che significa, continua il nostro prode, arrampicandosi sull’albero maestro con la rapidità di un gatto, che « l’intento è quello di dimostrare per “campioni” l’alto valore qualitativo estetico ed esistenziale di lavori ‘fatti ad arte’ e le loro positive prospettive creative, economiche e occupazionali» al fine di verificare la «teoria di un recente libro di grande successo del filosofo - e meccanico-americano - Matthew Crawford, su Il lavoro manuale come medicina dell’anima, uscito nel 2009 » .
 Una prospettiva, ricca di concretezza che in Biffi Gentili rinvia a Pound ai futuristi ma anche - crediamo - a William Morris: un mix di moderno e post-moderno, capace però di rilanciare l’idea di uno scintillante medioevo post-industriale, dai tempi di vita lenti e armoniosi , dove l’uomo, con il suo lavoro, possa finalmente tornare epocale misura di se stesso. Perché, a dire il vero, esiste anche una quarta nota o cifra della Mostra: quella del riciclo dei materiali. Una tecnica, decrescista per eccellenza, ma qui riproposta senza integralismi, che sembra vivificare i diversi contributi: da Paolo Gallerani, che riflette sulle macchine, a Lora Totino, che eccelle in splendidi collage di ruote e rotismi, E poi via via: Umberto Cavenago, magico assemblatore, Giancarlo de Astis, specialista nel costruire arredi utilizzando componenti di aerei rottamati, Alfonso Leoni, Danilo Melandri… Solo per citare alcuni maestri…
 Insomma, una Mostra all’insegna della tradizione vivente e della continuità tra manualità eterna e gusto moderno della scoperta. Insomma, uno “spettacolo” in movimento verso un post-moderno immenso e rosso. Anche perché, come conferma Biffi Gentili, all’ Album rosso seguirà un Album nero

Carlo Gambescia

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