sabato 19 marzo 2011

L’Italia è in guerra!




Quel che non viene detto - ma che è possibile leggere in tutti i manuali di diritto internazionale - è che l’istituzione di una zona area limitata è un atto di guerra. Quindi tecnicamente, visto che i caccia dell’alleato francese stanno sorvolando la Libia, e non importa su mandato chi, fosse pure il Padreterno, l’Italia, che l’ha condiviso (il mandato) e in guerra con l’ex alleato libico.
Una guerra che inizia, quasi per caso (visto che non si capisce quali siano gli interessi italiani) e che potrebbe non finire più... Perché, anche ammesso che Gheddafi venga, in qualche modo, destituito, la Libia, ancora divisa in tribù, rischia di trasformarsi, secondo alcuni specialisti della materia, in una nuova Somalia…
Alcuni sostengono, appoggiandosi a Machiavelli, che l’Italia non poteva tirarsi indietro. È la sciagurata logica mussoliniana del pugno di morti per sedersi al tavolo della pace. Con un differenza che la Francia nel 1940 era ridotta in cenere, la Libia invece non ancora.
Quanto a Machiavelli, va ricordato che il padre del pensiero politico moderno riteneva giusto per un Principe battersi, ma solo quando questi era sicuro di vincere un nemico ben visibile e perciò facile da individuare. Qui la vittoria è ancora da venire. Inoltre la Libia, ripetiamo, è una società invisibile, perché clanica e tribale.
Si può essere alleati degli Usa, come la Germania che è la nazione europea più filoamericana, senza per questo dover mandare giù tutto. E invece no. L’Italia, da destra a sinistra, vuole giocare alla guerra. E per giunta contro un ex alleato che, piaccia o meno, resta indispensabile dal punto di vista delle politiche energetiche e del controllo dei flussi migratori.
Tutto ciò significa veramente farsi del male da soli.


Carlo Gambescia

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