lunedì 16 febbraio 2009

Polemiche
Massimo D’Alema riscopre il socialismo


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Probabilmente la crisi della sinistra italiana sta toccando il suo punto più basso: la divisione regna sovrana, sia all’interno dell’area moderata (Pd), sia in quella radicale (da Rifondazione fino ai cespugli). Per non parlare della frattura sindacale in atto, con una Cgil che manifesta in proprio, certo coraggiosamente, ma sempre da sola. Infine se in Sardegna Soru dovesse perdere, Veltroni potrebbe non arrivare segretario alle europee (alcuni penseranno meglio così...).
In questo quadro politicamente compromesso spiccano le dichiarazioni bolognesi di D’Alema ( http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090215/pagina/01/pezzo/242280/ ). Il quale, tutto vispo, citando il titolo della copertina dell’ultimo numero di Newsweek edizione europea “Siamo tutti socialisti” ( http://www.newsweekeurope.com/magazine/), ha così commentato: “Senza un po’ di socialismo, di giustizia sociale e di riscoperta del ruolo delle politiche pubbliche, da questa crisi non si esce. E’ evidente che da una crisi come questa si esce con una visione diversa dello sviluppo”.
Che dire?
In primo luogo, che D’Alema ha improvvisamente riscoperto il socialismo, come quando dieci anni fa rimase fulminato sulla via del neo-liberismo ( e dell'atlantismo al fosforo, su Belgrado). E di qui a dieci anni probabilmente sarà pronto a tessere le lodi di qualche altro modello politico a scelta. Inattendibile.
In secondo luogo, che il suo candidato “socialista” alla segreteria Pd è Pierluigi Bersani, già Ministro dell’Industria e poi dello Sviluppo, sempre con Prodi. Il cui socialismo consisteva nella battaglia politica per la riduzione del cuneo fiscale, ovviamente a vantaggio delle imprese. Cosa di cui Bersani ancora si vanta. Penoso.
Ma perché D’Alema non si ritira a vita privata? 

Carlo  Gambescia

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