venerdì 6 febbraio 2009

La biopolitica di Berlusconi 
Dottori-poliziotti?




I medici potranno denunciare all'autorità giudiziaria gli immigrati clandestini (http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/politica/dl-sicurezza/dl-sicurezza/dl-sicurezza.html). Si tratta di una misura vergognosa e incivile, passata ieri al Senato, grazie a un emendamento della Lega al disegno di legge sulla sicurezza, che di fatto abolisce l'assistenza sanitaria per gli immigrati.
Vergognosa, perché costringe i medici a trasformarsi in poliziotti, come nei regimi totalitari del passato, dove esisteva la figura del medico iscritto al partito. Anzi, per essere più esatti, si vuole trasformare il medico in esecutore della "biopolitica berlusconiana" nei riguardi degli immigrati.
Incivile, perché costringe gli immigrati “non in regola” a tenersi alla larga dagli ospedali pubblici per evitare di essere denunciati. Obbligandoli a non curarsi, anche se vittime di gravi patologie, magari infettive. Con il pericolo, tra l’altro, del contagio . Spesso l’inciviltà è sinonimo di stupidità.
Il rispetto della dignità delle persone ( in questo caso medici e immigrati) è un dato sociale, prepolitico, che deve essere moralmente condiviso e difeso da e per tutti, inclusi gli immigrati clandestini: "persone sociali" prima che politiche, come tutti gli altri. Se invece si considera la dignità sociale delle persone merce di scambio politico, riducendola a fattore biopolitico (quale controllo politico dei corpi), come nel caso di questo provvedimento rivolto a controllare medici e immigrati, allora si corre in rischio di una pericolosa "biopoliticizzazione" della realtà sociale.

Il che significa che tutto può essere messo in discussione: dal diritto sociale a essere curati al dovere, altrettanto sociale, di curare in un "ambiente" moralmente "confortevole", prepolitico appunto. E che tutto può essere manipolato biopoliticamente per "migliorare" il controllo politico del sociale. Cosicché qualsiasi provvedimento diventa possibile, dal momento che quel che è sociale può essere di colpo dichiarato “per legge” antisociale, in nome di una visione esclusivamente biopolitica della realtà. Alcuni direbbero "securitaria".
Quel che stupisce - ma fino a un certo punto - è che ciò accada in una società che ama definirsi democratica e dunque fondata sul rispetto prepolitico della dignità sociale delle persone. Un bene, ripetiamo, che va moralmente condiviso da e per tutti
Consigliamo perciò ai medici l’obiezione di coscienza. Costi quel che costi.
Carlo Gambescia 

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