La biopolitica di Berlusconi
Dottori-poliziotti?
Vergognosa, perché costringe i medici a trasformarsi in poliziotti, come nei regimi totalitari del passato, dove esisteva la figura del medico iscritto al partito. Anzi, per essere più esatti, si vuole trasformare il medico in esecutore della "biopolitica berlusconiana" nei riguardi degli immigrati.
Incivile, perché costringe gli immigrati “non in regola” a tenersi alla larga dagli ospedali pubblici per evitare di essere denunciati. Obbligandoli a non curarsi, anche se vittime di gravi patologie, magari infettive. Con il pericolo, tra l’altro, del contagio . Spesso l’inciviltà è sinonimo di stupidità.
Il rispetto della dignità delle persone ( in questo caso medici e immigrati) è un dato sociale, prepolitico, che deve essere moralmente condiviso e difeso da e per tutti, inclusi gli immigrati clandestini: "persone sociali" prima che politiche, come tutti gli altri. Se invece si considera la dignità sociale delle persone merce di scambio politico, riducendola a fattore biopolitico (quale controllo politico dei corpi), come nel caso di questo provvedimento rivolto a controllare medici e immigrati, allora si corre in rischio di una pericolosa "biopoliticizzazione" della realtà sociale.
Il che significa che tutto può essere messo in
discussione: dal diritto sociale a essere curati al dovere, altrettanto
sociale, di curare in un "ambiente" moralmente
"confortevole", prepolitico appunto. E che tutto può essere
manipolato biopoliticamente per "migliorare" il controllo politico
del sociale. Cosicché qualsiasi provvedimento diventa possibile, dal momento
che quel che è sociale può essere di colpo dichiarato “per legge” antisociale,
in nome di una visione esclusivamente biopolitica della realtà. Alcuni
direbbero "securitaria".
Quel che stupisce - ma fino a un certo punto - è che ciò accada in una società
che ama definirsi democratica e dunque fondata sul rispetto prepolitico della
dignità sociale delle persone. Un bene, ripetiamo, che va moralmente condiviso da
e per tutti
Consigliamo perciò ai medici l’obiezione di coscienza. Costi quel che costi.
Consigliamo perciò ai medici l’obiezione di coscienza. Costi quel che costi.
Carlo Gambescia
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