Che AfD, l’ estrema destra, non abbia vinto è una buona notizia. Mentre la cattiva è che la Cdu-Csu, i democristiani, pur avendo vinto (primo partito), per governare hanno bisogno dei voti socialdemocratici (grandi sconfitti), nonché, per stare più tranquilli, dei verdi. Per la stessa ragione (voti insufficienti) sembra essere fuori gioco qualsiasi alleanza di sinistra inclusiva della Linke. Infine i liberali e gli ambigui socialisti nazionali di Sarah Wagenknecht non hanno superato la soglia del 5 per cento.
Comunque sia, AfD, che ha raddoppiato i voti (dal 10 al 20 per cento, la Cdu-Csu è al 29 per cento circa ), rischia di condizionare culturamente, un quadro politico che si è spostato molto a destra. In teoria, Cdu-Csu e Afd avrebbero i voti per governare insieme, escludendo così le sinistre. Ma, come sembra, la Cdu-Csu esclude giustamente qualsiasi collaborazione con l’estrema destra. Quindi potrebbe nascere un governo che veda insieme democristiani, socialdemocratici e forse verdi.
Il vero punto della questione resta l’impressionante sgretolamento, e non solo in Germania, delle forze che rappresentano la “normalità liberale”. Cioè, per essere ancora più chiari, siamo davanti a un nuovo quadro politico: da una parte le forze pro sistema (mercato, stato di diritto, parlamentarismo, welfare), in passato divise in moderati e progressisti, dall’altra quelle antisistema ( meno mercato, meno diritti, maggioritarismo, sciovinismo welfarista), intorno alle quali si raggruppa l’estrema destra dai trascorsi fascisti unitamente ad altre forze populiste e razziste.
Sembra si sia dimenticata, un poco ovunque, la pericolosità di un ritorno a un passato fatto di barriere nazionaliste.
Interessanti, anche per l’amaro sapore di déjà vu, certe dichiarazione da parte di politici e commentatori che ritengono qualsiasi risultato elettorale valido solo perché espressione del popolo.
Cosa che non
significa nulla, perché, come noto, Hitler andò al potere “anche” con il
voto dei tedeschi. Cioè esiste un voto sistemico che stabilizza e un
voto antisistemico che destabilizza, come anticipato, la normalità
liberale. Detto altrimenti: un voto per Giorgio Washington non equivale a un voto per Tamerlano.
Il principio della sovranità del popolo va temperato con il ricorso alla aurea regola che non si può concedere il libero voto a chi, una volta vinte le elezioni, lo sopprimerebbe. In Germania vige tuttora il controllo di costituzionalità sui partiti, che si basa sull’articolo 21, comma 2 della Costituzione, che stabilisce che un partito può essere dichiarato incostituzionale se persegue obiettivi che mirano a sovvertire o abolire l’ordine democratico liberale e mettono in pericolo l’esistenza stessa della Repubblica (*).
Nonostante ciò l’AfD è giunto a un passo dal potere. Qualcosa non ha funzionato. Anche a causa di una teoria psico-pedagogica della politica. O se si preferisce dell’ “adattamento”. Ci spieghiamo meglio.
Si sostiene, e non del tutto a torto, che l’esclusione di un partito dalla normale dinamica liberale sia sempre un grave errore perché lo si spinge su posizioni estreme. Di qui l’ idea di coinvolgerlo, nella dinamica istituzionale, per favorirne l’ “adattamento”, la “normalizzazione”.
Resta però il pericolo che il progetto inclusivo produca un effetto boomerang, nel senso di una omologazione al contrario. Si pensi al fenomeno populista che si è risolto nella “populistizzazione” culturale dei partiti non populisti e al rafforzamento come in Germania, Francia, Italia di partiti dalle radici ideologiche antisistemiche, dunque precedenti all’avvento dei populismi. Portatori di un danno “biologico” pregresso, per parlare difficile.
Per capirsi: la psico-pedagogia politica per conseguire il suo scopo (l’adattamento), deve lavorare, per così dire su soggetti predisposti (all’adattamento), cioè, in chiave politica, soggetti indenni, che non hanno patito danno ideologico, grave quanto un danno biologico.
Ciò significa, che sarebbe un grave errore includere AfD, che il danno biologico, per così dire, lo ha già subito, in schemi di governo. Al contrario, sebbene sia già tardi, si dovrebbe ragionare in termini di suo scioglimento.
Non così tardi come nel caso di Fratelli d’Italia. Perché, in effetti, per ragioni organizzative e di ordine pubblico, non si può sciogliere un partito che riceva più del 30 per cento dei voti. Ecco, magari va evitato, quando è sul nascere, che il male politico si diffonda. Serve però il bisturi del chirurgo.
La mancanza di fermezza liberale e un eccesso di psico-pedagogia politica, rendono le buone leggi, come quella tedesca del controllo di costituzionalità, perfettamente inutili.
Si pensi, altro esempio, al recente annullamento dei giudici costituzionali rumeni di un’elezione ( e delle procedure connesse) perché viziate da comprovate infiltrazioni straniere, nel caso specifico russe. Questi supremi magistrati sono stati ingiustamente criticati, come ci è capitato di leggere, perché colpevoli di un atto di servilismo verso il governo rumeno e l’Unione europea.
Cose da pazzi. La Russia cerca in tutti i modi, soprattutto illeciti , di spostare il quadro politico europeo su posizioni filorusse, e che si fa? Invece di sostenere i giudici, si risponde con erudite disquisizioni di galateo elettorale. Si difende un diritto di voto che una potenza straniera vuole invece strumentalizzare per favorire l’ascesa al potere di partiti fratelli, che una volta al potere, azzereranno proprio il diritto di voto.
Non si deve aver paura di opporsi a un “giochino” pseudo argomentativo, che risale all’Ottocento: quello dei reazionari, in genere proprietari terrieri, che teorizzavano, in privato ovviamente, da nostalgici dell’ Ancien régime, il diritto di voto contro il diritto di voto: un escamotage per andare al potere o comunque entrare in parlamento per recuperare i propri privilegi.
Concludendo, qual è la lezione tedesca? Di una Germania che arranca?
A brigante brigante e mezzo. Solo così potremo salvare la democrazia liberale.
Carlo Gambescia
(*) Chi desideri approfondire l'argomento veda pure qui: https://gspi.unipr.it/sites/gspi/files/allegatiparagrafo/22-12-2015/fede_lo_scioglimento_dei_partiti_antisistema_in_unottica .
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