lunedì 19 agosto 2013

I sessant’anni di Nanni Moretti
Il moralista  che ci meritiamo


Nanni Moretti  oggi compie sessant'anni.  Auguri.
In che modo parlarne? Innanzitutto,  le celebrazioni  vanno  lasciate alle  penne al  glucosio della stampa adorante.  Del resto  riteniamo  inutile   discutere   del regista, dell’attore, del produttore dal punto di vista tecnico:  chi scrive non ha competenze specifiche.   Tuttavia,  da poveri  spettatori (paganti) della domenica, potremmo definirlo  -  "a pelle" -  regista  prevedibile e attore mediocre.  Di produzione poi,  ne sappiamo perfino meno:   anche se - come dicono -  sembra  sia bravo, soprattutto nel tagliare i costi e captare finanziamenti.  Resta invece  molto più interessante  parlare del Nanni Moretti moralista,  come ama definirlo, nel bene e nel male,  una critica comunque ai fumi di incenso.  
Piccola premessa.  Ai moralisti classici e moderni  -  stando a due antologie  canoniche  - appartengono Machiavelli, Guicciardini,  Montaigne, Descartes, Pascal,  Mann, Croce, Eliot, Valéry.  Pesi massimi,  in larga misura al di sopra delle parti,  tesi a cogliere il lato universale  della condizione umana. E mai il particolare. Detto altrimenti:   l'uomo,  non l'ideologia.  Insomma, che relazione può esserci tra Nanni Moretti, un attore-regista manettaro e Benedetto Croce, il filosofo della libertà?  Tra  un vespista nutellomane e il profetico Thomas Stearns Eliot? Tra lo  sdoganatore di Caterina Caselli e il raffinatissimo    Thomas Mann?   
Nessuna. Evidentemente, dalla pubblicazione delle celebri  raccolte curate da Macchia, Zolla e Moravia,   si sono abbassati gli standard etici.  E di molto. Oggi   viviamo in un mondo dove  la parola moralista  non ha più alcun significato: un  "titolo", come quello di dottore, che  non  si nega più a nessuno; neppure a un cinematografaro di sinistra.

Ecco: di sinistra. La nuance ideologica spiega tante cose.  Parliamo di un  preciso riflesso culturale egemonico,  non solo italiano: riservare il titolo onorifico di moralista a chiunque  professi idee progressiste. E perciò di sinistra.  Idee di parte ( ilparticolare di cui sopra...),  visto che, almeno su questa terra, nessuno ha il monopolio della verità. Inoltre  in Italia  da circa vent'anni per essere laureati  moralisti,  oltre ai giovanili trascorsi di sinistra, occorre possedere l’attestato di benemerito anti-berlusconiano. Come dire:  il particolare del particolare... Altro che ricerca dell'essenza etica dell' uomo.
Concludendo, Moretti è proprio il moralista che ci meritiamo.  Il suo è  un moralismo compiaciuto, rigorosamente di parte,  che naviga a vista tra autobiografia politica, narcisismo generazionale e manicheismo ideologico.  Perfettamente  in  linea con quel  che oggi  passa  il convento della strabica etica  del mordi,  fuggi  e, quando conviene, ammanetta...      

Carlo Gambescia                

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