I sessant’anni di
Nanni Moretti
Il moralista che
ci meritiamo
Nanni Moretti oggi compie
sessant'anni. Auguri.
In che modo parlarne? Innanzitutto, le celebrazioni vanno lasciate alle penne al glucosio della stampa adorante. Del resto riteniamo inutile discutere del regista, dell’attore, del produttore dal punto di vista tecnico: chi scrive non ha competenze specifiche. Tuttavia, da poveri spettatori (paganti) della domenica, potremmo definirlo - "a pelle" - regista prevedibile e attore mediocre. Di produzione poi, ne sappiamo perfino meno: anche se - come dicono - sembra sia bravo, soprattutto nel tagliare i costi e captare finanziamenti. Resta invece molto più interessante parlare del Nanni Moretti moralista, come ama definirlo, nel bene e nel male, una critica comunque ai fumi di incenso.
In che modo parlarne? Innanzitutto, le celebrazioni vanno lasciate alle penne al glucosio della stampa adorante. Del resto riteniamo inutile discutere del regista, dell’attore, del produttore dal punto di vista tecnico: chi scrive non ha competenze specifiche. Tuttavia, da poveri spettatori (paganti) della domenica, potremmo definirlo - "a pelle" - regista prevedibile e attore mediocre. Di produzione poi, ne sappiamo perfino meno: anche se - come dicono - sembra sia bravo, soprattutto nel tagliare i costi e captare finanziamenti. Resta invece molto più interessante parlare del Nanni Moretti moralista, come ama definirlo, nel bene e nel male, una critica comunque ai fumi di incenso.
Piccola premessa.
Ai moralisti classici e moderni - stando a due
antologie canoniche - appartengono Machiavelli, Guicciardini,
Montaigne, Descartes, Pascal, Mann, Croce, Eliot, Valéry. Pesi
massimi, in larga misura al di sopra delle parti, tesi a cogliere
il lato universale della condizione umana. E
mai il particolare. Detto
altrimenti: l'uomo, non l'ideologia. Insomma, che relazione
può esserci tra Nanni Moretti, un attore-regista manettaro e Benedetto Croce,
il filosofo della libertà? Tra un vespista nutellomane e il
profetico Thomas Stearns Eliot? Tra lo sdoganatore di Caterina Caselli e
il raffinatissimo Thomas Mann?
Nessuna.
Evidentemente, dalla pubblicazione delle celebri raccolte curate da
Macchia, Zolla e Moravia, si sono abbassati gli standard etici. E
di molto. Oggi viviamo in un mondo dove la parola moralista
non ha più alcun significato: un "titolo", come quello di
dottore, che non si nega più a nessuno; neppure a un cinematografaro
di sinistra.
Ecco: di sinistra.
La nuance ideologica spiega tante cose.
Parliamo di un preciso riflesso culturale egemonico, non solo
italiano: riservare il titolo onorifico di moralista a chiunque professi
idee progressiste. E perciò di sinistra. Idee di parte ( ilparticolare di cui sopra...), visto che,
almeno su questa terra, nessuno ha il monopolio della verità. Inoltre in
Italia da circa vent'anni per essere laureati moralisti,
oltre ai giovanili trascorsi di sinistra, occorre possedere l’attestato
di benemerito anti-berlusconiano. Come dire: il particolare del particolare...
Altro che ricerca dell'essenza etica dell' uomo.
Concludendo, Moretti è proprio il moralista che ci meritiamo. Il suo è un moralismo compiaciuto, rigorosamente di parte, che naviga a vista tra autobiografia politica, narcisismo generazionale e manicheismo ideologico. Perfettamente in linea con quel che oggi passa il convento della strabica etica del mordi, fuggi e, quando conviene, ammanetta...
Concludendo, Moretti è proprio il moralista che ci meritiamo. Il suo è un moralismo compiaciuto, rigorosamente di parte, che naviga a vista tra autobiografia politica, narcisismo generazionale e manicheismo ideologico. Perfettamente in linea con quel che oggi passa il convento della strabica etica del mordi, fuggi e, quando conviene, ammanetta...
Carlo Gambescia
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