venerdì 21 dicembre 2012






Prove tecniche di apo-calisse...   


di Carlo Pompei

Ci siamo: l’appuntamento con la fine profetizzata dalla oramai famosa tavola circolare scolpita dagli “sciamani” Maya è giunto. A rinforzare la tesi c’è la notizia di un ulteriore ritrovamento che confermerebbe la data dell’apocalisse (http://astronews.myblog.it/archive/2011/11/27/apocalisse-2012-scoperta-una-seconda-tavoletta-maya.html ). In realtà la scoperta è datata 2011, ma soltanto in questi giorni, dopo le indagini del caso (?!?) ne è stata data informazione.
Il Vaticano, con varie dichiarazioni a nome dei portavoce più autorevoli (a detta della Santa Sede), si è affrettato a smentire le voci e a spiegare che apo-calisse non significa fine, ma nuovo inizio (più precisamente disvelamento). Togliere un velo su ciò che è nascosto, quindi. Ci chiediamo al proposito se il pittore Francisco Goya intendesse anche lui dirci qualcosa dipingendo la celeberrima “Maya desnuda”…
Ma leggiamo una nota pubblicata da “Il Messaggero” il 12/12/12: “Più ironica la posizione del vescovo cileno, monsignor Bernardo Bastres Florence, che di fronte al panico che corre sul web di chi crede di essere sull’orlo di una tragedia planetaria coincidente con la fine del calendario Maya, si è fatto portavoce di una richiesta singolare lanciando un appello: chi ha paura e teme la fine del mondo consegni i beni alla Chiesa cattolica. Il prelato ha spiegato all’agenzia Fides che «se molti credono che il mondo finirà il 21 dicembre, noi, come Chiesa, non abbiamo alcun problema se la gente ci vuole intestare i propri beni e lasciare le proprietà»”.
L’unica cosa certa, quindi, è che l’IMU sarà abolita o che, comunque, non interesserà mai le proprietà immobiliari della Chiesa.
Altri attribuiscono significati alla lettera Y contenuta nel nome Maya, proviamo ad interpretarli.
In matematica la Y rappresenta la seconda incognita dopo quella più rassicurante rappresentata dalla X. Più rassicurante perché  una croce raffigura un punto di arrivo, al massimo un crocevia dove le due direzioni tendono ad essere confermate. Inoltre è il simbolo della crocifissione cristiana e veniva utilizzato per tracciare la pianta della costruzione delle chiese antiche. La Y, invece, indica una confluenza o una separazione o allontanamento (di nuovo apo, dal greco), a seconda del senso di lettura. È interessante  a proposito di crocifissione analizzare un altro dipinto del Goya. Nella sua interpretazione del Cristo sulla croce ( a sinistra nella foto) , il pittore spagnolo lo dipinge non sospeso, ma appoggiato su di un ceppo: il corpo e le braccia, quasi rilassate, disegnano una Y e sembrano chiedere qualcosa al cielo. Pochi altri lo hanno dipinto in tale posizione, Diego Velasquez ad esempio ( a destra nella foto), ma il suo Cristo è morto, non guarda in alto come quello del Goya.
Siamo veramente di fronte ad un bivio rappresentato graficamente dalla Y di Maya (ma anche di Goya)?





Purtroppo non lo sapremo fintanto che i fatti non avverranno: non è possibile fare una comparazione attendibile delle due tavole dei Maya come avvenne per la decifrazione contestuale della stele di Rosetta. Siamo nella stessa situazione - . se ci si passa la battuta - dello studente che, interrogato a proposito dell’utilità di quest’ultima, disse: “Finché non trovano anche la mortadella non si può fare niente…”.
Almeno speriamo che non torni Prodi: quella sì che sarebbe la fine…

Carlo Pompei


Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry level”.

Nessun commento:

Posta un commento