Si sospettavano alcuni cambiamenti di postura nella politica estera trumpiana, ma non in tempi così rapidi e dai contenuti così corrosivi
In meno di un mese per gli Stati Uniti, il nemico, la Russia, è divenuto amico, e l’amico, l’Ucraina, nemico. Trump ha dichiarato Kiev stato aggressore, si immagini il tripudio di Mosca, pretendendo che i tradizionali alleati, l’Europa in primis, si allineino, senza battere ciglio. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Soltanto che per ragioni di orgoglio e di storia l'Europa non può piegarsi dinanzi a un politico paranoide.
Però a questo punto la vera domanda che ogni serio ricercatore deve porsi è quanto può durare, come idea e come pratica, un Occidente euro-americano privo di un alleato fondamentale come gli Stati Uniti. Insomma l’Europa può fare a meno degli Stati Uniti?
Si dirà, che le nostre preoccupazioni sono assurde, perché gli Stati Uniti sono tuttora una democrazia, un paese in cui si vota liberamente e regolarmente, e che perciò tra quattro anni gli elettori potrebbero mandare a casa Trump. Che tra l’altro, come notava ieri un lettore ha settantotto anni. Non è un ragazzino...
Insomma la “normalità” liberale” risucchierebbe, senza alcun problema digestivo, la svolta illiberale del magnate newyorkese. Di conseguenza con un presidente democratico o repubblicano vecchio stile, gli Stati Uniti tornerebbero ad essere quella certezza liberale, dai particolari contenuti economici e militari. Contenuti ( libertà di mercato, stato di diritto, Nato) che hanno motivato, più che adeguatamente, il Mondo Libero dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Diciamo che si tratta di un’ipotesi onesta che tuttavia non coglie un fatto fondamentale: che per la prima volta dalla vittoria del 1945 il mondo si trova davanti un autentico eversore dell’ordine liberale. In Trump, come scrivevamo ieri (*), sembra prevalere un approccio alla politica più vicino a quello di Hitler che di Churchill.
Pertanto recuperare Trump alla democrazia liberal-democratica non è cosa facile né sicura. Alla stessa stregua di quel mondo, popolato di estremisti, che interagisce con lui, a livello di collaboratori, finanziatori, elettori.
Ma vediamo meglio: abbandonare Trump al suo destino che signfica? Cosa comporta per l’Europa?
Scorgiamo tre strade.
1) L’Europa può fare finta di nulla. In fondo c’è un importante precedente: quello della repressione sovietica dei moti ungheresi nel 1956. I russi reprimevano e massacravano e gli europei fischiettavano” Pippo non lo sa”, girandosi dall'altra parte.
2) L’Europa può rilanciare una specie di politica del tira e molla, alternare dinieghi e atti, mostrandosi ora arrendevole ora intransigente Una politica che però prolunga solo l’agonia di Kiev. E che in questo modo salva il faccione di Mamma Europa. Che invece meriterebbe di essere presa a schiaffi.
3) L’Europa può impegnarsi, ma in proprio, fornendo all’ Ucrania tutto ciò che può servire per respingere i russi: armi, truppe, intelligence. L’Europa, Nato o meno, si sostituirebbe agli Stati Uniti.
Che fare? Quale strada scegliere? L’Europa al momento è sfiancata dalla ricerca, che dura almeno da un decennio, di un doppio equilibrio esterno, tra potenze, e interno, tra stati. Far combaciare i lembi di questo duplice contrasto non è cosa facile. Anche perché, culturalmente parlando, l’Europa nel suo insieme sembra essere sempre più vittima dell’ipnosi pacifista. Detto altrimenti: non riesce più a pensare la guerra (**).
Inoltre, le cose rischiano di farsi ancora più complicate a causa del pericolo – incombente – che non pochi stati europei cadano nelle mani di una destra che non ha mai veramente fatto i conti con il fascismo e che in alcuni casi è finanziata addirittura dalla Russia.
Il problema è che questa Europa, divisa e disastrata non può fare a meno degli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti possono fare a meno dell’Europa. Il che spiega la linea dura di Trump. Che ritiene di detenere il coltello dalla parte del manico.
Riassumendo, l’Europa, senza Stati Uniti ha tre possibilità, l’indifferenza, il tira e molla, lo sforzo militare.
L’indifferenza e il tira e molla sono le due facce della medaglia celebrativa delle fine dell’ Occidente. Mentre l’intensificazione dello sforzo militare guarda in prospettiva al recupero di un’Europa egemone capace però di tornare a dialogare con una America dopo Trump. Bonificata insomma. Per alcuni osservatori, considerate le caratteristiche strutturali del fenomeno Trump (populismo, fascismo, mazionalismo) si tratterebbe però di un’utopia.
Sul punto esiste un altro problema: l’intensificazione dello sforzo militare richiede tempo e scelte strutturali. Per sostituire, al minimo sindacale, il partner americano potrebbe non bastare un lustro. Mentre Kiev ha necessità di aiuti immediati e soprattutto che non si interrompa il flusso.
Come si può intuire sul piano delle scelte concrete non esiste la soluzione miracolosa perché indifferenza e tirare a campare favoriscono l’egemonia russa sull’Europa. Per contro, lo sforzo militare implica un enorme e costoso riorientamento organizzativo e industriale.
Ovviamente, per chiunque condivida i valori liberali, la sfera europea della tradizione occidentale va difesa a ogni costo. Per contro, per le masse, in larga parte prive di sentimenti liberali, è la pace che va difesa a ogni costo. Pertanto il rischio è che la gente comune non comprenda, e che perciò l’ élite liberale resti prima inascoltata, poi isolata, infine condannata alla sconfitta totale.
Per capirsi, affiancare l’Ucraina in questo momento, assume lo stesso valore eroico e rischioso della carica della cavalleria italiana di Isbuchenskij, 23 agosto 1942. Allora, pur riportando notevoli perdite, gli italiani ebbero la meglio sul nemico russo. Ci auguriamo perciò che Macron, Starmer, eccetera, sappiano bene ciò che fanno. Perché 30 mila soldati francesi in Ucraina sono una goccia nel mare. Pertanto o si fanno le cose come vanno fatte o meglio restare a casa, evitando coinvolgimenti tira e molla. Infine per Giorgia Meloni, appollaiata sulla spalla destra di Trump il problema non sussiste.
Insomma, qualcosa si muove, non tutto è perduto, però ci vuole coraggio e intelligenza degli eventi. Altri, più bravi di noi, come l’amico professor Molina, la chiamano immaginazione del disastro.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/ .
(**) Approfondiamo il concetto qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/02/loccidente-e-lincapacita-di-pensare-la.html