martedì 28 luglio 2015

Un articolo di Umberto Curi su “La Lettura
Nichilismo prêt-à-porter




Domenica abbiamo comprato “La lettura”. Che dire? Una elegante rassegna di ovvietà  culturali, confezionata per coloro che si mettono in fila davanti ai cinema dove proiettano i  film di Nanni Moretti, per poi spostarsi,  davanti agli ingressi del Festival della Filosofia di Modena o di quelli dell’Economia di Trento, e così via. Un  gaio e dotto nichilismo prêt-à-porter.  Perciò non si tratta di relativismo. Magari lo fosse: perché il relativismo taglia non infiora.  Semplificando:  insegna  che se vuoi essere bianco (mettiamo) ti devi comportare così e così; se vuoi essere giallo, invece così e così; se vuoi essere rosso, eccetera, eccetera.  Ma che - ecco la lezione, anzi il taglio netto -   non puoi essere bianco,  giallo, rosso  al tempo stesso. Chiaro no?
E invece  su “La Lettura”, sempre semplificando,  si insegna  l’esatto contrario: che il giallo può essere  rosso, bianco, eccetera. Insomma  si decostruisce,  a partire dal concetto aristotelico di identità: il nemico numero uno  di tutti i romanticismi filosofici.
Un esempio?  Si prenda l’articolo di Umberto Curi, gran maestro  di antilogie (postmodernamente intese, quindi decostruzioniste).  Già il titolo è tutto un programma: “Non sempre il naufragio è un sinonimo di fallimento” (p. 9).  Partendo da una sentenza attribuita a Zenone di Cizio (“Naufragium feci, bene navigavi”), si argomenta  -  riducendo il ragionamento al  suo osso filosofico -  che il  naufragare non va inteso in senso hegeliano (della pedagogia  dialettica del naufragio,dalla quale si  può imparare via  sintesi), né in chiave erasmiana (dell’ammaestramento, dal  naufragio per imparare a navigare meglio), ma, secondo una linea di pensiero  - e ti pareva… -  che va da Nietzsche a Blumenberg,   come “pieno compimento”, perché “dolce è il naufragio stesso”.
Ora, un naufragio è un naufragio ( basterebbe chiedere ai congiunti dei poveretti a bordo dei barconi  affondati nel  Mediterraneo)… E va evitato, a ogni costo. Di qui  l’importanza della lezione aristotelica: A è uguale ad A e diverso da B, con tutto quel che ne consegue: un naufragio è un naufragio, e quindi, ripetiamo, va evitato, di qui la bravura del timoniere eccetera ( tesi respinta da Curi).  Ma si sa i  filosofi -  e pertanto anche Curi -  amano lavorare di cesello  su  metafore e simboli.  Però,  ecco il punto, qui si tesse l’elogio di chi vuole andare a fondo, perché  “dolce è il naufragio stesso”… ( la linea sottesa è Leopardi-Schopenhauer-Nietzsche, il sottile "veleno" di Colli e Calasso). Non è relativismo è nichilismo.  Andare a fondo per il gusto di andare a fondo: amare il nulla, per il gusto di abbracciare il nulla. 
E con questo tipo di approccio,  ormai veicolato e apprezzato  a livello di cultura media,  l’Italia  (ma anche l’Europa e l’Occidente, perché la traiettoria nichilista è a lunga gittata) dovrebbe affrontare le prossime sfide politiche, economiche e forse militari?  Poveri noi.  
Carlo Gambescia      

          

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